La vocazione lirica di Maurizio Brusa

Periferia del Domino

(da Grammatica del Silenzio, Manni, 2008)

ad Alessandro B.

L’uomo tace.
Si ferisce dormendo:
alla terra quel ch’è dovuto.
Al cielo l’ordine di restare sospeso.

*

Non è compito mio
il tubo dell’acqua.
Quel che c’era da fare l’ho fatto.
Ho venduto il vendibile:
a moneta di scambio il disegno di Ruth.

*

in breve
le incomprensioni
i buffi litigi
(capì
quel suo modo
di aderire alla luce
di opporsi
inevitabile
nella perenne vigilia del corpo)

*

più debole
insidiosa
la goccia
ferendo le ossa
muovendo la terra
(l’erba velenosa
ti dico
è più saggia)

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Enzo Ragone, fare il verso al mondo

Questa notte è vorace.
Divora tutte le altre notti.
Nel suo ventre buio
non c’è spazio
per il riavvolgersi del tempo
né per gli intervalli dei nostri silenzi.
Ingoio la tua carne
e la mia anima
in questo sacrificio rituale
che è attesa dell’alba.
Dormo e negli occhi
ho le forme danzanti
del respiro della tua felicità.

La pietra di Sarajevo

Solo tu sei la pietra
che nelle vene materne
così uguali alle ferite del mondo
ha accolto la differenza
tra le parole dell’ultima sura
E le prime verità
dettate da un Dio lontano.
Solo ti sei la pietra
che nessuno ha mai pensato di usare
per costruire muri
tra un tempio e l’altro.
Solo tu sei la stessa carne
di quattro anime diverse.
Solo tu eri la materia identica
di tutte le tombe
prima che questa guerra
trasformasse per sempre
il nostro modo di morire.
Solo tu hai un cuore così forte
per sopportare tanto dolore
e raccontare al mondo
che non ha occhi per guardare
di che colore è il sangue degli invisibili.

 

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Giancarlo Majorino, “La gioia di vivere”

La forza reattiva, incessante, del pensiero poetico si manifesta, in questa strana e in qualche modo grandiosa Gioia di vivere, in un procedere per violenti scossoni e sterzate, che sono prova di una inquieta energia attiva.
Un’energia debordante che in Giancarlo Majorino si rinnova a ogni uscita, in una sorta di perenne giovinezza che ci coinvolge sulla pagina, che ci chiama a una partecipazione morale, che non ci dà tregua, nella sua capacità di profonda lettura critica del reale e del nostro tempo, come è rarissimo che avvenga in poesia. Un reale, quello su cui Majorino incalza, che va dalle vissute tensioni quotidiane alla vicenda di una società civile sempre più in bilico tra profusione di eccessi e vacuità totale. Ma l’atteggiamento del poeta è decisamente aperto al possibile, fiducioso nella positiva tensione irrinunciabile dell’arte, della poesia, tanto da fargli affermare: «scrivendo mi sento ogni volta portato in salvo». E certo non si tratta di una salvezza-rifugio, bensì di una fedeltà inattaccabile alle fasi di una personale avventura intellettuale, condotta sempre con fierezza e nobiltà d’animo. E in uno stile, come in questo nuovo capitolo, frenetico e franto, violento e trasgressivo, spigoloso e aggressivo, che nulla concede ma che mai si risparmia, nella generosa verità vitale del suo porsi. Continua a leggere

Adua Biagioli, “Il tratto dell’estensione”

da Il tratto dell’estensione, La Vita Felice 2018

Qualcosa ci dimentica su un davanzale
il geco piatto sul muro
incurante di un giro degli occhi,
moltitudini gazzelle fermentano steppe cremose
qualcosa trapassa e infrange quello che sono stata
ricompongo le superfici su cui cammino
i sogni sono gradini o salite.
Le distanze metri o minuscole fugacità.

*

Resoconti, combinazioni,
assuefatte corrosioni di corrispondenza:
tutto si concentra in penombre inesplose
anche ciò che ci lascia migliori,
così luce – così ribelli – così,
come mai ci siamo guardati.

*

Contammo i passi sui sentieri del fuoco
le more struggenti, maree della legna
il tè bollente tenuto nella gola,
ogni cosa seguì la selvaggia corsa del fiume
case scrostate, azzurrità, cicaleggio e cantilene
sillabe andavano morbide,
tutto scivolò in direzione del sole
una caduta lenta senza di noi.

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