Vàclav Havel, modello di democrazia

“Io credo che la democrazia non sia possibile senza un vasto spettro politico che esprima tutte le opinioni. Ed è naturale che coloro che hanno orientamenti simili tendano ad associarsi in partiti. Ma sono perplesso sull’enfasi che viene posta sul ruolo dei partiti, anche se ammetto che finora non è stato inventato niente di meglio per realizzare appunto un vasto spettro politico nelle società democratiche. E ancora più perplesso sono quando al primato dei partiti si finisce per subordfinare l’interesse generale, quando l’appartenenza a un partito diventa lo strumento per assicurarsi una carriera più rapida. In concreto, quando da noi si parla della legge elettorale io mi batto affinché l’appartenenza ad un partito non prevalichi le individualità, non schiacci la personalità dei candidati. Credo che un sistema politico ottimale non debba avere diù di cinque partiti. […] quello che vorrei evitare, è che si creino due grandi partiti e un terzo piccolo, che diventi l’ago della bilancia e di fatto abbia in mano il destino del paese.”
(Vaclav Havel, 1990) Continua a leggere

Reading, “La poesia è di casa”

Avrà inizio alle 19: 00 la manifestazione ‘La poesia è di casa – Luci del contemporaneo’ a cura di Marco Palladini (nella foto) e Davide Nota, d’introduzione alla terza edizione della Festa della Poesia, presso il Nuovo Cinema Aquila, in via L’Aquila 68 a Roma.

Reading in omaggio ad Andrea Zanzotto e ad altri due poeti scomparsi quest’anno: il fiorentino Massimiliano Chiamenti (1967-2011),  poeta e rocker, e il poeta emiliano girovago Giuliano Mesa.

Opere Inedite, Fabio Martello

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo gli inediti di Fabio Martello. “Ipotesi Poetiche” è il titolo della raccolta. Fabio nella foto è ritratto accanto alla celebre statua di James Joyce a O’Connell Street, a Dublino. Nella telegrafica presentazione Fabio scrive: […] “Ho 45 anni. Sono sposato. Faccio l’impiegato. Scrivo per mio conto da anni. Non ho mai pubblicato né so se lo farò.” […]

Si comprende fin fai primi versi che l’autore di queste poesie indugia nella sua mappa scrittoria : “gioco a nascondino tra me e me/ nascondo la penna alla mia mano e viceversa./ Fatto è che gli scritti attribuibili a me medesimo scarseggiano,/ si fanno desiderare. La mia opera latita/ oppure si dissolve”[…] . Ma poi, continua e senza alcuna esitazione: […] “Dovendo profetare l’anno di nascita/ della mia fama letteraria – ebbene, io dico il 2074./ Non chiedetemi del criterio matematico-cronologico/ che sovrintende alla profezia./ Forse nemmeno Stendhal conosceva il proprio.”

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