Opere Inedite, Gian Piero Stefanoni

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Gian Piero Stefanoni che mi scrive di aver sempre avuto una certa difficoltà e ritrosia di fronte a qualsiasi dichiarazione di poetica che lo riguardasse e spiega: “Io credo, più semplicemente, in una parola e in un ascolto che sia al centro delle cose e del mondo, a partire dunque dalle dinamiche che determinano  noi stessi e agli altri.” Gian Piero è l’esempio vivente di come la poesia – un certo tipo di poesia – possa ‘avvicinare’ l’uomo a una presenza divina. Ringrazio particolarmente Gian Piero per la sua grazia, per la saggezza semplice e disarmante delle sue parole. Continua a leggere

Opere Inedite, Daniela Attanasio

Opere Inedite,
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi a Opere Inedite, Daniela Attanasio (ritratta da Dino Ignani). Di Daniela ricordo innanzitutto il modo di guardare. Daniela fissa gli occhi del suo interlocutore e parla in modo chiaro, diretto, senza alcun artificio. Il tono della sua voce, quasi monocorde, riverbera in questi suoi nuovi ‘appunti’ sulla poesia.

appunti

“la poesia è il tentativo di mettersi in contatto con la pienezza della realtà. un modo euforico di stare al mondo, perché la vita entra come una corrente d’aria che riossigena. ma anche distruttivo, perché la realtà, una volta rintracciata, spazza via l’ovvietà di ogni certezza.
fare luce, fare emergere la realtà, coglierla sul nascere. per fare questo mi servo del paesaggio che conserva il tempo nella sua durata e si rinnova modificando forme e confini. la mia poesia non è un oggetto linguistico ma un atto di vita. il linguaggio è lo strumento che la fa muovere: non sottrae, non riduce ma amplifica, aggiunge.

l’isola del mio ultimo libro è un’unità di misura, il tempo un grande contenitore”.

di Daniela Attanasio

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Opere Inedite, Michele Nigro

Opere inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Il mio modo arcaico di fare poesia nasce dall’esigenza di fornire, prima di tutto a me stesso e poi anche all’eventuale lettore, un’immagine scremata, sobria, asciutta, arcaica appunto di ciò che la vita mi fornisce quotidianamente o mi ha fornito in passato. Questa scelta, a volte, va a discapito di quella poesia concepita come intrattenimento piacevole e di una metrica ‘educata’ e matematicamente coerente. La rima è al servizio di una ‘filastrocca primordiale’ perché l’obiettivo del verseggiare è la ricerca di una verità seppellita sotto tonnellate di avverbi, aggettivi inutili e di immagini collettive di origine televisiva che non appartengono all’individuo. Uno degli obiettivi della poesia è ‘ripulire’ l’Io da certi prolungamenti prosaici per ritornare alle origini del pensiero. I singoli versi composti da non più di tre o quattro parole, determinano nella mente del lettore la formazione di frammenti lapidari, scomodi da leggere, grezzi, sacrificando consapevolmente la bellezza e la musicalità, e rasentando in alcuni casi un’ossessiva paronomasia. Anche le ricerca di una ‘rima interna’ contribuisce ad alimentare un suono ossessivo che è catarsi.”
di Michele Nigro Continua a leggere

Opere Inedite, Fiorella D’Errico

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Fiorella D’Errico vive e lavora a Roma. Sin da giovanissima ha scritto poesie, che conservava in quaderni, sul mondo e su se stessa. Poi la vita l’ha distolta da questo difficile e insieme splendido esercizio, e la voce interiore ha taciuto, per molti anni. Da qualche tempo ha ripreso, spinta da una necessità ineludibile: la poesia è per lei un modo di capire, un porsi incessanti domande, e – a tratti – tentare qualche risposta.
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Opere Inedite, Amedeo Anelli

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la ‘lezione di poesia’ di Amedeo Anelli, che ci parla della ‘poesia di pensiero’, in cui etica deve essere in tensione con esteica, sapere con suono e ritmo, comprendere e considerare.

“Non credo che all’interno delle tradizioni occidentali esista un ‘pensiero poetante’, ne ho già scritto, al massimo data la struttura del logos si può fare una poesia di pensiero in cui etica sia in tensione con estetica, sapere con suono e ritmo, comprendere e considerare. Ma come farlo senza fare filosofia in versi? Trasformando il testo in un interrogante, dove accanto a strutture enunciative, narrativo-liriche trovano posto, in un quadro polifonico aperto, anche metricamente (polimetrico), una teatralizzazione del testo nella quale, l’interrogazione filosofica è in dominante. In tale genere di testi, come in tutte le arti il senso non viene discusso ma presentato, ‘focalizzato’, intensificato, portato ad alta ‘densità’. Di qui l’utilizzo ampio di campi semantici e delle leggi dello ‘staccato’ e del ‘legato’. Continua a leggere