Pierluigi Cappello (1967-2017)

Pierluigi Cappello

Lascio la camera com’era quando era nei tuoi occhi,
incontrarti è il sapore che trattengo nel sorso di caffè.
Tra il piacere e quel che resta del piacere
il mio corpo sta come un posto dove si piange
perché non c’è nessuno.
Un giorno settembre era limpido e ventoso
il silenzio ammutoliva, la terra tornava al cielo.
da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti Editore, 2010

Dal desiderarti al pensarti mia
sei rimasta tu, mentre entri e ti siedi.
La luce ti viene alle spalle dalla porta socchiusa,
il pruno lascia il suo bianco al mattino.
Cosí intonati, il bianco e il pruno
fermi nel sole, noi.
In questa maniera gli alberi parlano al cielo
l’ombra degli alberi cresce lungo le iridi
verde piú cielo
in questo modo di stare, precipitati.

da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti Editore, 2010

Dal desiderarti al pensarti mia
sei rimasta tu, mentre entri e ti siedi.
La luce ti viene alle spalle dalla porta socchiusa,
il pruno lascia il suo bianco al mattino.
Cosí intonati, il bianco e il pruno
fermi nel sole, noi.
In questa maniera gli alberi parlano al cielo
l’ombra degli alberi cresce lungo le iridi
verde piú cielo
in questo modo di stare, precipitati.

da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti Editore, 2010

Ci vuole un’estate piena e un padre calmo,
un dio non assisoin mezzo agli sconfitti
ma così in tutta bellezza lo posso immaginare
come un bambino alle prime pedalate,
reggilo, eccolo, tienilo così – adesso tiene
uniti la terra e il cielo dell’estate
non sbanda più, vince, è in equilibrio,
vola via.”

da Assetto di volo: poesie 1992-2005 Crocetti Editore, 2006 Continua a leggere

Thomas Pynchon, “Contro il giorno”

RECENSIONE DI ALBERTO FRACCACRETA

Thomas Pynchon. È un nome, solo un nome. Flatus vocis. Vive a New York ma nessuno lo ferma per strada perché nessuno può dire esattamente che viso abbia. Siamo in possesso di una manciata di fotografie della sua giovinezza. Capelli leccati, naso piccolo e stretto, dentoni, blusa da marinaio. Intelligenza vispa. Nel 2018 sono uscite su un rotocalco americano un altro paio di istantanee di lui anziano, con il bastone, chioma nivea e floridissima. Il figlio Jackson al suo fianco. Qualcuno dice che nel film con Joaquin Phoenix Inherent Vice, tratto dall’omonimo romanzo pynchoniano, ci sia un cameo con lo scrittore. La notizia non è confermata, ma è certo che abbia prestato la sua voce in una puntata dei Simpson. Recitava sé stesso con un sacchetto marrone in testa e un punto interrogativo stampato.

Thomas Pynchon ha ottantatré anni e — secondo alcuni — è tifoso della Juventus (?!). Non ha mai concesso un’intervista in vita sua (è un record assoluto perché un altro grande sfuggente della letteratura americana, Cormac McCarthy, qualche strappo alla regola lo ha fatto). Paragonato a Salinger per ovvi motivi e candidato al Nobel da decenni, ha esordito a ventisei anni con V., testo letteralmente inafferrabile, e ha proseguito con un libro cult del postmodernismo e del realismo isterico, L’incanto del lotto 49.

Le trame dei romanzi di Pynchon — sia ben chiaro — sono intricatissime, labirintiche. I dettagli nascondono il tutto e il tutto si riversa borgesianamente dentro ogni singolo dettaglio.

I nomi dei personaggi sono quasi sempre parlanti: si pensi a Oedipa, protagonista dell’Incanto, o Herbert Stencil (“stampino”) che gira il mondo alla ricerca di qualcuno o qualcosa che si chiami V. Queste tipologie di opere Calvino le definisce «romanzi enciclopedici moderni», nei quali avviene in sostanza «un’analisi dello sfacelo, una coscienza del collasso, una testimonianza della frammentazione, una critica radicale del concetto di verità».

Episodi storici poco noti o completamente sconosciuti, cultura elevatissima e pop dei più triti, amore per la fisica e le scienze naturali, crudi tecnicismi e momenti lirici si mescolano in reticoli cristallini e tetraedrici, in forme allotropiche e deformanti al limite della piena comprensibilità. Tutto questo cosa ha a che fare con la poesia? Continua a leggere

Franco Fortini (1917-1994)

Molto chiare…

Molto chiare si vedono le cose.
Puoi contare ogni foglia dei platani.
Lungo il parco di settembre
l’autobus già ne porta via qualcuna.
Ad uno ad uno tornano gli ultimi mesi,
il lavoro imperfetto e l’ansia,
le mattine, le attese e le piogge.

Lo sguardo è là ma non vede una storia
di sé o di altri. Non sa più chi sia
l’ostinato che a notte annera carte
coi segni di una lingua non più sua
e replica il suo errore.
È niente? È qualche cosa?
Una risposta a queste domande è dovuta.
La forza di luglio era grande.
Quando è passata, è passata l’estate.
Però l’estate non è tutto.

(da Paesaggio con serpente, 1984)

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Nanni Cagnone, “Ex animo”

La Finestra Editrice pubblica a luglio 2020 un nuovo libro di Nanni Cagnone, “Ex animo”. Il canto d’amore è il dettato poetico di un’opera scritta da un poeta che non smette di stupirci.

«Amo il non dipendere dalle circostanze. Dai cosiddetti fatti. Mi interessa ciò che la storia non può offrire. Il vero è solo un’ iperbole; il falso è disgustoso. Pensare con sincerità questo è il solo lusso che mi sono permesso».
(Nanni Cagnone)

v

Da pigra sorgente
accanita conclusione.
Ogni volta,
la naturalezza
d’un termine,
premurosa offesa
d’un capolinea—
scendi nei difetti
d’una periferia,
ove cose rivali
si presentano.

Interesse ultimo
la fine, opera
ch’altra ne toglie
o figurata salvezza.
La malizia di quel che
giunge a conclusione
dice intatto
soltanto lo sconforto-
ma non ingiurioso
l’epilogo, visitatore
austero, se oltre
riconosci
il sorriso essenziale
entro l’assalto
del vivere. Continua a leggere