La terra desolata e i Quattro quartetti di T. S. Eliot

La Traduzione di Poesia
a cura di Luigia Sorrentino

Ho conosciuto Angelo Tonelli (qui in una foto di Claudia Romiti) nel 2003, a Lerici, dove ero stata invitata a partecipare insieme ad altri poeti, proprio da Tonelli, a una lettura di poesie. Angelo mi colpì moltissimo e per diverse ragioni che non posso qui elencare, la più importante delle quali, credo, a pensarci bene, è fisica. Angelo mi rimase impresso per la sua corporeità, per l’andatura del corpo che sembrava incarnare il primo uomo. Emanava la sapienza  di chi ha davvero toccato l’umano, di chi è sceso in quel corpo e non è più tornato in superficie. 

Angelo Tonelli è considerato uno dei maggiori studiosi e traduttori italiani dei classici greci, ma non solo. Famosa è la sua traduzione de La terra desolata e dei Quattro quartetti di T. S. Eliot, pubblicata da Feltrinelli e giunta, nel 2010, alla sesta edizione.  Ne scrive una significativa recensione Nicola D’Ugo, poeta, narratore, saggista, comparatista e traduttore.  Dottore di ricerca in Letterature di lingua inglese alla Sapienza di Roma.    

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In memoria di Giovanni Giudici

In memoria di Giovanni Giudici
A cura di Luigia Sorrentino

Non ho mai incontrato di persona Giovanni Giudici e me ne dolgo. D’altra parte, come scrive Maurizio Cucchi oggi su La Stampa Giudici era assente da molti anni dalla scena letteraria e da altrettanti anni non uscivano più suoi libri. Tuttavia, precisa Cucchi nello stesso articolo,  […] “la sua presenza, l’importanza cruciale della sua opera nella nostra poesia del Novecento era un dato ormai acquisito, una certezza molto importante. Fin dal 1965, quando era uscita una delle sue opere maggiori (se non la maggiore in assoluto) e cioè La vita in versi, Giudici si era affermato per la sua straordinaria capacità di coniugare  un’attenzione costante per la realtà concreta, personale e sociale, con la viva attività del sentimento, muovendosi su percorsi narrativi articolati e scioltissimi e dimostrando una capacitò davvero magistrale di gestione dei materiali, della lingua, dello stile. In questo, Giudici  è stato un poeta dotato di un estro espressivo strepitoso, che gli consentiva di passare da toni bassi e prosastici a vere e proprie impennate liriche con naturalezza estrema.”

Ho chiesto a Nicola D’Ugo, poeta, narratore, saggista, comparatista e traduttore, che vive in Liguria, a Lerici, e che Giudici aveva conosciuto e incontrato, di scrivere per questo blog il ricordo del loro primo incontro. Si conobbero il 21 settembre del 1996

«Il 21 settembre 1996 era una giornata festosa. Nel pomeriggio s’era sposata mia sorella nella chiesetta di Tellaro. Dopo una notte di viaggio stipati in macchina da Roma a Lerici, i preparativi concitati e festosi della sposa nella frazione de La Serra, quel ritrovarci poi, dopo anni, con amici dell’adolescenza e parenti sparsi tra l’Italia e la Spagna, era finita la funzione religiosa, e il simpatico parroco m’illustrava la sua lieta collocazione pastorale mostrandomi con aperta soddisfazione la barca appesa ad un soffitto della canonica con la quale trascorreva le sue ore d’estivo diporto. Continua a leggere

Margaret Atwood, L’anno del diluvio

Nicola D’Ugo, poeta, narratore, saggista, comparatista e traduttore ci propone per La traduzione di poesia una sua recensione a L’anno del diluvio di Margaret Atwood Ponte alle Grazie, Milano 2010. Traduzione di Guido Calza. 480 pp. EUR 19,60  Prima edizione originale: The Year of the Flood.  London: Bloomsbury, 2009. 434 pp. £ 18,99.

Nicola D’Ugo (nella foto) dottore di ricerca in Letterature di lingua inglese all’Università La Sapienza di Roma, nella sua originale lettura definisce L’anno del diluvio di Margaret Atwood  “un delizioso romanzo dal sapore di fiaba” che “stabilisce un carattere d’onnicomprensività unitaria tra passato e futuro. Ma anziché poggiare il mito di fondazione d’una cultura su un’epoca idealmente remota e non consequenziale al divenire storico la colloca in un futuro parimenti sdrucciolevole e storicamente solo eventuale, che ha fin troppe caratteristiche in comune col degrado della nostra contemporaneità.”

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La traduzione di poesia, Nicola D’Ugo

Inauguriamo una nuova sezione del blog Poesia“La traduzione di poesia”. 

Iniziamo con Nicola D’Ugo poeta, narratore, saggista, comparatista e traduttore.  Dottore di ricerca in Letterature di lingua inglese alla Sapienza. È stato fondatore e redattore del quadrimestrale di studi culturali Praz! (1993-1997) e redattore del mensile Notizie in… Controluce (1999-2001). Ha scritto numerosi saggi e curato monografie per libri e diverse testate giornalistiche ed accademiche. Ha tradotto per Arnoldo Mondadori Editore, Edizioni Empirìa e Semar Editore. È autore, con Alberto Mesina, dell’unica traduzione integrale del poema Altazor o il viaggio in paracadute di Vicente Huidobro, pubblicato da Semar.

Nicola D’Ugo ci propone due poesie «Il mio cuore» e «Come lei» , di Frank O’Hara e Anne Sexton.

<<Le poesie qui proposte, «Il mio cuore» e «Come lei»sono state scritte da due dei poeti che hanno esercitato una grande influenza sulla poesia americana, Frank O’Hara e Anne Sexton. Entrambi si caratterizzano per l’intimità cui invitano il lettore, e benché quest’approccio sia ritenuto tipico della poesia lirica, esso non lo è affatto. Nei brani che ho desiderato tradurre non è a tema l’universalità dell’uomo, né essi toccano questioni che cerchino di raffigurare l’uomo contemporaneo nella sua interezza. Se in essi ci si riflette, specchiandosi, ci si ritrova nei panni singolarissimi (e non per questo unici) degli autori che li hanno scritti. Un tale approccio lirico non ha neppure di mira farsi testimone di un’epoca, vissuta attraverso gli occhi del poeta. Nella loro diversità, O’Hara e Sexton si rivolgono al lettore parlando di se stessi, di ciò che sentono, nel minuto fugace e talvolta onnicomprensivo della loro carnalità esistenziale.

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