PATRIZIA VALDUGA, MILO DE ANGELIS, MARIA GRAZIA CALANDRONE, SARA VENTRONI, MYRA JARA e CARLO BORDINI
PATRIZIA VALDUGA, MILO DE ANGELIS, MARIA GRAZIA CALANDRONE, SARA VENTRONI, MYRA JARA e CARLO BORDINI
Una poesia che riassume un pensiero assoluto. L’ha scritta il grande Sandro Penna, uno dei più importanti poeti del Novecento italiano. Una specie di filastrocca che contiene tutto il nostro essere.
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune.
Sandro Penna
da: Sandro Penna, Poesie, Milano Garzanti, 2000
Il poeta Sandro Penna rivive in un “ricordo” che Paolo Poli con il compositore e pianista Andrea Farri gli dedica in occasione dell’ultimo appuntamento della quarta edizione di TEREAMOPOESIA, giovedì 22 aprile 2010. I lirici greci, ma anche Leopardi e Rimbaud, fanno sicuramente parte della sua cultura poetica, e poi Saba. Ma quella di Penna – dice Paolo Poli – è una poesia pura e senza tempo unica nel Novecento.
«Poeta esclusivo d’amore», come egli stesso si è definito, Penna canta con ossessiva levità l’amore per i ragazzi («i bianchi marinai», «il tenero garzone di fornaio», «l’adolescente odoroso di fichi»…), mai – però – l’amore per uno solo.
La sua poesia è popolata di figure di ragazzi, ritratti nella grazia inquieta dell’adolescenza – «Tu morirai fanciullo ed io ugualmente/ma più belli di te ragazzi ancora/dormiranno nel sole in riva al mare», «Fuori il vento toccava le case degli uomini, le lente migrazioni dei fanciulli…».
La poesia di Penna – ha osservato Pasolini – è costituita da «un delicatissimo materiale fatto di luoghi cittadini, con asfalto ed erba, intonaci di case povere, interni con modesti mobili, corpi di ragazzi coi loro casti vestiti, occhi ardenti di purezza innocente […]».
Anche i luoghi, i paesaggi cantati da Penna ritornano in modo ossessivo – sempre gli stessi, indimenticabili: le strade e le piazze di Roma, le sale buie dei cinematografi, i bar anonimi della periferia, i tram affollati, i «neri treni», la verde e umida campagna, i bianchi marmi dei ponti, e ovunque il respiro del mare, il mormorio del fiume nel quale si riflettono le luci tremolanti della sera.
E’ pur dolce il ritrovarsi
per contrada sconosciuta.
Un ragazzo con la tuta
ora passa accanto a te.
Tu ne pensi alla sua vita
– a quel desco che l’aspetta.
E la stanca bicicletta
ch’egli posa accanto a sé.