Valentina Proietti Muzi, “Il mondo che fa per me”

Valentina Proietti Muzi

PUNTI DI VISTA

Uno sguardo alle ultime cose vive
ci sono insetti creature di vetro
centinaia di corpi ti assalgono
e potrei continuare

ma le ombre calcolano il percorso
ti trovano ovunque
dovresti spostarti più spesso
ottenere distanza
perché anche loro sbiadiscano

allora perché siete tornate?

***

DISTANZE

Mentre c’è chi si allontana
si intuisce
dai frammenti sul confine
che sio può morire a tal punto
e galleggiano gusci
vedi che affiorano.
Come il sangue in acqua
dita sparse tutte intorno
lunghissime e senza approdo

***

FRATTURE

Ma poi sai ho imparato
a portare molti pezzi
molto piccoli
molti pezzi di me
e a ripetere che all’inizio
era tutto prescritto a uso personale
avendo una sola linea anagrafica
da rimarginare

ma poi sai ho trovato
tutto un territorio di arretrati
c’è chi trova la strada spianata
e chi invece infiniti deserti
resti umani sparsi
da generazioni
e pensa nessuno verrà a salvarmi

Da “Il mondo che fa per me” Amos Edizioni, 2020

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Lo sfruttamento degli animali nella poesia di Teodora Mastrototaro

Teodora Mastrototaro

La fissità di una porta rotta
dove avrò da bere.
La nostra razza non resta nelle case
ma in porcili di saliva.
Necrologi senza storia.
In ogni scatola partorisce una madre
interrotta nel rovescio della carne.
Il mio destino è avere fame.
Dove tu coli, madre, non c’è stagione da salvare.
Ingozziamoci di latte per ritornare belli!
Colostro al fianco destro e a sinistra
la famiglia è incatenata.
Il cordone ombelicale rimasto impigliato
tra il pane e la morsa, alla luce la merda
diventa una rosa – simile la forma.
Al capezzale del tuo seno la notte si volge agli steli.

Venite sintesi di cadaveri, venite. Senza bambini
o neonati, venite. Qui ci vendono oltre l’amore
e oltre l’amore le carni e morire.

***

Ancora cosciente mi rivolti vivo nella vasca,
l’acqua bollente rende tenera la morte.
Un paio di minuti è il tempo che ci vuole
per far puzzare il cielo.
Il porco dopo di me non sa nuotare,
gli basterà un secondo per farsi trasformare
nel bianco del carcame scolorito.
Un braccio meccanico mi spinge giù in fondo
nel mare sospeso di rosso.
Il porco ha gli occhi fissi su di me che fremo,
mi opprimo, continuo a calare.
Quando l’inferno non ti brucia più ne fai parte
o non esisti.

***

Quando scarichiamo la carne in macelleria
la sequela delle carcasse sembra un corteo funebre.
La pausa tra la carne e il mondo si è ridotta
e tra il cielo e la macelleria c’è un punto di svolta.
L’operaio più robusto trasporta sulle spalle
la carcassa più pesante come un cristo
crocifisso durante una via crucis rovesciata.
Esposti i corpi nel banco frigo:
Bollo Sanitario, Peso Netto, Specie, Taglio, Lotto.
Nessun animale che sia degno di lutto.

da Legati i maiali (Marco Saya Edizioni 2020) Continua a leggere

Gabriele Borgna, “Manufatti del dissesto”

Gabriele Borgna credits foto Fratelli Bodart

Al bastione del Miradore
è ancora cielo sul falso pepe,
parla un fermo d’aria
che smarca la notte da dentro.

Come in una nassa
a bocca aperta,
fra le maglie delle cose
mi anniento.

Con le parole tratto di una resa.

*

Vivo nel garrito del desiderio,
vento che raschia i caruggi.
La mancanza è un esercizio
per corpi in attrazione,
recalcitranti ma già vinti
al giogo del dissesto.

*

C’è un tracciato che non dirocca
e rimanda a questi portici di calata
smangiati dalla spuma, alle lampare
in ronda, al tocco scardinante.

Ci siamo amati anzitempo
per ridare un nome alle cose,
la gola alla sete, un’espressione
d’assoluto al gesto della mano
che ora s’incurva e rassicura
nel seme di un chiarore primitivo.

*

Restano le conchiglie
come altari ai caduti
di tutte le derive.

L’eco dei muti splende
e tace oltre il male
marchiandoci.

da Manufatti del dissesto, Minerva Edizioni, 2021

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Stefano Bottero, da “Poesie di ieri”

Stefano Bottero, credits photo Dino Ignani

Mi trascina verso il peso delle cose
questa scimmia che ho sulla schiena.
È un lembo di niente
il suo parlare indistinto,
una spina,
il mormorio del traffico.

“o re, il peso si fa spirito,
siamo una costellazione.”

Così nel tenue turbamento della nebbia di Monza
– incanto, incauto, vivo per scommessa
la vita è una sala d’aspetto
e ho perso il momento.

***

Contrappeso della mia solitudine
i miei incubi d’autostrada.
il desiderio di dimenticarti,
domani
di non dimenticarti.

Sei l’intimità della mia dissociazione,

così scivoli dietro di me come la notte
che mi adagia un nastro sulle palpebre
e lo tira da dietro.

***

A DARIO BELLEZZA, POETA

Mi hai letto una sera
come favola della buonanotte
tutti i tuoi dubbi di strano distacco,
di autocommiserazione.

Sei per me il desiderio di un passante,
l‘attesa snervante in una copisteria.
Sei le ciglia perfette di un corpo non tuo
vestito di sbagli, di amanti drogati.

Stinge di vita questa tua insistenza,
sorge ostinata questa tua finzione
egocentrica figlia
della fermata successiva.

vorrei solo cullassi anche la mia
                                 disperazione. Continua a leggere

Il dono, Roberto Carifi

La raccolta di inediti e nuovi componimenti di Roberto Carifi giunge oggi come un dono di raccoglimento di fronte all’esperienza globale dell’incertezza e della perdita. Carifi traccia ora, in contrappunto magistrale, i paesaggi della fiducia e della mitezza quando “la malattia si arrende” alla “parola esatta”, al dire sublime che si spoglia e che perdona.

ESTRATTI

Dopo Auschiwitz nessuno abita più
le ceneri dei comignoli
dei pochi ebrei a righe,
la memoria agisce nel buio,
e non è casa la casa di nessuno

***

La povertà è un miracolo
di queste sciarpe rosse,
la malattia si arrende
quando la ringraziamo
con la rovina dichiarata a bassa voce
mentre codesta lingua non è più straniera
e morte, nel mio tedesco, è una preghiera.

***

L’amore è stato ospite qui
dove colsi un variopinto fiore
che resistette alla guerra
riposarono qui le parole
quella che fu appena pronunciata
senza perché è un filo d’erba.

***

Perché non siete i guardiani del cielo,
perché non lasciate apparire la terra?
Ai rapaci che sorvolano il nord,
che vanno verso sud
con la preda feroce
riemergono con le facce da vivi.

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Roberto Carifi (Pistoia 1948) è riconosciuto come uno dei maggiori autori contemporanei per l’originalità e per la vastità della sua opera poetica, per i raffinati scritti filosofici e per le traduzioni di Rilke, Trakl, Bataille, Flaubert, Weil per citare soltanto le più note.

Ha pubblicato numerose raccolte di poesia tra cui Obbedienza (Crocetti, 1986), Amore d’autunno (Guanda, 1998), Madre (Le Lettere, 2011), Il gelo e la luce (Raffaelli, 2015) e Amorosa sempre (La nave di Teseo, 2018).

Con AnimaMundi ha  pubblicato Ablativo assoluto (2021) nella collana di poesia “cantus firmus”.