Nello Scaffale, Stefano Benni
a cura di Luigia Sorrentino
—
di Nadia Agustoni
Il nuovo libro di Stefano Benni, “Di tutte le ricchezze” Feltrinelli 2012, è un romanzo in cui temi diversi si intrecciano e un lungo filo si dipana portando il lettore in una storia complessa con personaggi di varia umanità. La terza età, l’amore che fu e forse ritorna, complice una giovane amicizia, un figlio amato e lontano, il degrado dei luoghi e i loro misteri consegnati a una memoria orale e collettiva, sono il fulcro del racconto che mantiene sempre un sottofondo di tristezza. Un romanzo amaro, per certi versi più sulla sconfitta delle illusioni che sull’amore, e insieme foto di gruppo dove un piccolo paese assurge a simbolo del grande paese, con i suoi vezzi, le disfatte e qualche virtù.
Martin, ex professore e studioso di un solitario poeta, sul cui suicidio in manicomio c’è qualcosa di non chiaro, vive nel paese dell’Appennino dove questi era nato e dove strane leggende su una ragazza morta nel lago si intrecciano alle voci di presunti dipinti lasciati in un nascondiglio dal summenzionato poeta. Sul luogo arrivano, come non desiderati vicini di casa, un lui e una lei, visibilmente in crisi come coppia. Faranno di Martin il loro confidente e nel dialogo aperto con loro, l’ex professore, scaverà dentro le proprie ossessioni, portando alla luce il dolore di un antico amore abbandonato e di una smania di essere uomo di successo che era insieme arroganza e angoscia. Martin si rivede nell’uomo più giovane che ha davanti e lo aiuterà, ma quest’ultimo non coglierà il senso di quell’aiuto e allestirà, senza remore sulla corruzione di chi ha intorno, l’ennesimo show artistico/culturale. Più sfumato il personaggio di lei che, nel suo essere irrisolta, ricorda a Martin una delle eroine di Dostoevskji, non a caso Nasten’ka, protagonista de ” Le notti bianche”. Il loro innamorarsi, non trovando il proprio tempo, resterà anch’esso irrisolto; un punto su cui lo sguardo interiore torna, protraendo l’attesa di qualcosa che non è stato ma è rimasto dentro, intuendo finalmente la capacità di una presenza non possessiva.
Sono comunque le figure che abitano il paese e i suoi dintorni a incarnare nella storia il punto di svolta. E’ la sete di giustizia di una vecchia conoscente del poeta/pittore a rivelare a Martin verità pesanti sulle leggende del luogo e come in una cartina di tornasole vediamo in queste verità svelate, quelle mai rivelate su tante morti che il paese Italia ha sopportato, per ignavia e per condiscendenza verso i potenti.
Lo stile di Benni in questo romanzo sembra farsi più interiore, pur rimanendo visionario, e si coglie nella sua voce la realtà dell’essere contemporaneo e insieme vivere un fuori tempo dove la speranza ha molti nomi. Essere scrittori è anche dare, con le storie, gli inesorabili vuoti della vita, con quella volontà di capire che a volte è narrare il diseguale dell’amore, il suo essere parte ferita dell’eredità dell’uomo.