Emily Dickinson & Sacha Piersanti

sacha_piersantiNota di Sacha Piersanti

I testi di Emily Dickinson e da me tradotti sono tratti dal libro Emily Dickinson, Poesie, Milano, Garzanti, 2002, a cura di Sonia Giorgi, con un’Introduzione di Paola Zaccaria e una nota di Marisa Bulgheroni.

Ogni espressione umana che voglia dirsi artistica deve necessariamente fondarsi sulla consapevolezza che “forma” e “contenuto” sono due facce, sì, di una stessa medaglia, ma còlta al volo nel momento di massima rotazione: l’una è nell’altro, l’altro è nell’una – scissione vera non è data. E, se questo è vero per ogni scrittore, per ogni poeta, per la poesia di Emily Dickinson lo è ancora di più. Il traduttore dovrà allora tenerne conto, e fare di tutto perché la “forma” e il “contenuto” del testo di partenza restino compatti, avvinghiati, anche nel testo d’arrivo: rime, assonanze, allitterazioni, virate d’accento e accelerazioni sillabiche, sono la sostanza di cui si nutrono le pacate, ma potentissime, liriche di Dickinson, sostanza che non può, non deve perdersi nella traduzione.

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Sacha Piersanti, “Pagine in corpo”

piersantiOPERA PRIMA
A cura di Luigia Sorrentino
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Dalla Prefazione di Roberto Deidier

Questo primo libro di Sacha Piersanti racconta: l’avventura del misurarsi con la lingua, una lingua che si dilata oltre il presente, oltre la quotidianità, perché la sua dimensione è quella della Poesia, da qualunque galassia arrivi. Annullando il tempo, o meglio la storia, Piersanti può ampliare i propri confini espressivi, ma pagando comunque un prezzo: quello di aver creato un linguaggio in perenne tensione, sempre affacciato sulla contemplazione di quel cosmo, da cui prima o poi dovrà decidersi a prendere le distanze per abitare infine il proprio cosmo. Per dare alle sue parole una casa. […]
Queste prime poesie che segnano il suo esordio, lasciano intuire che la forzatura di Piersanti saprà orientarsi e far lievitare la sua lingua verso la conquista, o come diceva Calvino la “fondazione di uno stile”, per reinventare un mondo, o quegli spazi di mondo, che per noi possano continuare a parlare, a dare quel senso che solo la poesia può dare.
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Biancamaria Frabotta, l’ultima lezione

Foto di Pasquale Comegna

Foto di Pasquale Comegna


Biancamaria Brabotta,
Professore Ordinario di Letteratura italiana contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, terrà la sua ultima lezione martedì 31 maggio 2016, per poi andare in pensione. E così, una delle poetesse italiane più affermate, in punta di piedi e discretamente, si congeda dal “suo secondo mestiere”: l’insegnamento.

In una nostra recente conversazione mi aveva parlato di una malinconia che l’ha “afferrata obliquamente, come spesso accade quando si sta per concludere un’esperienza importante per la nostra vita. Poi con una lieve incrinatura della voce ha detto: “In testa mi ronza, un po’ storpiato, un verso famoso: ‘Non recidere, forbice, quei volti’ “ .

L’ ultima lezione di Bianca Maria Frabotta avverrà nella Sala Odeion della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza alle ore 11.00. Continua a leggere