
Nanni Cagnone
Amor conduce
silenzioso dono,
che per riuscire
dev’essere paziente,
a capo scoperto
inoltrarsi nel tacito
nel folto e venerare
le lacrime,
devotamente figlio
d’ogni almanaccare,
finché non farà notte
su un popolo d’ombre.
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Quando
s’abbassa il giorno,
si può dirlo ancora tale
o in verità si tratta
d’un esonerante dolore,
non esser piú entro la cosa
ma decano oltreconfine,
in regioni smemorate
o nel rimpianto?
Diversità minima nel cielo
fu sempre turbamento—
ricordo una donna di Tebe
confusa da vicende di nuvole,
smarrito anche il suo nome.
**
Indimenticati
torbidi addii,
quante volte sollievo
e quante mancamento.
Il guscio delle cose
desolato, vuoto,
dice revocabile
il progresso
verso cose ultime,
intendo necessarie.
Férmati
all’intatto sorriso
precedente, nel vuoto
ricambialo, se puoi. Continua a leggere