Iolanda Insana: Satura di cartuscelle

“Satura di cartuscelle” (Giulio Perrone Editore, 2009, inNumeri, collana diretta da Giancarlo Alfano) è l’ultimo libro della poetessa Iolanda Insana una delle più significative voci poetiche del secondo Novecento. Si tratta di una raccolta di testi scritti tra i primi anni Sessanta e gli ultimi mesi del 2008, raggruppati secondo un ordine non cronologico, ma mentale. Un ordine stabilito dall’emergenza dei temi e dalle necessità espressive dell’autrice.

Il video è stato girato da Luigia Sorrentino in occasione della presentazione del libro “Satura di cartuscelle” il 30 marzo alle 19.30 alla libreria ‘Enoarcano’ di Roma. Vi compaiono, nell’ordine, Iolanda Insana e il critico, Andrea Cortellessa.

http://www.rainews24.it/ran24/clips/ 2009/04/02042009_iolanda.flv

Iolanda Insana: “E` un titolo che ha già un’ipoteca grossa che è montaliana. ‘Satura’, che ha un significato nella lingua italiana, è anche una parola latina: ‘lanx’, infatti, è il piatto, ‘lanx satura’ è il piatto pieno, pieno di pietanze, ma anche di varie vivande: i bolliti, ad esempio, ma anche la frutta, i dolci, e allora ‘lanx satura’ è il piatto in cui ci sono cose varie. Può essere anche un piatto con vari tipi di frutta. E allora qui,  a comporre questo libro, sono proprio della ‘cartuscelle’ tutte diverse. Non potevo intitolarlo ‘Satura’ … ‘Cartuscelle’ dà anche il senso dell’ironia, perché non è ‘Satura di carte’, ma  di ‘cartuscelle’, alla napoletana…”
Secondo Andrea Cortellessa l’idea di questo testo di Iolanda Insana, che ha pubblicato la sua intera opera poetica nel 2007 ne “Gli elefanti” della Garzanti,  si è costruita proprio grazie a quell’ opera. Per Cortellessa, infatti, “è lì che la Insana ha mostrato di avere attenzione al dettaglio, a una costruzione del testo anche paratestuale. Un’opera, quella, che evidenzia che la insana ha raggiunto nel tempo il suo linguaggio.” E aggiunge: “Iolanda non sente la necessità di tornare sugli stessi testi per modificarli, per darne nuove versioni un po’ come ha fatto Ungaretti per tutta la vita. Una volta che Iolanda licenzia questi testi con ‘la tradizione a stampa’ la sua poesia si arresta”. Ed ecco che il libro ha la funzione di farci entrare in una dimensione che è precedente al testo, come nota Cortellessa, “non proiettandosi in una dimensione ulteriore, infinitamente, in divenire, ma in un testo che documenta la sua genesi, la genesi particolare del proprio linguaggio.”
Iolanda Insana venne scoperta da Giovanni Raboni nel 1977, anno in cui pubblicò nella collana da lui diretta “Quaderno collettivo della Fenice” n.26, (Guanda) la raccolta poetica “Sciarra amara” .

Nel 2002 la Insana vince il Premio Viareggio poesia con “La stortura” (Garzanti).

La particolarità della poesia di Iolanda Insana è rappresentata dalla contaminazione tra il dialetto siciliano con un registro medio italiano in un impasto verbale dirompente che scardina l’ordine conformista della fine degli anni Settanta. I ‘Fendenti fonici’ , infatti, del 1982, sono quelli di una poesia totale, che recupera l’invettiva, l’epigramma, il frammento e l’epigrafe con il timbro secco e imprevisto della denuncia, con la concretezza visionaria del cantore che nulla concede al lirismo. (2 aprile 2009)
spacca la melagrana
e scarta la scorza che allappa
tinge di nero le dita
e smorza i bottoni delle papille
schiaccia e succhia la frescura rubina
i grani della vita
sono di grana fina
e se ne apprezza il sapore
con forte dentatura
rinegozia l’esistenza
e restituisci al corpo il suo sudore
il suo ardore
non lasciare
che a fare da mantice al fuoco
resti sola e senza fiato
poi che opprime il costato
corri all’arca del mare
a scovare la ricchezza del corpo desviato
e placare il rimorso della siccità
nell’onda che s’azzuffa e si bacia e t’inonda
schiumando di fierezza

Iolanda Insana

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