Giovanni Pascoli, “10 agosto”

San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male! Continua a leggere

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Henrik Nordbrandt, una poesia

Henrik Nordbrandt

Il nostro amore è come Bisanzio
dev’essere stata
l’ultima sera. Dev’esserci stato
immagino
un alone sui volti
di chi si affollava nelle vie
o sostava in piccoli gruppi
agli angoli delle strade e nelle piazze
e parlava a bassa voce
un alone che doveva ricordare
quello che ha il tuo volto
quando ne scosti i capelli
e mi guardi.
Immagino che non parlassero
molto, e di cose
piuttosto indifferenti,
che cercassero di parlare
e si bloccassero
senza aver detto quanto volevano
e cercassero ancora
e rinunciassero ancora
e si guardassero
e abbassassero gli occhi.
Le antichissime icone per esempio
hanno in sé quell’alone
come il bagliore di una città in fiamme
o l’alone che la morte imminente
trasmette alle foto dei morti precoci
nella memoria dei superstiti.
Quando mi volto verso di te
nel letto, ho la sensazione
di entrare in una chiesa
distrutta dalle fiamme
molto tempo fa
in cui solo il buio negli occhi delle icone
è rimasto
piene delle fiamme che le hanno cancellate. Continua a leggere

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Tre poesie di Vanina Zaccaria

Vanina Zaccaria

Ti ho vista seduta presso la fossa
precedevi i fatti del giorno
sapevi a memoria tutta la storia
eppure attendevi il prodigio elementare

Ferma come il lago l’intera nostra vicenda
nera e con la folaga immersa
che disperatamente chiama
il suo simile da una parte all’altra dell’acqua

Come quel pennuto che non vola
resti incerta tra le canne e la sponda,
adesso che anche la morte
non è più un segreto
tutto ti affanna Continua a leggere

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Weldon Kees (1914 -1955)

Weldon Kees

Vi proponiamo quattro poesie di Weldon Kees, inedite in Italia. tratte da The Collected Poems of Weldon Kees, edited by Donald Justice, University of Nebraska Press, Lincoln, 2003

Aspects of Robinson

Robinson at cards at the Algonquin; a thin
Blue light comes down once more outside the blinds.
Gray men in overcoats are ghosts blown past the door.
The taxis streak the avenues with yellow, orange, and red.

Robinson on a roof above the Heights; the boats
Mourn like the lost. Water is slate, far down.
Through sounds of ice cubes dropped in glass, an osteopath,
Dressed for the links, describes an old Intourist tour.
Here’s where old Gibbons jumped from, Robinson.

Robinson walking in the Park, admiring the elephant.
Robinson buying the Tribune, Robinson buying the Times. Robinson
Saying, “Hello. Yes,this is Robinson. Sunday
At five? I’d love to. Pretty well. And you?”.
Robinson alone at Longchamps, staring at the wall.

Robinson afraid, drunk, sobbing Robinson
In bed with a Mrs. Morse. Robinson at home;
Decisions: Toynbee or luminol? Where the sun
Shines, Robinson in flowered trunks, eyes toward
The breakers. Where the night ends, Robinson in East Side bars.

Robinson in Glen plaid jacket, Scotch-grain shoes,
Black four-in-hand and oxford button-down,
The jewelled and silent watch that winds itself, the brief-
Case, covert topcoat, clothes for spring, all covering
His sad and usual heart, dry as a winter leaf.

Aspetti di Robinson

Robinson gioca a carte all’Algonquin, una sottile
luce azzurrina scende ancora dalle veneziane.
Uomini in cappotto grigio sono spettri sospinti oltre la porta.
I taxi lasciano sui viali strisce di giallo, arancio e rosso.
Questa è Grand Central, Mr Robinson.

Robinson su una terrazza sopra The Heights; le barche
piangono come chi si è smarrito. Laggiù l’acqua è ardesia.
Con suono di cubetti di ghiaccio lasciati cadere in un bicchiere, un osteopata,
vestito per il golf, descrive un vecchio giro Intourist.
– È da qui che è saltato il vecchio Gibbons, Robinson.

Robinson cammina al Parco, ammira l’elefante.
Robinson compra il Tribune, Robinson compra il Times. Robinson
dice, “Pronto. Sì, sono Robinson. Domenica
alle cinque? Molto volentieri. Non c’è male. E tu?”.
Robinson da solo a Longchamps fissa il muro.

Robinson spaurito, ubriaco, Robinson piange
a letto con una certa Mrs Morse. Robinson a casa;
Decisioni: Toynbee o luminol? Dove brilla il sole,
Robinson in boxer a fiori fissa le onde.
Dove finisce la notte, Robinson nei bar dell’East Side.

Robinson in giacca principe di Galles, scarpe stringate,
cravatta allentata e camicia oxford button-down,
orologio prezioso e silenzioso che si carica da solo, cartella,
soprabito, abiti primaverili, coprono tutti
il suo solito cuore triste, secco come una foglia d’inverno. Continua a leggere

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