Siamo stati la foglia che raccoglie ogni goccia
di senso inapparente. La linea
che è una verticale
donata al pianto della
solitudine nei poemi dei vecchi
memori di belle quasi alate impressioni.
Ma abbiamo
perso.
Sullo scadere del secolo,
che durava quanto un fascio dei colori
instabile; e ci hanno anche proposto
di morire,
senza un dio.
E non abbiamo rifiutato.
Come la vita spietata e vetrale,
quale rivincita
una gioia come due spiccioli
smarriti al centro
nel parco
non più umano. Continua a leggere
Vladimir D’Amora
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