Mariangela Gualtieri

Ritorna silenzio
placa tutto di me
in un ascolto teso
mani che lasciano la presa
rombo vuoto di tua intesa
silenzio d’oro d’oro
per più riposo celebrale un calabrone
si posa in cima all’aurora
siamo spezzati dentro la mano
genuflessi nell’ora della costellazione
redenta. Siamo costipati
in questo mondo peno
un giorno migliora questo pilotame
d’argento e dentro ci sono
papaveri e una insonnia per loro.

Fa di me la tua mano.
Prendi questa intesa e getta
piume nella festa de re
piume e un anello prezioso.
Saremo solo schiuma, saremo
un fruscio un velame
quando andremo via.

da: Bestia di Gioia di Mariangela Gualtieri (Einaudi 2010)

Mariangela Gualtieri (nella foto di Rolando Paolo Guerzoni) è nata a Cesena nel 1951. Nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro della Valdoca. Fra le sue precedenti raccolte di versi, Antenata (Crocetti 1992), Fuoco Centrale e altre poesie per il teatro (Einaudi 2003), Senza polvere e senza peso (Einaudi 2006), Paesaggio con fratello rotto (Sossella 2007), Bestia di gioia (Einaudi 2010).

www.teatrovaldoca.org

Cesare Viviani

Si internerisce il cuore
di fronte all’immobilità di un corpo.
“Oh non mi riconosco nelle parole
di chi gusta il potere!”
Passarono le guerre,
ma non sulla terra, in aria.
E la distruzione fu immaginata, non fatta.
La ferocia induce l’amore,
è bene dirlo.
Così, in un interrogativo, si racchiude
la vita: qual è il mio dio,
qual è il mio nemico?

da: Credere all’invisibile (Einaudi 2009)
(Nella foto, Cesare Viviani a cui è stato conferito, tra gli altri, il Premio P.E.N 2009)

Cesare Viviani è nato a Siena nel 1947. Vive a Milano. I suoi libri di poesia sono: L’ostrabismo cara (Feltrinelli, 1973), Piumana (Guanda 1977), L’amore delle parti (Mondadori 1981), Summulae (Scheiwiller 1983), Merisi (Mondadori 1986), Preghiera nel nome (Mondadori 1990), L’opera lasciata sola (Mondadori 1993), Cori non io (Crocetti, 1994),  Una comunità degli animi (Mondadori 1997), Silenzio dell’universo (Einaudi 2000), Passanti (Mondadodori 2002), La forma della vita (Einaudi, 2005),  un’antologia dei suoi testi poetici, Poesie, (Oscar Mondadori 2003), Credere all’invisibile (Einaudi, 2009).

Addio a Edoardo Sanguineti, Il poeta dell’ideologia

Nel trigesimo della morte di Edoardo Sanguineti – maestro novecentesco – sodali discepoli compagni di strada, amici e dialettici nemici, si riuniscono in assemblea commemorante a Roma, presso ESC Atelier Autogestito (Via dei Volsci 159, quartiere S. Lorenzo). Giovedì 17 giugno dalle 20.30 in avanti.

Non la posa di una pietra tombale e nemmeno la celebrazione di un’icona, ma il segno di una viva permanenza. Una maratona di letture, ricordi e contributi multimediali aperta a tutti coloro che vorranno essere esserci. Ognuno dei presenti introdurrà o eseguirà un testo di Edoardo Sanguineti, scritto o audiovisivo, da lui scelto: per una durata massima di cinque minuti ciascuno. (16 giugno 2010)


Hanno aderito sinora:

Annelisa Alleva, Antonio Amendola, Brunella Antomarini, Luca Archibugi, Nanni Balestrini, Uliano Balestrini, Gianfranco Baruchello, Sonia Bergamasco, Francesca Bernardini Napoletano, Paolo Bertetto, Tomaso Binga, Ginevra Bompiani, Maria Grazia Calandrone, Simone Caltabellota, Luisa Capelli, Simone Carella, Laura Cingolani, Arnaldo Colasanti, Andrea Cortellessa, Fabrizio Crisafulli, Sara Davidovics, Elisa Davoglio, Riccardo De Gennaro, Raffaella D’Elia, Pablo Echaurren, Fabrizio Fantoni, Giulio Ferroni, Michele Fianco, Giovanni Fontana, Stefano Gallerani, Bruno Galluccio, Sergio Garufi, Enrico Ghezzi, Enzo Golino, Gaia Gubbini, Angelo Guglielmi, Nicola Lagioia, Filippo La Porta, Letizia Leone, Mario Lunetta, Bianca Madeccia, Massimiliano Manganelli, Raffaele Manica, Nina Maroccolo, Aldo Mastropasqua, Giordano Meacci, Francesco Muzzioli, Matteo Nucci, Tommaso Ottonieri, Francesco Pacifico, Paolo Pagnoncelli, Marco Palladini, Melissa Panarello, Francesco Piccolo, Plinio Perilli, Alexandra Petrova, Gilda Policastro, Jonida Prifti, Christian Raimo, Franca Rovigatti, Piero Sansonetti, Ruggero Savinio, Ivan Schiavone, Siriana Sgavicchia, Gabriella Sica, Sparajurij (Francesco Ruggiero), Luigia Sorrentino, Carla Subrizi, Emanuele Trevi, Filippo Tuena, Carla Vasio, Sara Ventroni e Paolo Zanotti. Più contributi a distanza di: Altri Luoghi (Marco Berisso, Guido Caserza, Paolo Gentiluomo), Gian-Maria Annovi, Simone Barillari, Gabriele Frasca, Canio Loguercio e Andrea Zanzotto.

Serata a cura di Andrea Cortellessa, Raffaella D’Elia, Vincenzo Ostuni, Tommaso Ottonieri, Gilda Policastro

Edoardo Sanguineti, professore universitario, insigne dantista, ha perseguito con straordinaria coerenza il filone di una creazione letteraria, che puntando sulla destrutturazione linguistica, rendesse al tempo stesso – spesso con effetti parodici e grotteschi – la condizione di alienazione dominante nel nostro tempo (con un fondo di ortodossia marxista, tenacemente difesa contro le disillusioni della storia). Sia nelle poesie (Laborintus, 1958; Erotopaegnia, 1960; Wirrwar, 1972; Postkarten, 1978); sia nelle prose narrative (Capriccio italiano, 1963; Il giuoco dell’oca, 1967), emergono come caratteristiche sue più brillanti e persuasive il genio delle associazioni stilistiche-semantiche e la forza del suo sincopato metrico, che rinvia, appunto, a una diversa sarcastica visione del mondo.

di: Alberto Asor Rosa
In: Storia europea della letteratura italiana III. La letteratura della Nazione, Einaudi, 2009

A Nathan Zach il Premio Gabriele D’Annunzio

E’ Nathan Zach, nato a Berlino nel 1930 da famiglia ebraica, il vincitore del VII Premio Internazionale di poesia Gabriele D’Annunzio.  
Stefano Trinchese, preside della facoltà di Lettere dell’Università “D’Annunzio” di Chieti, ha sottolineato come “Nathan Zach rappresenti la cultura ebraica nel mondo, con una visione anche critica del conflitto fra Israele e Palestina”.
Nato da padre tedesco e madre italiana, dopo l’avvento del Nazismo, Zach fu costretto a lasciare Berlino ed emigrare in Palestina con la famiglia, un evento che segnò la sua vita, configurandosi come fatto traumatico nella sua opera.
Nel 1993 Natan Zach ha vinto il Premio Feronia di Roma, nel 2000 il Premio Internazionale di poesia Camaiore. Numerose le onorificenze ricevute in Israele.
In conferenza stampa a Pescara, presso Casa D’Annunzio, il presidente del Centro studi Dannunziani, Edoardo Tiboni, ha ricordato i nomi dei vincitori delle precedenti edizioni del Premio: Yves Bonnefoy (2003), Mario Luzi (2004), Adonis (2005), Hans Magnus Enzensberger (2006), Mark Strand (2007), Evgenij Evtushenko (2008).

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Antonella Anedda: “La vita dei dettagli”

“La vita dei dettagli” (Donzelli, 2009, euro 18,00) è la nuova avventura letteraria di una delle più apprezzate poetesse italiane, Antonella Anedda. Si tratta di un’opera di saggistica di grande significato in quanto offre lo spunto per un’importante riflessione, oggi, sul senso e sul significato dell’arte. Gli occhi della poetessa vedono, “pensano la vita” e ci riportano al viaggio compiuto da James Joyce con “Ulysses” e alla frase pronunciata da Stephen Dedalus: “Pensare la vita attraverso i miei occhi”.

“Dimmi a chi appartiene questa casa in fiamme, chi lancia la sua picca sul vuoto, quale peccato viene punito” si domanda la Anedda compiendo il suo ritratto, pietoso e impietoso, mettendo insieme frammenti, dettagli, accumulati negli occhi, immagini che l’hanno atterrita e affascinata.

“Che cosa si ferma nei nostri occhi?” Si chiede la poetessa. Cosa ci colpisce e ci commuove? Lo sguardo della Anedda “collezionista di perdite” procede minuzioso nella ricostruzione, ritaglia e fotografa dettagli delle opere di alcuni dei più grandi artisti visivi del nostro tempo, Nicolas De Staël (1914-1955) Marc Rothko (1903-1970) Bill Viola (1951) Jenny Holzer (1950) e si interroga: “Qual è il significato dell’arte?”
“Nelle scaglie nere che annunciano tempesta” lo sguardo non riunisce, ma scompone particolari che diventano un altro quadro. Ecco che l’osservazione e la sintesi della poetessa incrocia il solco di altri poeti che come la Anedda furono dei grandi cacciatori di immagini. Penso a Guillaume Apollinaire che divenne amico intimo di Pablo Picasso. Il punto di vista di Apollinaire nei confronti dell’arte rafforzò il grande artista che divenne Picasso e contribuì al suo precoce riconoscimento pubblico. Così “La vita dei dettagli” rafforza e consolida il senso e il significato di tutta l’arte, evidenziando il ruolo del poeta nella contemporaneità e attribuendo assoluto valore alla sua testimonianza.

La Anedda entra nel “frammento di un discorso” che comincia, per ogni poeta, proprio dall’osservazione, dallo stare davanti al “quadro”, all’immagine, affascinato o respinto da un tratto, dal dettaglio che compare o scompare del tutto, evidenziato dalla luce o inghiottito dal buio. Ciò che resta impresso nell’occhio del poeta è quell’infinitamente piccolo che ha attirato la sua attenzione, ha smosso la riflessione, l’argomentazione, il discorso che ha reso possibile – che rende possibile – la Sua Opera. L’attenzione del poeta al particolare diviene quindi la sintesi di una conoscenza di cui il poeta entra in possesso e dalla quale non potrà mai più separarsi. Quel dettaglio – una finestra spalancata sul visibile – è pensiero, movimento, azione, è l’Opera, nel suo farsi e disfarsi.
di Luigia Sorrentino