Roberto Mussapi, “Epifania in poesia”

Roberto Mussapi

COMUNICATO STAMPA

Casa della Poesia, Milano

 

mercoledì 6 gennaio, ore 19:30 – DIRETTA YOUTUBE “PREMIERE: https://youtu.be/OuV5HA-w68M

EPIFANIA IN POESIA (30′)

a cura di Roberto Mussapi

                    

La poesia vive di epifanie, di apparizioni, di illuminazioni. Nel 2021 l’Epifania si nutrirà di poesia: quella di Roberto Mussapi, di T.S. Eliot, di Rainer Maria Rilke e di William Butler Yeats.

“L’Epifania è la festa dell’Apparizione, di una realtà impalpabile ma visibile che prende forma. Epifania è un termine greco (ἐπιϕάνεια, «manifestazione»), usato nella sfera religiosa per indicare l’azione di una divinità che si manifesta attraverso un segno. Nel caso della nascita di Cristo, la stella che i sapienti Magi videro e seppero interpretare, dalla lontana Persia, e che i pastori analfabeti colsero nell’inebriante potente splendore.

Ecco perché l’etimologia stessa di questo giorno lo rende festa della poesia, che tramuta in realtà percepibili dai sensi (la poesia è scritta, si legge, se recitata la si ascolta) apparizioni incorporee. Epifania, festa dell’apparizione, rima non a caso con Poesia. Continua a leggere

Wole Soyinka, la passione per la libertà

Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura nel 1986

COMMENTO DI ALBERTO FRACCACRETA

 

La poesia civile di Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura nel 1986, è tornata un anno e mezzo fa con l’Ode laica per Chibok e Leah (Jaca Book). Un testo altamente politico e intimo, nel quale la passione per la libertà si mescola con il più prodigioso esempio di resistenza umana contro la coercizione, in nome di un afflato che non può semplicemente definirsi ideale. Chibok è il luogo, Leah la ragazza. Nel 2014 a Chibok, città dello stato di Borno, 276 giovani fanciulle furono rapite in una scuola da parte di Boko Haram. Il 19 febbraio 2018 anche Leah Sharibu, giovane studentessa cristiana, fu rapita dalla stessa organizzazione terroristica. E non è stata ancora rilasciata.

Ecco la parte finale della prefazione dell’Ode laica, che spiega le ragioni della scrittura dell’autore nigeriano: «A differenza di Chibok, a Dapchi gli ostaggi — poco più di un centinaio — furono rilasciati dopo breve tempo. Quando arrivò il momento del rilascio, tuttavia, alle ragazze già ampiamente traumatizzate fu imposta un’ulteriore condizione: avrebbero dovuto abiurare la propria religione per ottenere la libertà. Lo fecero tutte, tranne una. Di nome fa Leah Sharibu. Da quanto riportato dalle sue compagne liberate, la ragazza avrebbe detto: “Non posso. Sia fatta la volontà del Signore Dio”. Nell’esprimere questo atto di volizione umana che trascende ogni singola fede, persino chi non crede trova uno spazio di serenità in cui prendersi cura della propria realizzazione spirituale».

Straordinario: il gesto umile e dimesso di una fragile ragazza, proveniente da un oscuro villaggio, colpisce nel profondo il granitico intelletto di un Premio Nobel. Leggiamo anche i versi finali dell’Ode laica, pieni di commozione e partecipazione: «Non solo Chibok agogna la liberazione, ma/ fino al giorno del Risveglio della Mente, questi/ giorni di Chibok ci riempiranno il cuore di bile. Abbiamo/ negato alla tua gioventù i riti della mente al Risveglio/ di Primavera, e le acque sorgive della vita.// Vivi, Leah. Perdona».

La piccola e maestosa testimonianza di Leah sommuove il cuore di Soyinka, lo sconvolge. Nel gesto di Leah si concentrano tutte le qualità che rendono unico l’essere umano: l’umiltà, la pazienza, la tenacia. Ma tale particolarità ha a che fare non soltanto con l’emozione di un momento, capace di ispirare il poeta. Soyinka, in realtà, in questa schietta e purissima manifestazione della personalità di Leah vede incarnato l’elemento più perfetto della sua poetica e del suo messaggio di scrittore africano. Leah è probabilmente l’opera che Soyinka avrebbe voluto scrivere. Continua a leggere

Eugenio De Signoribus, poesie

Eugenio De Signoribus

(dove)

dove si culla il seme tatuato
di code anfibie gialle e nere
che nascondono i volti, se li hanno…
all’ombra di radici familiari
in quale ansa tempestosa sboccia
nell’inflorescenza degli anni
la filacciosa violenza simulacra,
colorazione accesa delle acque
che poi traversa nelle rapide menti…

Eugenio De Signoribus, da Altre educazioni, Crocetti, 1991

*

Domande

Perché la parte oscura
ancora può dolere
e tarla la coscienza
banale o no il sapere?
E il perdono chiesto
all’uomo e all’Uomo
incontra nel languore
come una spina dura?
C’è verità nel suono
che stride in interiore?

Eugenio De Signoribus, da L’altra passione, Interlinea, 2020

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