Nanni Balestrini: Blackout e altro

Nell’anno 2009 Nanni Balestrini ripropone Blackout, (ed. DeriveApprodi) un testo scritto trent’anni fa che ha fissato in una data, il 7 aprile 1979 – come lo stesso Balestrini spiega nella nota d’introduzione – ‘il culmine della violenta repressione che ha colpito e messo fine alla grande ondata rivoluzionaria degli anni Settanta’. 

Balestrini nel titolo Blackout riprende il nome dell’inchiesta giudiziaria nella quale era stato coinvolto assieme a numerosi esponenti di Potere operaio e di Autonomia operaia, con l’accusa di associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello stato, e di aver preso parte al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro. Accuse tutte cadute nel corso del processo che si e` svolto cinque anni dopo.

Balestrini, che riusci` a evitare l’arresto rifugiandosi in Francia, con Blackout aveva voulto testimoniare – come egli stesso scrive nella nota introduttiva – ‘gli anni tumultuosi e la fine violenta di uno straordinario periodo vissuto con passione e angoscia. E insieme, significativamente, la scomparsa di Demetrio Stratos, che con la sua voce e la musica degli Area era stata la colonna sonora del movimento.’

 

43.

sugli spalti si accendono migliaia di fiammelle

tutti ti guardano tutti guardano tutti

la sua musica la sentivamo come nostra una rottura delle regole del gioco

ma forse si rompeva gia` prima all’interno di ciascuno

la sua voce irriducibile come la tua alla rassegnazione per tutto cio` che di disumano ti circonda

passando tra i corpi inquieti percorrendo quasi di corsa tutto lo spazio tornando indietro

se una nuova vocalita` puo` esistere deve essere vissuta da tutti e non da uno solo

con tanta rabbia

dentro di me sale la rabbia sorda che mi hai svegliato tu un mondo che non ho

alzandomi in piedi mi raggiungevano folate di vento e di musica che sembravano arrivare direttamente dal centro del cielo

noi inadeguati senza armi senza trappole con le candeline accese

ora si sta avvicinando un gran temporale lampi all’orizzonte sul mare e sulla linea del bosco

(da: Blackout e altro, di Nanni Balestrini, Ed. DeriveApprodi, 2009)

 

In questa nuova edizione Nanni Balestrini ha voluto far precedere Blackout da un suo testo intitolato Vivere a Milano, scritto nel 1975 per un libro di immagini di Aldo Bonasia.

Il libro si conclude con Ipocalisse una serie di testi composti da Balestrini negli anni in cui visse fuori dall’Italia.

(di Luigia Sorrentino)

 

“Scontratevi con la violenza delle sue frasi, la stessa che contrassegna il nostro stile di vita, la società in cui viviamo, la storia che ogni giorno ci circonda, dal fatto più insignificante al grande evento. A trent’anni dalla loro prima pubblicazione, Blackout e gli altri testi contenuti in questo libro (Vivere a Milano e Ipocalisse) si confermano fra i momenti più intensi della letteratura italiana. Balestrini prosegue un percorso che pone sullo stesso piano scrittura e azione politica e si inoltra con consapevole determinazione nella descrizione di una società in via di rapida e sofferta trasformazione. Con grande forza poetica ne addita il grande costo umano pagato in termini di alienazione, distruzione e morte. Una visione forse estrema, ma che ci restituisce il senso di un’epoca, oggi apparentemente cancellata, in cui felicità e libertà sembravano vissute.”
(dalla Postfazione a Blackout e altro di Giampaolo Renello) 

 

“Differentemente dall’epica tradizionale, che canta il racconto delle Origini in toni favolosi proprio perché l’aedo si pone a grande distanza dagli avvenimenti, questa di Balestrini è un’epica che si scrive “in diretta”; e prende allora, piuttosto, i toni della cronaca. Proprio le cronache degli avvenimenti vengono ritagliate, montate con altri materiali e (convenzionalmente) versificate. Questa struttura, tendenzialmente aleatoria (si ricordano gli esperimenti di poesia al computer degli anni Sessanta), raggiunge un massimo di rigore in quello che appare, al lettore “postumo” di quella stagione, un autentico capolavoro – certo uno degli esiti più compiuti di Balestrini, nonché di tutta la poesia degli anni Settanta: il quadripartito poemetto Blackout. Il risultato è un concentrato assolutamente espressivo, al quale la sofisticata complessità dei rimandi culturali e l’implacabile rigore compositivo – che può per certi versi ricordare quello, a base matematica e aleatoria, della sestina lirica medievale – non tolgono un grammo di urgenza emotiva ed efficacia icastica. Anzi.”
(di Andrea Cortellessa)

 

“Tra i Novissimi la posizione di Nanni Balestrini e` stata quella piu` radicalmente aperta ad ogni tipo di sperimentazione. Negli anni Sessanta compie esperimenti di poesia visiva, di poesia su nastro, di poesia elettronica, di poesia virtuale. Nel 1963, all’uscita di Come si agisce, ottiene anche un premio per ‘il libro piu` sperimentale dell’anno’, ed e` con Alfredo Giuliani il curatore dell’antologia Gruppo 63. […]

“I suoi testi d’esordio appaiono in qualche modo piu` ‘normali’, moderatamente sperimentali, variamente leggibili. La precoce abilita’ dell’autore e` sorprendente, il suo ‘uso’ del linguaggio e la sua intenzione di renderlo (o fingerlo) oggettivo, mostrano in sostanza un equilibrio interno molto accorto e una naturale destrezza di artefice.” […]In Ma noi facciamone un`altra (1968) il procedimento sperimentale tende a estrenizzazarsi (come accade in genere a tutta la neoavanguardia, dopo essersi ufficialente costituita in gruppo), la macchina si rende ulteriormente autonoma, il testo presenta composizioni materiche ma e` disarticolato da sconnessioni violente, da una fuga costante dai percorsi normali (o anche poetici) della comunicazione, il propgetto guida e` presente in superficie”. […]

“A meta’ degli anni Settanta, con Le ballate della signorina Richmond (1977) – che saranno poi seguite da Il ritorno della signorina Richmond (1989) – la superficie del testo assume un andamento decisamente chiaro, descrittivo, e una leggerezza e leggiadria estrosa di movimenti nei quali si riconoscono le qualita` orginarie, la mano di Balestrini, ma anche una lontananza dal lavoro del tempo d’avanguardia che era stato riassunto nel volume Poesie pratiche 1954-1969 uscito nel ’76.” […]

“Il personaggio (ndr. della signorina Richmond) e` quello di una bellissima Donna-Uccello, ma e` un personaggio allegorico, e, come ha scritto Antonio Porta, ‘e` l’allegoria della Rivoluzione’, nome altrimenti impronunciabile, che Balestrini recupera aggirando l’ostacolo con un’immagine’. In modo diretto, e dunque senza allegorie, con una ‘prosa’ scandita da una musicalita` percussiva, con momenti tra Rock e urlo Ginsbergiano, Balestrini tratta delle trasformazioni politiche e sociali, dell’idea del ’68, nel buio di una stretta tra terrorismo e repressione, nel poemetto – opuscolo – ‘Blackout 1980’ scritto ‘per i compagni perseguitati’. Con Ipocalisse (1986) incontriamo un Balestrini piu` ‘letterario’, autore di quarantanove componimenti che definisce ‘sonetti’ (sono infatti tutti di quattordici versi, o meglio versicoli, senza scansioni stofiche), filiformi e sospesi nel loro procedere, internamente di continuo spezzati, ancora nell’impossibilita` di dare corpo a una plausibile continuita` di senso. […]

(di Maurizio Cucchi)

Dall’antologia ‘Poeti italiani del secondo Novecento’, a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, Oscar classici moderni Mondadori , 2004, volume primo. 

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