Paolo Ruffilli, ‘un’altra vita’

Paolo Ruffilli in ‘un’altra vita’ (Fazi, 2010) euro 18,50, sfida la vita e torna a raccontarci la forza delle storie che vorremmo vivere, o che non vorremmo vivere mai.  Storie che non arretrano di fronte a nulla, storie che entrano in altre storie… in brevi frammenti, come avviene nella sua poesia.

Quelli raccontati da Ruffilli sono “amori dentro altri amori”, in una sorprendente costruzione a incastri in cui la rivelazione che sovverte a un tratto il mondo in cui avevamo pensato di entrare ne racchiude, ne prepara a sua volta un’altra, a sua volta inattesa, forse definitiva.

c’è sempre l’attesa e la rivelazione nei venti racconti, che per ognuno si ispira, a un autore prediletto, citato in chiusura. 

Vi proponiamo il primo capitolo del racconto ‘La passione delle idee’ ispirato a Elsa Morante.

I
“Il sole declinava e sopra i prati si andavano allungando le onde della sera. Due file di abeti stretti l’uno all’altro si alzavano come muraglie a formare il viale. Scavalcata la siepe, vi entrarono planando sugli aghi che ricoprivano la terra del fitto strato cedevole al premere dei passi.
“Il giorno che fugge via è un amico che sta partendo, è proprio vero”, mormorava.
Intorno era tranquillo e scuro. Soltanto sulle cime più alte degli abeti tremolava di luce fusa d’oro. Aleggiava, intorno, l’odore di conifere che i passi mescolavano al sapore del muschio e delle felci.
Dove il viale terminava, si dividevano due strade bianche. La più torta e larga fiancheggiava le vecchie piante del frutteto, passando accanto alla casa in pietra con la terrazza e il mezzanino in legno.
Oltre il cortile padronale si vedeva il lago. E, sulla riva opposta, il piccolo villaggio con il suo aguzzo campanile sul quale fiammeggiava una croce accesa dal riverbero del sole del sole che stava tramondando.
“E disperdendosi nei cieli, fuggita via, cacciandosi nell’ombra moriva la giornata”, guardandola, cantava una canzone che gli evocava la visione.
Dietro la casa sotto il tiglio stava il cumulo del fieno, l’ultimo taglio di stagione, già biondo e pieno di gonfiori. L’aroma che se ne andava sprigionando fondeva insieme l’amaro e il dolce di fiori ed erbe lasciati lì per giorni a fermentare.”

da: ‘un’altra vita’, di Paolo Ruffilli (Fazi, 2010)

Paolo Ruffilli è nato nel 1949. Ha pubblicato alcune raccolte di poesie, tra le quali Piccola colazione (1987), che ha ottenuto l’American Poetry Prize, Diario di Normandia (1990), Camera oscura (1992), Camera oscura (1992), Nuvole (1995), La gioia e il lutto (2001), Le stanze del cielo (2008) e i racconti di Preparativi per la partenza (2003).

Michael Cunningham, ‘Al limite della notte’

E’ in libreria dal 20 ottobre l’ultimo romanzo di Michael Cunningham ‘Al limite della notte’ (traduzione di Andrea Silvestri, Collana Narratori Stranieri, Pagine 280, Prezzo € 17,50).

Il romanzo inizia con un sacrificio paradossale: i newyorkesi nel traffico di Broadway si trovano davanti al corpo sanguinante di un cavallo investito da una macchina. Quasi un opera d’arte alla Damien Hirst.

‘Al limite della notte’ racconta la storia di due ricchi quarantenni, Peter e Rebecca Harris, nati e cresciuti a New York, al culmine delle loro carriere – gallerista lui, editor lei – con una figlia universitaria a Boston, pieni di amici, ammirati e invidiati da tutti: sembrano felici. Quando però va a stare da loro il fratello di Rebecca, Ethan (detto in famiglia Erry, “l’errore”), qualcosa si muove in questo mondo dorato. Il ragazzo è un bellissimo ventitreenne, con una storia di droga alle spalle, in cerca di una strada. Accanto a lui, Peter inizia a interrogarsi sull’arte, la passione, gli artisti, il lavoro, il successo – il suo mondo, insomma, che tanto faticosamente si è costruito – e, mentre la confusione aumenta, inizia a sentirsi sempre più attratto da lui. Al limite della notte è un romanzo classico, come ha sottolineato in una bella recensione Jeanette Winterson sul New York Times, dove detta legge quella tipica confusione shakespeariana intorno al ‘genere’ , dove ‘un ragazzo che è una ragazza è un ragazzo che è una ragazza’. Così Ethan, che è la bellezza allo stato sorgivo, sembra agli occhi di Peter, Rebecca da giovanissima, che però sembrava già Ethan oggi. Ma Ethan sembra anche una scultura di Rodin, che ci insegna che la bellezza, scrive Cunningham è ‘ in realtà la normale condizione umana, e non la più rara tra le sue mutazioni’. Il premio Pulitzer, autore di Le ore, torna con un romanzo che è un viaggio nei bisogni e nei desideri più profondi dell’uomo: qual è il posto dell’amore e della bellezza nelle nostre vite? Il romanzo esce in contemporanea con gli Stati Uniti.

MICHAEL CUNNINGHAM è cresciuto a Los Angeles e vive a New York. Per Bompiani sono usciti: Le ore (1999), tradotto in ventisette lingue e vincitore del Premio Pulitzer per la Narrativa, del Pen/Faulkner Award e del Premio Grinzane Cavour 2000 per la Sezione Narrativa Straniera, Carne e sangue (2000), per il quale ha ricevuto il Whiting Writer’s Award, Una casa alla fine del mondo (2001), Mr Brother (2002), Dove la terra finisce (2003) e Giorni memorabili (2007). Dal romanzo Le ore è stato tratto il celebre film interpretato da Meryl Streep, Nicole Kidman e Julianne Moore, mentre da Una casa alla fine del mondo è stata realizzata una versione cinematografica diretta da Michael Meyers.

Herta Muller, ‘attraverso la poesia’

Sellerio editore Palermo torna a pubblicare il premio Nobel per la Letteratura del 2009 Herta Muller, 57 anni, emigrata nel 1987 a Berlino dal Banato svevo. Questa volta nel libro ‘In trappola’, (Sellerio editore Palermo, 92 pagg., 9 euro), vengono pubblicati tre scritti di Herta Muller, che possono essere definiti incontri con una poesia intesa come vita, come pane quotidiano, come unico mezzo per sopravvivere. L’autrice riflette infatti su tre poeti e racconta del loro esprimersi in poesia, cercando nella loro esperienza la “immagine dell’essere umano”.

Attraverso la poesia, l’autrice scava stati dell’animo come emergono dalle parole clandestine di tre menti vietate, deportate, dimenticate o suicide. Riflette anche sulla condizione di chi è costretto a dover scegliere sempre tra tre categorie di appartenenza: chi collabora volontariamente, chi puo’ essere chiamato a collaborare e chi rifiuterà di collaborare lasciandosi come unica possibilità la poesia, detta o taciuta, emersa o sepolta per sempre.

La traduzione della nuova opera di Herta Muller è di Federica Venier che firma anche la Prefazione ‘E niente letteratura’, in cui scrive: “Quando tradussi il primo dei tre saggi, Herta Muller era praticamente sconosciuta in Italia. Il caso mi aveva portata a incontrarla: una piovosa domenica invernale del 1996 in Germania” e il
Premio Nobel lesse proprio ‘In der Falle’. La traduttrice ne venne subito colpita. E la stessa Venier a spiegare che nei tre brani in cui si snoda ‘In trappola’ “e’ piu’ evidente che negli altri la durezza di questa guerra.

Vesna Parun, tra lacrime e desiderio

La scrittrice croata Vesna Parun, considerata una delle maggiori poetesse dell’ex Jugoslavia, è morta oggi in una clinica di Stubicke Toplice, nel nord della Croazia, all’eta’ di 88 anni.

Nata nel 1922 a Zlarin, una piccola isola della Dalmazia, vicino a Sibenik, Vesna Parun fu costretta a interrompere l’Università a Zagabria per via della guerra. Nel 1941 si schierò con i partigiani di Tito e abbandonò definitivamente gli studi per la scrittura. I suoi “Tre canti per la Repubblica”, apparsi nel 1945,
resero Parun immediatamente celebre nella neonata Jugoslavia comunista. Alla prima raccolta poetica, “Albe e tempeste” (1947), sono seguiti una trentina di altri testi poetici, opere per bambini ed opere teatrali. Tradotta in molte lingue, nel 1995 Vesna Parun è stata candidata al Premio Nobel per la letteratura.

La decana della poesia serbo-croata è stata tradotta per la prima volta in lingua italiana nel 1998 da Jacqueline Spaccini dell’Università della Sorbona di Parigi, curatrice di “Nè sogno, nè cigno”, pubblicato dalle edizioni Spring. Il libro, che riporta la prefazione dello scrittore Predrag Matvejevic, offre una poesia-documento di violenze e di guerra in un paese amato, ma al tempo stesso da rifuggire, alla ricerca di un luogo più illuminato dal sole. E’ il messaggio storico-politico di una poetessa inquieta che ha prediletto vivere ai margini della civiltà, indecisa tra lacrime e desiderio.

Emanuele Trevi, ‘Il libro della gioia perpetua’

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“Ho coltivato da sempre, sin dall’infanzia due immensi poteri: il potere di mentire e il potere di assentarmi”. Emanuele Trevi

                                  Il Libro della gioia perpetua di Emanuele Trevi (Rizzoli, 2010) euro 19,50
                                                            Premio Napoli 2010    www.premionapoli.it

C’era una volta il favoloso mondo di Lossiniere, un paese dove non suonano i telefoni e si viaggia in carrozza. Napoli, invece, è un inferno vero di traffico e spazzatura. Uno scrittore, appena arrivato da Roma, scopre che l’evento a cui doveva partecipare è stato annullato all’ultimo minuto. Il viaggio, in apparenza inutile, gli fa conoscere una enigmatica maestra e lo porta all’incontro fortuito con un manoscritto ambientato nel paese di Lossiniere, Il libro di Clara e Riki, e con il mistero della sua autrice: una bambina di otto anni. Nel Libro regnano la calma interiore, la concentrazione imperturbabile, la forza d’animo necessaria a essere nient’altro che se stessi. Bambini simili a dèi, Clara e Riki sembrano conoscere il segreto della gioia perpetua. Il sovrano istinto dell’attimo libera infatti la loro esistenza dall’obbligo di significare qualcosa agli occhi del prossimo. Ma qual è il potere di queste pagine capaci di riscuotere il protagonista dal torpore e dalla rassegnazione in cui era sprofondato? E chi è la bambina che le ha scritte, come fosse un oracolo in miniatura, un maestro zen di otto anni? Emanuele Trevi conferma in queste pagine la sua capacità di fondere le seduzioni del racconto con l’indagine appassionata e imprevedibile sulle meraviglie e i terrori dell’infanzia, e sulle radici più profonde dell’arte e della creatività. Un romanzo dal coraggio sfrontato, capace di avvolgerci in una spirale che, complice una prosa perfetta, porta dritti dritti al nucleo del nostro vivere.