Questo numero monografico di “Autografo”, dedicato a Natalia Ginzburg, prende avvio da un convegno organizzato all’Università per Stranieri di Siena nel marzo del 2017. Accanto allo studio di singole opere, quali Lessico famigliare e La famiglia Manzoni (Carbé e Poli), vengono affrontati vari aspetti della scrittrice e della traduttrice: le scelte linguistiche e stilistiche dei testi narrativi e teatrali (Grignani), le peripezie della versione italiana di Proust (Scarpa), l’interesse per i libri per ragazzi (Mattarucco), l’influsso esercitato da Ivy Compton-Burnett e Harold Pinter (Erriu), la ricezione critica (Baldini). Arricchiscono il volume una testimonianza della figlia Alessandra e un piccolo corpus di testi inediti o di difficile reperimento (prefazioni, articoli, lettere). Composto per frammenti – una scelta congeniale alla sua tecnica di narratrice –, questo insieme ci restituisce una Natalia Ginzburg a figura intera. Continua a leggere
Monthly Archives: maggio 2018
“Quell’ibrido oggetto di gesti e di parole”
di Pierrette Lavancy
Accademia delle Tecniche Conversazionali. Sabato 26 maggio 2018 alle ore 16, a Milano, Palazzo Cusani (ingresso da via del Carmine 8) si terrà il Seminario: “Quell’ibrido oggetto di gesti e di parole”.
Questo titolo ha suscitato perplessità in alcuni Accademici, che ci hanno chiesto chiarimenti.
Proviamo quindi a fornirne qui una definizione, necessariamente provvisoria.
L’oggetto ibrido di parola e di gesti è prima di tutto l’intervento del terapeuta il quale, sull’oggetto parola, che rappresenta la sua modalità relazionale originaria pura, innesta l’oggetto del gesto o dell’azione o altri oggetti non verbali, producendo un incrocio, una commistione, una contaminazione, un ibrido appunto. L’esempio è quella della automobile ibrida, che sul motore alimentato a benzina innesta un motore alimentato a elettricità. Un altro esempio è quello del cyborg, che deriva dall’innesto, dal trapianto, su un individuo umano di arti o organi sintetici, allo scopo di estendere le funzioni dell’organismo umano di partenza, come è il caso di una valvola mitralica meccanica.
Un altro esempio è quello di Gesù che, slittato dentro il povero barbone, dice: «Vattene, spirito immondo!» e al contempo alza il braccio indicando il punto di fuga. Tornando alla situazione terapeutica, l’oggetto ibrido di gesti e di parole è il modo come il terapeuta cerca di cacciare l’anima estranea slittata dentro il suo paziente.
Il nostro nuovo seminario si situa quindi nella continuità con il seminario precedente dedicato allo “Slittamento d’anima”. Gli atti del quale sono pubblicati nella nostra rivista, «Tecniche delle conversazioni», numero 1/18, che verrà distribuita gratuitamente ai partecipanti. Quanto al programma, abbiamo previsto l’ordine seguente delle relazioni:
Rita Erica Fioravanzo parlerà del contrasto della fascinazione del trauma attraverso il gesto che conduce allo straniamento;
Patrizia Vetuli parlerà del tema dell’anima posseduta dall’amante;
Mariapia Bobbioni parlerà dello slittamento dell’anima attraverso l’abito-corpo.
Giampaolo Lai parlerà della mesmerizzazione come sintomo ubiquitario dello slittamento d’anima
Giorgio Maffi sta preparando invece un ampio studio sugli slittamenti d’anima tra i personaggi principali, Ippolita Sanzio e Giorgio Aurispa, de Il trionfo della morte, di Gabriele D’Annunzio.
Tutte le persone interessate a partecipare all’evento, devono iscriversi mandando una mail all’indirizzo info@tecnicheconversazionali.it.
Il figurante, una poesia senza meta

Photo di Luigia Sorrentino
Scrivo qui una poesia d’occasione, una di quelle che non entreranno nei miei libri di poesie. Scrivo qui una poesia sciocca, di quelle che si scrivono quasi per reazione e che si riferiscono a una situazione paradossale in cui si è stati coinvolti. L’incontro con un “figurante” uno di quelli che vanno nelle trasmissioni televisive per “fare” il pubblico. Soggetti presi in prestito, attori silenziosi e anonimi, come quello incontrato ieri mattina. Continua a leggere