Opere Inedite, Alessandro Oliviero

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Lavoro come ghostwriter ma non è mai abbastanza. Per il momento vivo in Brasile perché a stare in Italia mi si era gonfiato il naso a forza di farmi sbattere la porta in faccia e il medico mi ha consigliato un po’ di sole. Avete mai sentito quella storia che quando si chiude una porta si apre un portone? Bene, io sono rimasto chiuso fuori. Con la poesia ho iniziato a 13 anni e compiuti i 17 incollavo epigrammi di Callimaco al soffitto di camera. Mia mamma non poteva sopportare questa cosa perché ‘se li metti lì nessuno riesce a leggerli’ e così me li strappava. Ma io non avevo intenzione di farli leggere a qualcuno. Provavo per quelle poesie una forma di rispetto estrema e testarda che mi convinse a considerarle sacre. E la loro lettura diventò per me di importanza sciamanica.

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Opere Inedite, Guido Oldani

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi a Opere Inedite (foto Dino Ignani) leggiamo la poesia di Guido Oldani, l’ideatore del “realismo terminale, che si appalesa nel terzo millennio. Nella realtà – sostiene il poeta – la natura è divenuta azionista di minoranza, azionisti di maggioranza sono gli oggetti. Si annulla la distanza fra i prodotti e l’uomo che incomincia ad assimilarli.
Nasce un modo radicalmente diverso di interpretare il mondo e di rappresentarlo, anche artisticamente, a partire dalla poesia.”

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Opere Inedite, Michele Maria Colzani

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Sono quasi delle invocazioni, le poesie che invia Michele Maria Colzani. Di sicuro, la sua voce, cerca l’anima del mondo ma esprime anche la necessità di un’armonia fisica perduta chissà dove. Il presente e il futuro, perduti anch’essi, chissà dove. “Nei miei pensieri si posavano nuove speranze”, scrive. Altrove  scrive “I pensieri illuminanti sono necessari alla vita”.

“Fin dalla mia giovinezza – scrive ancora Michele Maria Colzani – sono sempre stato attratto dai libri e nella mia vita ne ho letti a centinaia, di tutti i generi, dalle commedie di Plauto ai libri gialli di Agatha Cristy, dai romanzi storici di Dumas ai legal thriller moderni di Grisham. Dopo anni di letture ho scoperto la beat generation con i romanzi di Kerouac e ho trovato colui che ho eletto a mia guida poetica, Allen Ginsberg. Scrivo ininterrottamente da quando avevo vent’anni e, oltre a varie raccolte di poesie, ho scritto anche vari brevi romanzi.
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Opere Inedite, Steven Grieco

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Il poeta è prima di tutto osservatore della realtà, come questa appare ai sensi, originando allo stesso tempo al nostro interno. Per questo egli sa che l’oggettività in senso puro è un’illusione, che ogni faticare umano è eternamente in bilico fra “interiorità” e “mondo esterno”, fra essere e non-essere.
Ciò che egli trae dal mondo è quindi l’immagine sottile. L’immagine sottile è un fuoco che arde e purifica. Non è la gioia, e soprattutto non è il dolore, che tentano entrambi di assumerne le sembianze, ma sono soltanto stati d’animo che modellano le forme dell’esperienza e spesso tendono a deformare di questa la più profonda, inalterabile, natura. Possiamo, certo, ritrarre il dolore o la gioia, ma dovremmo essere sapienti nel farlo, se davvero è al superamento d’ogni emotività passeggera che l’arte per sua natura tende, come il pastore epirota che se ne sta sdraiato sulla via polverosa suonando la floghièra, flauto dei greggi. Continua a leggere

Opere Inedite, Daniele Ciacci

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Daniele Ciacci che mi scrive: “Ho sempre intravisto nella poesia l’inedita possibilità di conoscermi più a fondo. E, insieme, conoscere anche la realtà. Vittorio Sereni diceva: «Io in poesia sono per le cose: non mi piace dire io, preferisco dire loro». Per me è diverso. La poesia è quel contatto fra l’io e le cose, un punto d’incontro sorprendente dove tutto il mondo si calamita in un luogo di me stesso ancora sepolto. E risorge. La realtà è lo spazio in cui accade questo incontro, ed io parlo per essa più che per me stesso. Cerco d’essere, al modo di Dante, uno scriba, un annotatore del Mistero che si fa spazio nei suoni delle parole. «I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’ e’ ditta dentro vo significando». Non vedo altra utilità del fare poetico che non sia un’assetata tensione all’esterno, a Chi da fuori fa’ parlare di sé e di me.”
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