Katia Olivieri, “Piove col sole”

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Dalla Prefazione di Davide Rondoni

Forza e dolcezza di donna, di figlia, di raccontatrice – ecco, cosa colpisce in questo libro. La urgenza di dire le cose in versi coglie l’autrice nel punto vivo del suo essere.
Non si assiste a nessuna preoccupazione letteraria, non si sente il tavolino dello scrittore, ma il vento della vita.
Entro questo vento appaiono la madre, Ugo, e altri, e luoghi. Katia deve dire la vita, non può più tacere e cerca nel ritmo dei versi il ritmo che la porta e la fa sbandare verso il senso delle cose.
[…]  A volte la parola entra nell’intimo dei rapporti cruciali. Lo fa con una sorta di pudore che è al tempo stesso fortissimo e incantato, e che costituisce, a mio avviso, la qualità più alta della voce di Katia.

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Georgi Gospodinov

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Georgi Gospodinov (credits/Dafinka-Stoilova)

Trascrittore di strade

Trascrivere vorrei
le strade mattutine
di tutte le città.
I tram, i tabelloni,
la donna con il trolley
che corre
il ragazzo con il poster,
i punk seduti sulla Friedrichstrasse
a Berlino, alle 7 del mattino,
poi i barboni a Bordeaux,
i senzatetto di Roma,
ma anche quelli nelle stazioni
di Amburgo
che perderanno
tutti i treni.
Trascrivere ancora
quella ragazza
col maglione blu nel tram,
della quale ti devi pur innamorare
per perderla soltanto
tre fermate dopo
a Rosenthaler Platz.
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Vladimir D’Amora

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Vladimir D’Amora (ph. Luigia Sorrentino)

Siamo stati la foglia che raccoglie ogni goccia
di senso inapparente. La linea
che è una verticale
donata al pianto della
solitudine nei poemi dei vecchi
memori di belle quasi alate impressioni.
Ma abbiamo
perso.
Sullo scadere del secolo,
che durava quanto un fascio dei colori
instabile; e ci hanno anche proposto
di morire,
senza un dio.
E non abbiamo rifiutato.
Come la vita spietata e vetrale,
quale rivincita
una gioia come due spiccioli
smarriti al centro
nel parco
non più umano. Continua a leggere

Fabiano Alborghetti

Fabiano Alborghetti Credits/Alain Intraina

Fabiano Alborghetti Credits/Alain Intraina

Si sentì come un tuono e fu in tutte le valli

Il sette d’agosto del settantotto
accadde il diluvio:
pioveva a dirotto
che mai tanta pioggia fu vista così
ma chi immaginava un tale disastro?
Si disse l’odore del fiume diverso, il rumore
dei sassi cozzare coi sassi
e l’acqua, la pioggia
poi la luce mancata, poi il rombo dovunque
si sentì come un tuono e fu in tutte le valli
Mesolcina Onsernone e Blenio e Calanca
Centovalli e Verzasca come anche la Maggia:
nella pioggia infinita
crollate le valli
i fiumi esondati trascinare detriti
e tronchi e pietrame, le strade sommerse
e i ponti divelti, smottamenti e valanghe
le frane spianare le case, le cose
e talvolta un muggito
di animali nel fango strascinar verso valle
a morir di terrore con gli occhi sbarrati.

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