Antonella Laschi

antonella_laschiC’è un clandestino a bordo
e non racconta storie di dolore
perché lui è tiranno e assassino.
Il grande corpo che mi proteggeva
è diventato debole e insicuro.
Quello che so di lui è che ti spezza
e ancora non so niente del veleno
che lotterà al mio fianco per cacciarlo.
dicono di sperare nella scienza,
ma non dicono i vuoti e le paure.
Dicono di restare positivi,
ma non dicono l’ansia che mi inghiotte.
Parole sulla carta le mie fughe,
isola che non c’è la mia fermezza.
Dicono che il dolore ci rafforza:
ero più forte quando la tua voce
era l’approdo delle mie incertezze.

da: “Chiodo senza cappello”, Festinalenteedizioni, 2014

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Carlo Valtorta

9788883360473_0_0_1827_80Dalla Pefazione di Maurizio Cucchi

In questo nuovo libro di Carlo Valtorta, assistiamo a un susseguirsi, a volte pacato, a volte quasi vorticoso, di impressioni, di sottili interpretazioni di un reale prevalentemente opaco (a tratti livido), eppure carico di senso.

Il nostro poeta viaggia, perlustra territori diversi, esplora un nord che è quello della sua Brianza, dei laghi e delle prealpi lombarde, ma anche quello, ben più estremo e forse avventuroso, della Scandinavia, delle “ricche capitali del merluzzo”, dove gli appaiono “le forme entusiasmanti della neve”. Valtorta conserva comunque una gentilezza di tratto, anche di fronte al “soffio plumbeo delle cose”, nel raccontare situazioni quanto mai prosaiche, di cui il suo occhio va costantemente a caccia. Lo fa con sensibile attenzione al dato minimo, alla minuzia del reale. Il suo andare è quello delle “estati in bicicletta”, delle gite locali, dell'”esotismo / delle domeniche in Brianza”, in una condizione di ricercata normalità che sfiora la bizzarria di un anticonformismo senz’ombra alcuna di equivoco ideologico, o rimanendo colpito da “l’ambigua meraviglia del reale”, dove si trovano anche turisti “americani che assaggiano / il riso col persico”. Continua a leggere