Opere Inedite, Paolo Carnevali
a cura di Luigia Sorrentino
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“Il mio rapporto con la poesia nasce da qualsiasi sentimento che influenzi la coscienza. Uso le parole come velo per immagini, concetti, brevi momenti da fermare:con una varietà di stili e di riprese. Una poesia vissuta alla macchia, in una felice clandestinità. Ricerco le immagini nette e chiare, la dolce vertigine piena di strana melanconiosa cantabilità. Io li chiamo : acquarelli mentali da scrivere. Arriva un momento nella vita, in cui il desiderio di scrivere è riuscire ad infondere i gesti quotidiani, anche i più banali che offrono il senso profondo della vita, il raccontare la umanità normale. Il motivo della vita nel suo fluire sotto la soglia della coscienza pratica. Perchè l’ emozione poetica appartiene alla coscienza subliminare. Una poesia deve essere scritta con l’immaginazione del momento privilegiato in cui prevale la coscienza interiore.
Però è anche vero che la poesia è questione di attimi e spesso ho creduto che per ritrovare il tempo sia neccesario il racconto. Perchè il tempo equivale a dare il senso all’ esistenza. Ho sempre pensato che siano sufficienti poche frasi per dare il senso all’ esistenza, ogni particolare aggiunto è inutile; tanto che quando incominciai a scrivere i miei primi racconti: erano di poche righe, simili a poesie, secchi, al punto che smisi di scrivere.”
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di Paolo Carnevali
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POESIE
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Ieri, quando parlavo con te
abbassavi lo sguardo,
forse avevi paura
di pungermi
di farmi sentire
un po’ strano.
Certo che ti ho pensata molto
camminando verso casa,
tra le nuvolette
argentate di fiato
del primo mattino.
Ed ero felice
nel ricostruire
il sorriso dolce del sud
che traspariva
dal tuo viso.
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Sono uscito
gialle foglie
attorno.
Questa notte
ci sarà la luna.
Una notte pulita.
Domani sarà
come scivolare
su una foglia
sudicia e viscida.
Il mio sguardo
vitreo e freddo
come un clik
fotografico.
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Luci come grappoli
Si accendono
Sui rilievi scuri
Vibrazioni e fumo
Tra il tempo
In cocktail ansioso
Di pioggia sporca.
Qualcosa che aspetto
O che deve arrivare.
E sono presente
Nascosto e visibile
Come una luce
A grappolo appesa.
Mi è permesso di
Discuto del.
Poi vibrazione e fumo
E ancora il tempo.
E tu la mia tranquilla
Speranza.
Le mie mani.
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Tutte quelle luci
tutti quei corpi
il vento che passa
tutto che corre via.
Soffermo lo sguardo:
“vietato chiamarsi”
Arrendersi all’attimo
al tempo senza tempo
al tempo che corre
che corre via
e lascia nude le cose
aride le immagini.
Solo la mia figura
in mezzo a tanta gente.
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Mi ricordo parlammo di gatti,
del tramonto, di un luna park,
come in un fumetto a colori,
come due bimbi per mano.
Si può rinascere per caso
semplicemente guardandoti,
come quei fiori
che nascono ovunque.
E come nei sogni,
immaginare una fiaba:
Roma nei tuoi occhi,
era il mondo.
–
Silenziosi eventi
ricorda la mente
e mente.
E tende le mani
indaffarate a fare
altre cose.
Si sgretola
come un pugno
di tenera sabbia
il sogno.
Non tutto è perduto:
la battaglia continua
anche se seduto
scalcio i sassi
vicino alle mie scarpe.
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I dialoghi si riannodarono
ancora una volta
avevamo riempito il tempo
senza riuscire ad intuire concludemmo.
Un chiuso orizzonte morto.
Ne eravamo convinti:
gli sguardi finiti
i profili assenti
le parole rotolanti.
Osai pensare al poi
ma fu in un ‘ attimo
che la sera nascose
come sempre se stessa
in un cielo senza stelle
inquadrato nelle finestre.
–
Non ti ho più incontrata
e ti porto ancora
un pupazzo che non parla
una puntina di rugiada
che cola minuscola
sulla vena di una foglia
e s’ allontana.
Un messaggio in bottiglia
un qualcosa che vaga.
Ti ho parlato invano
sigillato nel dolore
di una solitudine marina.
E chissà quante volte
anche tu avrai detto questo
quando bastava soltanto
guardarsi un’ attimo
fermare il tempo
riempire il silenzio.
–
Colgo la vita di sorpresa,
le sue misteriose armonie,
gli istanti perfetti,
come quando compone
in un angolo esatto
il profilo obliquo
di una montagna,
con le linee dell’ orrizzonte
e puoi toccare il cielo.
Anche in un semplice attimo che fugge,
dentro i sorrisi che incontro.
Ed esploro le armonie e le dissonanze
Nel trionfo di un attimo,
nell’introspezione psicologiche dei ritratti.
Nei gesti più semplici
vissuti nelle strade,
dove la vita precipita
a strapiombo sul tempo
ed aspetta in agguato.
Nelle ferite di scene metropolitane,
nelle espressioni annoiate
di malessere esistenziale,
nell’ intensità di un volto amico.
—
Breve Autobiografia
Paolo Carnevali è nato a Bibbiena in provincia di Arezzo nel 1957. Risiede a Londra.
Poeta e traduttore. La tesi di laurea su C.Cassola, stabilirà una amicizia con lo scrittore e l’adesione al movimento per il Disarmo Unilaterale.
Ha pubblicato “I Dialoghi di ebe e lio’ ” per l’ ed. Lalli, il testo adibito per il teatro e saggio monografico (1984). La plaquette poetica “Trasparenze” per le ed. Tracce (1987).
Nel 1985 entra nella redazione di Micromacro, periodico di cultura valdarnese. Collabora al Circolo Letterario Semmelweiss di Angelo Australi: oraganizzando nel 1987 “Inventario” convegno nazionale riviste di letteratura, al teatro Garibaldi di Figline.
E’ critico musicale e traduttore presso Salisburgo (Austria) ed è giornalista free-lance.
E’ una poesia che affida il suo valore all’osservazione limpida e immediata di quanto ci circonda, di quanto ci accade, del tempo che scorre ineluttabile e lascia dietro di sé “nude le cose/aride le immagini”. Osservazione acuta della realtà resa senza complicazioni letterarie. Poesia di “facile” fruizione, a patto di sincronizzarsi su una sensibilità che “vede” dentro le cose, che è capace di apprezzare la sottile filigrana suggerita dagli eventi che accadono sotto i nostri sensi, se capaci di percepire oltre…
Nei tuoi versi si evidenzia un binomio tra arte e la vita vissuta di tutti i giorni,una specie di diario poetico di chiarezza comunicativa. Leggerò le tue poesie in facoltà qua all’Havana vecchio amico.
Si può rimanere abbastanza confusi per la varietà di stili,di riprese:si ha l’impressione di un panorama molto frastagliato,si va dal neoclassicismo al tardo-romanticismo e all’ormai imperante neo-orfismo con qualche rimanenza del “verso impegnato”che tanto successo ebbe negli anni settanta.Ora la poesia scesa da palchi e pedane è tornata alla macchia a una felice clandestinità.Versi riusciti che inconsciamente ritentano esperienze ermetiche.Queste parrebbero a prima vista,poesie di un tempo felice e malinconico, se a far la spia,ogni tanto,non emergessero tracce della “rivolta” qualche palinsesto che stride con la vena sostanzialmente elegiaca.Poeta dalle immagini nette, chiare e purtuttavia crepuscolari.La poesia approda in un territorio di illuminazione,bagliore,un piccolo temporale che la rende improvvisamente “necessaria”,conclusa.E questo non è poco se si considera che i poeti di oggi raramente raggiungono qualche esito memorabile essendo,nonostante la bravura e buona volontà dei più,il panorama abbastanza piatto e ripetitivo.Il meglio di questa raccolta sta nelle poesie brevi dove la nativa grazia si contrae e inventa una sorta di epigrammatica che raggiunge il “bersaglio” e una ritmica originalissima ed efficace.
Nei versi si evidenzia un binomio tra arte e la vita di tutti i gg una specie di diario poetico di chiarezza comunicativa.Poesia fragile e intimistica,dove una certa sensibilità mette in luce amarezze e disillusioni.Il verso vibra di una lieve liricità che stona però con quel senso effimero della realtà.Forse vuoi smorzare gli spigoli di una esistenza troppo dura.La speranza poetica resta viva e il verso si fa calibrato.Complimenti amico mio,leggerò le tue poesie in facoltà qua all’Havana.
complimenti per la preziosa raccolta di poesie
Gentile Carnevali,c’è tanta natura nella sua poesia e male di vivere.Dia più corpo alla sua poesia e il male scomparirà.Così che sarà più al centro dei suoi lettori.La faremo uscire su alcuni numeri della rivista “Zeta”.Un apprezzamento dalla redazione.
I tuoi versi manifestano in pieno la forma lirica in versi disinvolti,con una forma asciutta e calibrata,la parsimonia delle immagini e delle metafore,l’uso attento ed equilibrato di libere interpunzioni.
Nella poesia di Carnevali,c’è una riflessione attenta alle situazioni in atto nella realtà.Una voce originale.Vorrei fare il complimento di considerare originali queste poesie,fuori dell’ambito di scrittori dalle caratteristiche “maledetti”.Le definirei caratteristiche di un personalissimo modo di fare scrittura attraverso immagini della vita quotidiana trasformate da una lente d’ingrandimento.La trasandatezza delle espressioni,i lunghi viaggi,le letture,un certo affrancamento dal mondo degli addetti ai lavori,il desiderio di stupire,un culto della libertà individuale e soprattutto una poesia fatta di slanci,malinconie e rabbie.La libertà di inventare un linguaggio alla vita di ogni giorno,fatto di entusiasmi spesso disordinati.Non mi preoccupo di sapere quanto valgono queste poesie di accertare i debiti letterari,ma quello che trasmettono: un’espressione moderna,quasi New Yorkese,scritta di come si parla camminando…
Luigi Fontanella
international Journal of italian poetry “Gradiva”
Stony Brook, N.Y. 11790
L’impressione dominante di questa silloge iedita del globe-trotter Paolo Carnevali è l’umanità, cioè quel conubbio di sentimenti, natura e vie intérieure, di temi eterni della poesia universale (tempo, spazio, amore, paesaggio, pentimento o gioia, che sembrano ritratti cammin facendo, quasi per caso, di sorpresa, senza reminiscenze o sbavature libresche; comunque sono più umani ed affidabili (ad es. di quelli di Paolo Ruffilli con la loro tortuosa, allusiva ed elusiva prosodia) nel loro svolgersi limpidamente, tra diario metafisico, elegia (“scene di ferite metropolitane”) e quel senso dell’incompiuto che assillava anche l’estetica del Buonarotti.
” una poesia vissuta alla macchia,in una felice clandestinità”…. Dichiarazioni del nostro poeta Paolo Carnevali. “Sono uscito/gialle foglie attorno./Questa notte/ci sarà la luna/… La poetica di Carnevali ci riporta, senza forzature, in luoghi e situazioni estremamente reali.Con un suo modo molto originale di porgerci la sua dolente poesia.Un viaggio di una umanità errante,di realtà contingenti sempre in movimento,che trovano in Carnevali un cantore di tutto rispetto nel variegato mondo letterario contemporaneo. Francesco Belluomini Lido di Camaiore 24/ 05/ 2013
Caro Paolo sento la tua poesia molto vicina, perché anch’io cerco, con il mio linguaggio, la massima semplicità sia nella parola che nel ritmo dei versi e a volte nelle rime. La poesia deve comunicare la particolarità di un occhio che vede e che sente tutto ciò che accade intorno e dentro, sintetizzare e suggerire livelli più profondi di lettura dell’apparente banale. Il poeta è un compagno di strada più attento e più sensibile, che si adopera per far godere a tutti la propria visione. La poesia è arte e come tutte le arti autentiche, ci propone una realtà altrimenti celata nel silenzio.
Tutto questo lo trovo nei tuoi versi.
Di fronte all’instabilità del presente e all’inesistenza di un futuro in cui credere,l’autore è in attesa,coscientemente vana. L’ansia permea l’inchiostro della sua penna,ma è la noia colei che si adagia sulle pagine,con i suoi connotati d’angoscia e di nausea.La coscienza scandaglia i fatti e sentenzia l’ineluttabile: “nascosto e visibile”,assente ma fisicamente vivo. La conseguenza è lo svuotamento dell’essere,il suo annichilimento tra la corsa quotidiana alla sopravvivenza e il nulla.La comunicazione è a pezzi:”gli occhi bagnati/e le parole che vanno” nella vacuità dell’impotenza e dell’incomprensione.
L’aria che si respira è pesante,non trasparente,le immagini ritraggono rapporti mutilati,l’invalidazione di ogni diversità e ricchezza soggettiva.L’egualitarismo della merce e il disvalore di ogni azione deformano le parole e i significati “come è difficile credere ancora/capirsi”.
Con “Trasparenze” ed. Tracce un quasi esordio di Paolo Carnevali,si manifesta in pieno la forma lirica dell’autore in versi “disinvolti”,con una forma asciutta e calibrata,la parsimonia delle immagini e delle metafore,l’uso attento ed equilibrato di assintattismi e interpunzioni libere. “luci come grappoli/si accendono/su rilievi scuri/vibrazioni e fumo/tra il tempo/in cocktail ansioso/di pioggia sporca” è l’incipit della poesia d’inizio della plaquette;poesia caratterizzata da versi rappresentati da una sola lettera ” o/di pochi amici/nati da un gioco/e/perduti in quella atmosfera.”è la conclusione della poesia e da immagini forti che ricordano la lezione eliotiana da “una manciata di stelle”.Sono,quelle di Carnevali,immagini nette, chiare e purtuttavia crepuscolari come dice Lolini.Anche se alcuni scarti,l’uso sicuro del linguaggio “comune”dimostrano la matura capacità dell’autore nel “fare versi”.Vi è in Carnevali,una riflessione liricamente attenta alle situazioni in atto nella “realtà”.”Silenziosi eventi ricorda la mente…Si sgretola/come un pugno/di tenera sabbia/il sogno. Però l’atteggiamento crepuscolare verso di essi è bruscamente interrotto dall’improvviso canto di rivolta: “non tutto è perduto:/la battaglia continua/anche se seduto/scalcio i sassi/vicino alle mie scarpe.”Quindi l’atteggiamento del poeta è “oltre lo sguardo”e penetra con acutezza nelle pieghe dello specchio. /del doppio”la trasparente disgregazione dietro il vetro/appannato dai respiri affannosi esiste” per superare ogni eventuale riflessione di tipo “minimalismo lirico”,seconda un’autonoma e originale voce poetica.
La poésie n’est pas confiné à un espace délimité dans une forme heur.Prendre par eventi.Une petite source de lumière de l’àme.