César Vallejo, “Piedra negra sobre una piedra blanca”

Cèsar Vallejo, “Piedra negra sobre una piedra blanca”

PIETRA NERA SU UNA PIETRA BIANCA

Morirò a Parigi mentre fuori diluvia
un giorno del quale possiedo già il ricordo.
Morirò a Parigi – e non mi confondo
forse un giovedì, come oggi, d’autunno.

Sarà di giovedì, perché oggi, giovedì, che scrivo
questi versi, gli omeri mi si son messi
alla meno peggio e, mai come oggi, son tornato
con tutto il mio cammino, a vedermi solo.

César Vallejo è morto, lo picchiavano
tutti senza che lui avesse fatto nulla
gli davano duro con un bastone e duro

anche con una corda: testimoni
i giorni giovedì e gli ossi omeri
la solitudine, la pioggia e le strade.

(traduzione della poesia di Federico Guerrini)

PIEDRA NEGRA SOBRE UNA PIEDRA BLANCA

Me moriré en París con aguacero,
un día del cual tengo ya el recuerdo.
Me moriré en París – y no me corro –
tal vez un jueves, como es hoy, de otoño.
Jueves será, porque hoy, jueves, que proso
estos versos, los húmeros me he puesto
a la mala y, jamás como hoy, me he vuelto,
con todo mi camino, a verme solo.
César Vallejo ha muerto, le pegaban
todos sin que él les haga nada;
le daban duro con un palo y duro
también con una soga; son testigos
los días jueves y los huesos húmeros,
la soledad, la lluvia y los caminos… Continua a leggere

In memoria di te, Giovanna Sicari

Giovanna Sicari, foto d’archivio

Sognavo che ero morta e camminavo
l’ignoto scandiva impeti e campane
l’ignoto, quando tutti seguono la legge
dà la vertigine, una macchia il sole
all’improvviso, ricordava tracce di ideali:
penitenti bagnati sull’asfalto
accarezzano aria.
Seguitemi – dissi – ho mani divise
cerco un insensato forte luogo
di alghe e sesso
dove lo scenario ha puri battiti sfrenati
coperte nuziali ricamate di cielo.

Giovanna Sicari
da: Sigillo, Milano Crocetti, 1989

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Mia Lecomte, “Di un poetico altrove”

Le migrazioni planetarie messe in opera dai rivolgimenti storici e politici della fine del secolo scorso stanno sconvolgendo gli attuali assetti nazionali e sottoponendo le popolazioni a un rimescolamento identitario e linguistico a cui conseguono culture ibridate e la messa in discussione della legittimità dei canoni letterari. Le cosiddette letterature transnazionali allofone vengono disegnando la mappa sempre più allargata di un nuovo universo letterario costituito da scrittori “ubiqui”, inclassificabili, la cui produzione narrativa e poetica sfugge alle definizioni di genere e pone l’accento sulle dinamiche linguistiche inerenti alle scritture in transito. Continua a leggere

Fabrizio Bernini, “Il comune salario”

Fabrizio Bernini

ESTRATTI 

Luca, 22 anni, disoccupato, vive in periferia. magro, barba arricciata, zigomi forti, porta sempre scarpe da ginnastica.

Sono proprio davanti. C’è quasi un conato
nell’aria, un coro che ingombra il silenzio.
E i fischietti, gli striscioni, le bandiere diafane
che si incerano nei denti. Sento gridare.
Un compagno mi parla dei figli e di una moglie
senza pace. Vorrei ascoltarlo. Ma ho ancora
la notte nelle tasche, tutto il resto nel resto
della birra.
Mi incastro più dietro, dove un volto a metà
tira sassi a un’insegna.

***

Anche oggi affondo in una casa limata
nel midollo. Il gioco sembra muto.
Il mio amico sbuffa
e si butta sopra il letto. Suo padre si ferma sulla porta.
Poi mi guarda. E’ un occhio soffocato, cariato
nella posa. Sembra un pesce con le mani.

***

Non è un verbo. Eppure ti resta incastrato
sul labbro. Ti ascolto ripescare un cuore estinto,
scantonato. Allora mi sfibbio oltre la ringhiera
della tua croce e penso che sono anni quelli
che rincagnano sul mio, di cuore.
Poi resto lì. Il tuo sorriso sull’hamburger.
Forse, sguscio in verticale. Forse anche il tempo
ha qualcosa di sghembo
infilato tra i denti e non vuole assaggiarlo.
In fondo, quello che mi scaccia
è la scaltrezza di un dolore. E non paura.

***

Entro in fretta. Sullo schermo esplodono
piazze monumenti, colori epilettici.
La pubblicità è già un viaggio o meglio
l’immagine incalcinata sul pensiero.
Londra, Amsterdam, Barcellona…
Purché sia lontano, lontanissimo
da questo immoto cimitero
senza ali.

***

Tutto appare nell’apparenza senza apparire mai.
Non solo i circuiti, connetto anche
il tempo, la sua indisponenza
attraverso le mie dita.
Affogo, sempre più composto e ordinato.
Ultimo e in silenzio.

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Magnum miraculum homo

MAGNUM MIRACULUM HOMO

Laboratorio di filosofia della natura e studi umanistici
Organizzato dal Centro studi sulla natura, l’umano e l’unità del pensiero
Dal 3 Febbraio  h15
al 10 Febbraio  h20
Villa Falconieri, Frascati

La natura, il vivente e l’uomo non sono una macchina – critica dell’ideologia transumana e post-umana: esplorazioni scientifiche, filosofiche e letterarie.

Docenti:

Ignacio Armella Chávez (Accademia Vivarium novum)
Novella Bellucci (Università di Roma “La Sapienza”)
Remo Bodei (Scuola normale superiore di Pisa, Accademia dei Lincei e Università della California di Los Angeles)
Luciano Boi (École des hautes études en sciences sociales di Parigi)
Mauro Carfora (Università di Pavia)
Giulio Maria Chiodi (Istituto universitario “Suor Orsola Benincasa” di Napoli)
Franco D’Intino (Università di Roma “La Sapienza”)
Paolo Ercolani (Università d’Urbino “Carlo Bo”)
Giulio Ferroni (Università di Roma “La Sapienza”)
Françoise Graziani Giacobbi (Università di Corsica “Pasquale Paoli” e Fédération de recherche interdisciplinaire environnement et société)
Flavio Keller (Università Campus bio-medico di Roma)
Paolo Maddalena (già Vicepresidente della Corte costituzionale)
Lamberto Maffei (Scuola normale superiore di Pisa e Accademia dei Lincei)
Sebastiano Maffettone (LUISS, Roma)
Luigi Miraglia (Accademia Vivarium novum)
Giuseppe Mussardo (Scuola internazionale superiore di studi avanzati, Trieste)
Giorgio Parisi (Università di Roma “La Sapienza” e Accademia dei Lincei)
Tiziana Provvidera (University college London e Istituto italiano per gli studi filosofici)
Antonio Rostagno (Università di Roma “La Sapienza”)
Marcelo Sánchez Sorondo (Pontificia Accademia delle scienze sociali) Continua a leggere