Vesna Parun, tra lacrime e desiderio

La scrittrice croata Vesna Parun, considerata una delle maggiori poetesse dell’ex Jugoslavia, è morta oggi in una clinica di Stubicke Toplice, nel nord della Croazia, all’eta’ di 88 anni.

Nata nel 1922 a Zlarin, una piccola isola della Dalmazia, vicino a Sibenik, Vesna Parun fu costretta a interrompere l’Università a Zagabria per via della guerra. Nel 1941 si schierò con i partigiani di Tito e abbandonò definitivamente gli studi per la scrittura. I suoi “Tre canti per la Repubblica”, apparsi nel 1945,
resero Parun immediatamente celebre nella neonata Jugoslavia comunista. Alla prima raccolta poetica, “Albe e tempeste” (1947), sono seguiti una trentina di altri testi poetici, opere per bambini ed opere teatrali. Tradotta in molte lingue, nel 1995 Vesna Parun è stata candidata al Premio Nobel per la letteratura.

La decana della poesia serbo-croata è stata tradotta per la prima volta in lingua italiana nel 1998 da Jacqueline Spaccini dell’Università della Sorbona di Parigi, curatrice di “Nè sogno, nè cigno”, pubblicato dalle edizioni Spring. Il libro, che riporta la prefazione dello scrittore Predrag Matvejevic, offre una poesia-documento di violenze e di guerra in un paese amato, ma al tempo stesso da rifuggire, alla ricerca di un luogo più illuminato dal sole. E’ il messaggio storico-politico di una poetessa inquieta che ha prediletto vivere ai margini della civiltà, indecisa tra lacrime e desiderio.

Giorgio Bassani

Dieci anni fa, il 13 aprile del 2000, moriva Giorgio Bassani. Per chiudere le celebrazioni, la Fondazione Camillo Caetani ha deciso di commemorarne la figura. attraverso la sua particolare attività di critico letterario, di editore e di redattore di riviste, con due giornate di studi, 28 e 29 ottobre, che si terranno nella sua sede di via Botteghe Oscure a Roma.

Nel pomeriggio di giovedì 28, Gian Carlo Ferretti, Stefano Guerriero e Giulia Iannuzzi discuteranno dell’esperienza di Bassani presso Feltrinelli, e della sua collana di letteratura (in cui, tra l’altro, ebbe il merito di pubblicare ‘Il gattopardo’), attraverso la quale lo scrittore ferrarese tentò un rinnovamento del panorama letterario italiano.

Molto attiva, e se ne parlerà la mattina del 29, è stata anche la collaborazione di Bassani con le riviste letterarie: sin dagli anni trenta, quando fu redattore del ‘Corriere Padano’ (ne renderà conto Cristiano Spila), e quaranta, quando partecipò ad ‘Aretusa’ e altri periodici napoletani (Domenico Scarpa), e poi più tardi, nel secondo dopoguerra, quando diresse insieme a Marguerite Caetani ‘Botteghe Oscure’ (Massimiliano Tortora), e prese parte a ‘Paragone’ di Longhi (Paola Italia).

Il venerdì pomeriggio concluderanno i lavori del convegno Antonello Perli, Francesco Bausi e Alessio Milani, che indagheranno la figura di Bassani critico, e le sue interpretazioni della letteratura italiana ed europea.

Nato a Bologna nel 1916, Bassani trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Ferrara e nonostante le leggi razziali si laureò nel 1939 con una tesi su Niccolò Tommaseo all’Università di Bologna. Le sue prime opere uscirono sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi. Trasferitosi a Roma, fu attivo nella Resistenza, e poi, oltre alla sua attività editoriale e nelle riviste, fu sceneggiatore di film e, tra l’altro, vicepresidente della Rai negli anni Cinquanta.

Dopo alcune raccolte di versi (‘In rima e senza’ raccoglie nel 1982 tutte le sue poesie) e la pubblicazione in un unico volume delle ‘Cinque storie ferraresi’ nel 1956 con cui vinse il Premio Strega, Bassani raggiunse il grande successo di pubblicò con ‘Il giardino dei Finzi Contini’ del 1962, che nel 1970 avrà una fortunata trasposizione cinematografica firmata da De Sica.

Le principali opere successive dello scrittore, sviluppate tutte intorno al grande tema geografico-sentimentale di Ferrara, sono ‘Dietro la porta’ (1964); ‘L’Airone’ (1968); ‘L’odore del fieno’ (1973), riunite nel 1974 in un unico volume, insieme con il romanzo breve ‘Gli occhiali d’oro’, (1958), dall’emblematico titolo ‘Il romanzo di Ferrara’.

Emanuele Trevi, ‘Il libro della gioia perpetua’

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“Ho coltivato da sempre, sin dall’infanzia due immensi poteri: il potere di mentire e il potere di assentarmi”. Emanuele Trevi

                                  Il Libro della gioia perpetua di Emanuele Trevi (Rizzoli, 2010) euro 19,50
                                                            Premio Napoli 2010    www.premionapoli.it

C’era una volta il favoloso mondo di Lossiniere, un paese dove non suonano i telefoni e si viaggia in carrozza. Napoli, invece, è un inferno vero di traffico e spazzatura. Uno scrittore, appena arrivato da Roma, scopre che l’evento a cui doveva partecipare è stato annullato all’ultimo minuto. Il viaggio, in apparenza inutile, gli fa conoscere una enigmatica maestra e lo porta all’incontro fortuito con un manoscritto ambientato nel paese di Lossiniere, Il libro di Clara e Riki, e con il mistero della sua autrice: una bambina di otto anni. Nel Libro regnano la calma interiore, la concentrazione imperturbabile, la forza d’animo necessaria a essere nient’altro che se stessi. Bambini simili a dèi, Clara e Riki sembrano conoscere il segreto della gioia perpetua. Il sovrano istinto dell’attimo libera infatti la loro esistenza dall’obbligo di significare qualcosa agli occhi del prossimo. Ma qual è il potere di queste pagine capaci di riscuotere il protagonista dal torpore e dalla rassegnazione in cui era sprofondato? E chi è la bambina che le ha scritte, come fosse un oracolo in miniatura, un maestro zen di otto anni? Emanuele Trevi conferma in queste pagine la sua capacità di fondere le seduzioni del racconto con l’indagine appassionata e imprevedibile sulle meraviglie e i terrori dell’infanzia, e sulle radici più profonde dell’arte e della creatività. Un romanzo dal coraggio sfrontato, capace di avvolgerci in una spirale che, complice una prosa perfetta, porta dritti dritti al nucleo del nostro vivere.