Tra Cabbala, mistica ebraica e tradizioni millenarie sarà una notte ‘magica’ quella del 17 settembre 2011 sotto il cielo di Roma. Con la ”Notte della Cabbalà” sabato prossimo si accendono le luci sia su Roma Capitale sia sulla Roma ebraica. Le porte del Vecchio Ghetto Demolito, nella zona tra il lungotevere De’ Cenci e via del portico D’Ottavia e tra via Arenula e il Teatro di Marcello, si aprono alla città – dalle ore 20.30 alle ore 02.30 – con un programma di eventi culturali, musica, teatro, degustazioni, incontri letterari, dj set e il nuovo format dello ”street party”, per far scoprire ai romani le virtu’ e i segreti di una delle zone piu’ affascinanti del Centro Storico. (A Roma dal 17 al 21 settembre 2011). Continua a leggere
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Patrizia Cavalli, La patria
Un prezioso Sasso delle Edizioni Nottetempo di Ginevra Bompiani, contiene la lunga poesia La patria di Patrizia Cavalli.
Versi indimenticabili che da soli bastano a ricordare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Fra le tante figure possibili di patria richiamate da Patrizia Cavalli ” c’è anche quella di una pazza che ormai / dorme per strada.”
E’ forse uno dei versi più belli. Un verso che lancia, letteralmente, un sasso, che ci folgora e ci fa vedere cosa è diventata oggi la nostra nuova patria: “una pazza che dorme per strada”, una senza più casa, un’emarginata, una “senza fissa dimora”. Una patria che si è spostata , che si è perduta, una patria non più.
“Più che bellezza: è un’appartenenza elementare, semplice, già data. Ah, non toccate niente, non sciupate! C’è la mia patria in quelle pietre, addormentata.” (Il libretto contiene anche la poesia L’angelo labiale.)
(Luigia Sorrentino)
Ostile e spersa
stranita dalle offese dei cortili,
dalle risorse inesauste dei rumori
per varietà di timbri e gradazioni,
braccata dalle puzze che sinistre
si alzano sempre non si sa mai da dove;
tentata senza esito di uccidere
i gabbiani che hanno occupato l’aria
e le terrazza con urla litigiose
– aerei condomini davvero troppo umani;
sbattuta in poche ore da un normanno
novembre a un greco agosto, sempre più
dubitando, eccomi qui obbligata
a pensare alla patria. Che se io l’avessi
non dovrei più pensarci, sarei nell’agio pigro
e un po’ distratto di chi si muove
nella propria casa, sicuro anche al buio
di scansare, tanto gli è familiare
ogni più scabro spigolo di muro.
da La patria di Patrizia Cavalli