Maria Luisa Spaziani, Poesie 1954-2006

Per il ciclo “Interviste possibili”, Elio Pecora incontra Maria Luisa Spaziani, a partire dal libro Poesie (1954-2006), Oscar Mondadori (euro 10,00) appena uscito nelle librerie.

Nella foto, Maria Luisa Spaziani ritratta da Dino Ignani.

L’appuntamento è per martedi 29 marzo alle 18:00 al Centro Culturale Bibli (Via dei Fienaroli, 28 ) a Roma.

“Tesa fra i due opposti fuochi del visibile e del visionario, del quotidiano e del metafisico, la poesia di Maria Luisa Spaziani si è affermata nel corso di più di mezzo secolo (dalle Acque del sabato, del 1954, fino a oggi) come una delle esperienze più alte, coerenti eppure internamente sfaccettate del Novecento poetico italiano e oltre. Dopo l’esordio, illuminato dalla parola pura simbolista ed ermetica, la Spaziani si è mossa alla conquista di un’originale misura, capace di ridare spessore alle occasioni e agli oggetti, mantenendoli tuttavia nella tensione rivelatrice di una lingua nitida, cristallina e potente. Da Utilità della memoria (1966) a Transito con catene (1977), da Geometria del disordine (1981) a I fasti dell’ortica (1996), da La traversata dell’Oasi (2002) a La luna è già alta (2006), è il disegno misericordioso della vita, nel suo moto inesausto di grazia e miracoloso ricominciamento, a occupare la voce dell’autrice, giunta con le ultime raccolte a declinare in versi una personalissima e assai femminile sapienza del cuore. Questa autoantologia, riproponendo libri ormai introvabili e disegnando all’interno dell’opera un inedito itinerario d’autore, si presenta come suggestiva ed autorevole sintesi della sua intera produzione poetica.”
(dalla quarta di copertina) Continua a leggere

Video-Intervista a Roberto Calasso

Roma, 26 marzo 2011
di Luigia Sorrentino

Ho incontrato Roberto Calasso a Roma il 17 marzo scorso, alla John Cabot University, in occasione della prima serata di Tributo a Brodskij (A Tribute to Joseph Brodsky).
Scrittori di fama internazionale come Boris Khersonsky (Russia), Mary Jo Salter (USA), Mark Strand (USA), Derek Walcott (St. Lucia), Adam Zagajewski (Polonia) e Roberto Calasso (Italia), infatti, si sono dati appuntamento in Italia,  il 17 (alla John Cabot University) e il 18 marzo (a Villa Aurelia, sede dell’American Accademy) per ricordare l’opera di poeta e prosatore di Iosif Brodskij, uno dei più importanti scrittori del Novecento. L’evento è stato reso possibile grazie al contributo di Nancy M. O’Boyle, consigliera di amministrazione dell’Accademia Americana e del Joseph Brodsky Memorial Fellowship Fund. All’evento hanno partecipato la Casa delle Letterature, il Comune di Roma, la John Cabot University e La Sapienza, Università di Roma

La conversazione con Roberto Calasso,  (autore di un work in progress di cui finora sono apparsi La rovina di Kasch  del 1983, Le nozze di Cadmo e Armonia del 1988, Ka  del 1996, K. del 2002, oltre al romanzo L’impuro folle del 1974, i saggi I quarantanove gradini  del 1991, La letteratura e gli dèi del 2001, La follia che viene dalle Ninfe del 2005, e la raccolta di risvolti Cento lettere a uno sconosciuto del 2003), partita dall’opera di Brodskij, (che definiva la poesia «l’unica assicurazione disponibile contro la volgarità del cuore umano»), è stata l’occasione per parlare anche del suo ultimo libro, L’ardore, appena uscito nelle librerie.

“L’ardore – spiega Calasso nella video-intervista – è la prima forma che hanno i personaggi centrali del mondo vedico, i veggenti. Un popolo remoto  che apparve più di tremila anni fa nel Nord dell’India. “Il Veda – spiega Calasso – possedeva un «sapere» che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell’universo. Gli uomini vedici prestavano un’attenzione adamantina alla mente che li reggeva, mai disgiunta da quell’«ardore» da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo.”

http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2011/03/brodsky_24032011.flv

La traduzione di poesia, Elio Pecora

Liefdesomheining / Recinto d’amore, di Elio Pecora, a cura di Gandolfo Cascio, traduzione di Carolien Steenbergen – Serena Libri, Amsterdam 2010.

<<Elio Pecora ( nella foto qui a sinistra) è nato a Sant’Arsenio (Salerno) nel 1936, ma vive a Roma dalla metà dagli anni Sessanta. È stato testimone dell’importante attività letteraria della capitale, ed amico, tra gli altri, di Moravia, Pasolini, Morante e Penna . È autore di romanzi, saggi critici e testi per il teatro, ma è soprattutto poeta . La sua opera è presente in antologie ed è tradotta in diverse lingue. Il suo ultimo titolo è Simmetrie, pubblicato nel 2007 nella prestigiosa collana de «Lo specchio». Sebbene Pecora non appartenga in modo evidente a nessuno dei movimenti che hanno marcato l’intensa produzione lirica del XX secolo, la sua opera è destinata a far parte della tradizione del Novecento, perché «Le sue poesie reggono alla distanza più della maggior parte dei testi di coloro che sembrano molto più affermati» .

Quella che diamo in queste pagine è la sua prima presentazione in nederlandese, con alcuni testi rappresentativi della sua carriera poetica. Continua a leggere

Dire Poesia 2011, La poesia dei contemporanei

L’edizione 2011 di Dire poesia, nata due anni fa per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza e di Intesa Sanpaolo, prosegue nel suo invito ad ascoltare la parola poetica letta dai poeti stessi: nelle sue varie forme, nelle diverse lingue, negli stili propri di ciascuna voce.
Anche quest’anno la rassegna, curata da Stefano Strazzabosco, ospita grandi nomi della poesia italiana e straniera, chiamati a leggere i loro versi in luoghi tra i più prestigiosi di Vicenza: Palazzo Leoni Montanari, gioiello barocco sede di Banca Intesa Sanpaolo; l’Odeo del Teatro Olimpico di Andrea Palladio; il Ridotto del Teatro Comunale.

Gli incontri non sono concentrati in pochi giorni, ma si susseguono per tutta la primavera, nella convinzione che le formule festivaliere non possano rendere giustizia alla poesia: la voce poetica, infatti, ha spesso bisogno di lunghe decantazioni e sedimentazioni, per sprigionare nel tempo il suo potere incantatorio, quello che tende a unire verità e bellezza.

Per questa ragione, di norma, gli incontri hanno una cadenza settimanale, in modo da lasciare il tempo alle parole dei poeti di depositarsi e schiudere quelle prospettive che un festival di pochi giorni tenderebbe, per la sua stessa natura, a sovrapporre piattamente.

La qualità delle proposte è, come in passato, altissima: basti citare i nomi di Tahar Ben Jelloun e Adam Zagajewski. Il primo è famosissimo come romanziere, ma molto meno come autore di versi; il secondo è stato più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, ed è tra i poeti più importanti e stimati al mondo, anche se ancora poco letto in Italia.

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Video, Derek Walcott legge “Preludio”, “Prelude”

Parliamo ancora di Derek Walcott e quindi, di Iosif Brodskij, che scrisse un saggio su Walcott pubblicato in  “Mappa del nuovo mondo”, Adelphi, 2008 (euro 10,00). 

Ne parliamo dopo la serata del 22 marzo scorso all’Istituto Svizzero di Roma, riprendendo un breve stralcio del saggio di Brodskij (Premio Nobel nel 1981) che scriveva a proposito di Walcott (premio Nobel nel 1992):  “Le vere biografie dei poeti sono come quelle degli uccelli, quasi identiche – i veri dati vanno ricercati nei suoni che emettono.  La biografia di un poeta è nelle sue vocali e sibilanti, nella sua metrica, nelle rime e nelle metafore. L’opera complessiva  di un poeta è una testimonianza resa al miracolo dell’esistenza ed è sempre, in un certo senso, un vangelo, i cui versetti convertono il loro stesso autore più radicalmente di quanto non convertano il suo pubblico. Nei poeti la scelta delle parole è invariabilmente più rivelatrice di qualsiasi elemento narrativo; ecco perchè i migliori tremano all’idea che qualcuno scriva la loro biografia.”

La prima domanda che pone Walcott a chiunque gli si rivolga è: “Lei è mai stata ai Caraibi”?
Quella domanda, in realtà, contiene in sè tutta la risposta, perché la poesia di Walcott assorbe dalle acque dello splendido mare dei Caraibi che lo ha cullato nell’infanzia e, nel contempo, attinge alle massime espressioni della poesia di ogni tempo e paese. Il risultato di questo viaggio nel mondo alla ricerca della autenticità della poesia è stupefacente. Walcott incanta perché descrive l’inesauribile bellezza del mondo, ma anche la perduta bellezza del mondo.

Walcott e Brodskij si incontrarono a Boston per la prima volta nel 1977 al funerale di Robert Lowell. Seduti nello stesso banco della chiesa, si guardarono senza parlare, ma ebbero lo stesso pensiero: «Se lui non piange, non piango nemmeno io». Sarebbero diventati fratelli per sempre.

Nella serata all’Istituto Svizzero di Roma Walcott ha letto dalla sua più recente raccolta “Isole” Adelphi Editore 2009, ha dialogato con il suo pubblico e con Vanni Bianconi, responsabile di Babel, il Festival di Letteratura e traduzione di Bellinzona.
Nel video qui sotto vi propongo un brevissimo stralcio della serata con la prima poesia letta da Walcott, Preludio, del 1948.  Il video è stato girato da me con una videocamera non professionale.
In primo piano, la lettura di Derek Walcott e i suoi lettori, moltissimi, in tutto il mondo.

 http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2011/03/walcott_23032011.mp4 Continua a leggere