Mi chiamo Rosa. Per me crisi è essere circondata da un mare di indifferenza. Il silenzio è qualcosa che avvilisce ed io sono una che è vissuta dopo l’inferno del cancro. Ho affrontato la chemioterapia sperimentale e le 40 sedute di radioterapia per un cancro al seno, molto aggressivo e metastizzante. La crisi economica è nulla di fronte al mio senso precario e inesorabile di desiderio di vivere…
Sono trascorsi 4 anni e secondo i medici non devo abbassare la guardia: il signor cancro può assalirmi quando desidera!!! Io insegno lingua italiana agli stranieri e sono anche fatta oggetto di mobbing tra i colleghi. Lei mi può ascoltare? Vivo in una cittadina di provincia, Avellino, dove la quotidianità scorre come i rintocchi affievoliti di una campana piena di polvere. (Nella foto una veduta dal mare del porticciolo di Ventotene in un’immagine di archivio ANSA).
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Il desiderio
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Vita,
ricordi,
serenità e parole
che sublimano
l’anima.
Dove sono?
Sono nella sete
di ardore
dell’anelito
a rinascere.
Desidero
vivere
sempre più.
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Rosa Mannetta
…il primo passo di portare alla luce il (tuo) tormento è compiuto nella divulgazione di questa seconda lettera dedicata alla decadenza e alla sconfittà dell’Umanità intera per le responsabiltà di pochi che hanno il destino di TANTI esseri umani…il secondo passo è l’urgenza della parola … risorsa intima esclusiva che riguarda te stessa, ma voglio precisare che in questo momento tu – Rosa – aiuti tante voci silenziose che non hanno scelto come forma di comunicazione questo blog di informzione e diffusione letteraria; la scelta editoriale di RaiNewes mette a disposizione la possibilità di testimoniare il disagio sociale di tantissima gente, in questo modo il mondo della cultura può ancora restituire dignità a chi viene privato di questo alto valore umano dall’incuria di chi con il pretesto della “crisi” annienta le coscienze, grazie.
Cettina Lascia Cirinnà
Rosa: Non mollare.
Ti voglio bene.
Grazie,per i commenti. Vorrei contattarti Vincenzo dimmi come fare. Rosa
Rosa scusami per il ritardo con cui leggo il tuo commento.
Chiederò a Luigia di girarti il mio indirizzo mail.
vincenzo
… fatta oggetto di mobbing tra i colleghi….
invece di essere soggetto di amorevoli pacche sulla spalla e piccole cortesie.
Cosa sono diventati certi ambienti di lavoro?
Ha ragione Cettina, c’è l’urgenza della parola non solo in questo luogo d’accoglienza (e accogliente) ma anche nelle aule degli ispettorati del lavoro. Ma non lasciarci, riscrivici e facci sapere come stai e soprattutto difenditi.
Cara Meth, il problema non è solo sul lavoro. La mia voce è un urlo che si perde nel deserto delle coscienze… La malattia cambia la vita. Io scrivo anche su un blog e molti lettori mi comprendono. Ho compiuto dei grandi e piccoli passi. Sono portavoce di altri miei compagni di avventura che non hanno il coraggio di esporsi perchè hanno paura di essere additati come gli “ultimi nella vita”. Non vi lascio, mi faccio sentire. Se vuoi,contattami e fammi pervenire la tua e-mail. Grazie e un saluto a tutti. Rosa