Francesco Maria Tipaldi, da “Spin 11/10”

Francesco Maria Tipaldi

Nella poesia di Francesco Maria Tipaldi serpeggia da sempre una luce strana che fa pensare all’antipoesia. Ma il suo è desiderio di spiazzare, confondere il lettore al punto da creare nella sua un’interruzione, il disgusto, che gli faccia chiedere fino a che punto le parole si giocano in ogni momento la loro ampia malafede in cambio di una sublimazione.

PROFILASSI

L’ospedale era corallo e meduse, anguille
nelle sale parto.

“Dove sei”?

Arrivarono schiere
di levatrici con maglie alzate e seni come balene.

Il futuro è grande.
Chiediamo

di risorgere meno noi, di mangiare meglio. Continua a leggere