Biancamaria Frabotta,’Per il verso giusto'(I poeti su RadioUno)

Biancamaria Frabotta è il poeta protagonista della puntata del 25 luglio 2012 di “Per il verso giusto”, incontri con i poeti contemporanei, (in onda tutti i mercoledì dalle 5:40 alle 6:00 su Radio Uno), un programma ideato e condotto da Luigia Sorrentino per Radio Uno.
Biancamaria Frabotta è nata a Roma nel 1946, insieme alla Repubblica Italiana che i manifesti rappresentavano come una bella ragazza in piedi fra le spighe di grano. La Frabotta, saggista, critico letterario e poeta, è stata una figura di spicco del movimento femminista degli anni Settanta. Vive a Roma, e insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università La Sapienza.
“Cardarelli restò il mio amore clandestino”, scrive Biancamaria Frabotta nel suo saggio “Quartetto per masse e voce sola” e nell’intervista spiega perché.  Il suo primo libro di poesie, uscito negli anni Settanta, “Affemminata”, ha un titolo quasi onomatopeico, che porta addosso tutto … il suono della donna. In realtà, come racconta la Frabotta è un neologismo da lei inventato per esprimere il disagio dell’essere donna, o donna poeta, o donna in poesia.
L’ultima raccolta di versi di Biancamaria Frabotta,  “Da mani mortali” è appena uscita con Mondadori, nel 2012.

Qui sotto “Per il verso giusto” Incontri con i poeti contemporanei di Luigia Sorrentino
Radio Uno, puntata del 25 luglio 2012 con Biancamaria Frabotta
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http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2012/07/radio1_02072012.mp4 Continua a leggere

Thomas Edward Lawrence, A S.A

Riletture
a cura di Luigia Sorrentino

Nota di lettura di Giorgio Galli

“Per oltre trentacinque anni le più accese controversie si sono disputate sul nome di T. E. Lawrence. Chi era veramente? Era un eroe? Era un ciarlatano?” Nei cinema di mezzo mondo, nel 1962, questa domanda annunciava l’uscita imminente del kolossal di David Lean Lawrence d’Arabia. La risposta l’aveva data molti anni prima lo stesso T. E. Lawrence, nelle pagine dei Sette pilastri della saggezza che descrivono il suo incontro col generale Allenby: “Non avrebbe mai potuto distinguere in me il ciarlatano dall’uomo d’azione”. Forse non li distingueva neanche lo stesso Lawrence. Continua a leggere

Fototessera del Realismo Terminale

Guido Oldani, (nella foto di Dino Ignani).

Cosa succede a far tempo dall’inizio del terzo millennio? Accade che si rendono riconoscibili macroscopicamente i termini della poetica, o forse della legge del realismo terminale.

Nelle città, gli oggetti che le colmano, attraggono risucchiandoli, come una legge di Newton antropologica, tutti i popoli della terra, progressivamente, a rovesciarsi dentro l’urbe, su di loro oggetti e a distanza zero. Nasce un realismo fatto di accatastate mescolanze di corpi umani viventi e prodotti. Il viaggio democratico di tutte le razze, a buttarsi sulle cose in città, è quasi concluso (4 miliardi di umani su 7), cioè è terminale e va completandosi a rotta di collo. Ciò, mentre gli oggetti Continua a leggere

La vostra voce, Elisa Capitani

La vostra voce, Elisa Capitani
a cura di Luigia Sorrentino

Elisa Capitani ‘traduce’ il suo stato d’animo nella poesia per sua stessa ammissione, per sentirsi libera o, per tornare libera. E’ un buon inizio. Tuttavia l’esperienza dello scrivere non può – non deve – fermarsi lì, deve andare oltre quel limite iniziale. Dice bene Elisa che scrive: “… appena quell’inchiostro macchiò quel foglio bianco mi sentii subito meglio, come fossi riuscita a tirare fuori tutta la rabbia e il rancore che avevo dentro. Ora c’era spazio per me.”

Ecco, lo spazio per sé diventa una conquista. Ma la conquista del proprio tempo – del qui e ora – deve originare una condivisione, un’esperienza comune, che si fa poesia. Continua a leggere

Opere Inedite, Carmen Gallo

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Credo che la poesia sia per me un modo di vedere le cose, un modo di vedere le cose che non si vedono ma ci sono. Non mi interessa dare un nome alle cose, mi basta riuscire a metterle a fuoco, anche nella loro forma improvvisata e incompleta. Ho scritto la mia prima poesia guardando un quadro, e leggendo T.S. Eliot. La poesia inglese mi ha accompagnato in questi anni insieme a poeti italiani che amo leggere e rileggere: Montale, Quasimodo, Pavese, e ora Anedda, De Angelis, Mesa, e tanti altri. Negli anni universitari, l’incontro con i poeti metafisici, e John Donne sopra tutti, ha cambiato il mio modo di scrivere e di pensare la poesia. L’audacia delle sue immagini, la vertigine delle sue argomentazioni, la cieca fiducia nella capacità della parola di creare mondi, e farsi mondo, senza abbandonare mai la realtà più quotidiana e particolare dell’esperienza.

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