Opere Inedite, Riccardo Raimondo

“Oltre alla poesia Verso un’ecologia del verso che apre la mia raccolta inedita Il potere dei giocattoli, non so trovare parole migliori per parlare del mio rapporto con la poesia. Spero che basti.” (Riccardo Raimondo)

“Perché scriviamo?/ Non ne ho idea./ Ma forse noi neanche scriviamo,// siamo scritti,// subiamo/ come lo scoglio subisce la marea/ l’orgoglio la ferita.// Scriviamo come tuona il fulmine,/ scorre il fiume nel solco scavato,/ la frana crepa rubando lo spazio,/ come la vacca muta muta// fa la cacca// e lo spaventapasseri spaura/ lo stormo mai sazio di verdura.”
                    di Riccardo Raimondo

“Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche che la domanda è insieme buffa e  sconvolgente. Come domanda buffa, avrà certamente delle risposte buffe: ad esempio, che scrivo perché non so fare  altro; o perché sono troppo disonesto per mettermi a lavorare.”
                                                                         (Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa) Continua a leggere

In memoria di te, Luciana Notari

“La pietà e la paura” , Passigli Editore, raccoglie Tutte le poesie di Luciana Notari, poeta che, come scrive Elio Pecora nella prefazione al libro “ha creduto alla poesia e s’è largamente adoperata perché in molti ne godessero. Ha curato antologie poetiche, laboratori nelle scuole, letture pubbliche alle quali ha chiamato i maggiori autori dei nostri anni. Inoltre, ha presieduto un’associazione culturale assai attiva, (l’associazione culturale “Guterberg” di Terni, di cui è stata fondatrice e presidente), ha partecipato con passione a difese dell’ambiente, si è battuta per quelle libertà che ignorano divisioni e diseguaglianze. E’ stata una donna bella, di una bellezza luminosa. E chi le era amico ha potuto ammirarne la forza e il coraggio quando una terribile malattia l’ha straziata e, nel 2006, l’ha portata alla morte. […]”

Il volume, è curato da Roberto Deidier, poeta e critico, che così scrive nell’introduzione all’opera della Notari: “Come una lenta, inesausta riappropriazione, una faticosa riconquista, sui territori della pagina, di quanto la vita ci sottrae, con la temibile complicità del tempo, la poesia di Luciana Notari s’impone a se stessa, alla stregua di un vasto repertorio di esperienze che inevitabilmente coinvolgono il lettore in un rapporto di empatia, di passione condivisa. Sola virtù per Jacopo Ortis, la compassione si eleva sulle altre virtù “usuraie”, sprigiona la stimmung, circoscrive lo spazio comune del riconoscimento di una stessa finitudine; infine diviene sorgente di un linguaggio attraverso cui è ancora possibile addomesticare il dolore, limitare il senso della perdita, per farci comprendere che in ogni processo di spoliazione avviene una scoperta, anch’essa irreversibile sul piano del vissuto, ma sempre riscattabile attraverso la parola della poesia. […]”

è il corpo il padrone
malato ed irato,
che tira le reti di pesci
morenti, che scuce
i fili tenaci
con l’anima forte
che sola ora piange

Da: La pietà e la paura Tutte le poesie di Luciana Notari, Passigli Poesia – Collana fondata da Mario Luzi –  (euro 30)

Nel libro sono presenti:
Animanimalis Forum Quinta Generazione Forlì, 1991
La vita è nella vita Edizioni del Leone di Venezia, 1994 (Premio “Alpi Apuane” 1995)
Aiuole di città (Premio Nazionale “Tracce” Pescara, 1996)
Il destino della foglia Edizioni Crocetti Milano, 2003
Poesie per San Valentino (Inedito)

Opere Inedite, Donatella Nardin

Per Donatella Nardin la poesia è un magma oscuro che si fa governare da lemmi e forme decifrate con pazienza certosina e rigore, per articolarsi poi nei temi di tutti e di sempre: l’umana, indecifrabile sofferenza, il conflitto, il disinganno, l’impossibilità, l’assenza. Spesso tale materia si impone improvvisa per rafforzare nel suono la percezione di sé e delle cose intorno quasi a coglierne lo scarto inatteso, l’epifania. Altre volte la parola poetica si cerca in un corpo a corpo contro/verso per liberare gli occhi e il cuore, per portare alla luce una preghiera dolorosa, insistita, un’istanza ripetuta, quasi la voce ultima di qualcuno che senza colpa è rimasto fuori, escluso, perduto.
Con molto pudore, con grande pena. Nel suo vario articolarsi, si modula in una continua, inattingibile ricerca di senso, nel tentativo inesausto di decifrare le linee sottese alla trama, la loro essenza precisa, incarnata.
A volte si intona alla serena armonia del respiro, con un linguaggio piano, assertivo. Nella continua pretesa di forme e assunti migliori, più autentiche e di una maggiore consapevolezza poetica, negli ultimi anni ha accostato molti autori classici, moderni e contemporanei in una lettura disordinata e onnivora.
Donatella Nardin rifugge “la trimurti poetica della scrittura consolatoria, del sentimentalismo lirico sdolcinato e dell’eccessivo concettualismo.” Si porta nel cuore le considerazioni dei grandi sulla poesia come quella del poeta francese Yves Bonnefoy che osserva ” la poesia è la presenza viva di ciò che incombe, nell’illusione profonda di avere la meglio sulla morte “. Continua a leggere

Davide Rondoni, ‘Avere addosso Baudelaire’

“Ancora lui, come uno che si mette in mezzo alla strada con le braccia spalancate. O che per quanto resti di lato, appoggiato al muro, ha uno sguardo metallico e di fuoco, che ti inchioda passando.
Ancora Baudelaire da leggere e rileggere, cioè tradurre. E soprattutto da avere addosso come un lupo, come ali di farfalla grandiosa e tremenda che si chiudono o che si aprono sul petto.
Da avere addosso come la peste o come un ‘bacio’ sogg. di ‘cosa vuole’. Un nemico che bacia e morde forsennato. E svela il tuo volto, lettore ‘fratello’, in questa lotta. Il tuo, più che il suo volto che resta velato nel prodigio di malinconia e di furia dei versi di questo libro dall’architettura profonda e incompiuta.
Molti versi portano via, rapimenti improvvisi ancora dopo centocinquantanni. E sono come il mare che ci viene a riprendere. E anche se non ci ricordavamo di lui, del mare, ecco che ci parla urlando e sussurrando in un uomo che girava con gesti un poco rigidi e che parevano misurati, ma erano cauti perchè vestiva abiti troppo logori, che potevano sdrucirsi.”

Con queste parole Davide Rondoni introduce un’opera letteraria di rara bellezza, che ha rivoluzionato la letteratura poetica mondiale: I fiori del male (euro 18,00) di Charles Baudelaire da lui interamente tradotta per la Salerno Editrice. Questa edizione (con  testo originale a fronte) presenta un libro minuscolo, quello che in gergo si definisce ‘un tascabile’, da portare sempre con sè, come una piccola Bibbia o un Corano. Difficile misurarsi con un grande come Baudelaire, ma la nuova traduzione che ne fa Rondoni (che aveva già tradotto Baudelaire nel 1995 per la casa editrice Guaraldi) è al tempo stesso, inedita ed esemplare. Un coraggiosissimo gesto d’amore

“Persino Giorgio Caproni” scrive Rondoni nella nota al libro “ch’ebbe la pazienza di leggermi tra i primi e la ventura di incoraggiarmi a scrivere poesie, di fronte al verso di Baudelaire indietreggiò. Lui che sapeva bene cosa sia la traduzione e quali rischi comporti, si riparò in parte dietro una versione in prosa, esponendosi ad una traduzione in versi solo per alcune parti, come mostra la bella recente di quel suo lavoro travagliato (Venezia, Marsilio, 2008). ”

L’opera. Un viaggio immaginario, tragico e commovente, nell’animo umano, tra slanci amorosi e cadute nella noia e nell’angoscia. Baudelaire trova infine nell’arte – in questi versi intensi e appassionati – la bellezza che, sola, salva dal degrado del mondo.
 

Davide Rondoni ha fondato e dirige il «Centro di poesia contemporanea» dell’Università di Bologna, è poeta e traduttore, direttore della rivista di poesia «clanDestino», editorialista dell’«Avvenire» e «Il Tempo». Tra le recenti pubblicazioni: Ballo lentamente con le tue ombre (Pescara 2009); Vorticosa dipinta (Torino 2006). Ha inoltre curato, insieme a Franco Loi, l’antologia di poesia italiana Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000 (Milano 2001).

 

 

www.salernoeditrice.it

Opere Inedite, Vincenzo Gramegna

Vincenzo Gramegna mi ha scritto di aver appreso una volta da un poeta americano  – Lawrence Ferlinghetti – che la poesia è la voce della quarta persona singolare. Vincenzo ha strabuzzato gli occhi, stupito e si è detto: “è vero!”
Vincenzo molti anni prima leggeva, grazie alle indicazioni ricevute da un professore di liceo, Arthur Rimbaud che diceva: “Io è Altro” e per Vincenzo anche questo era vero. Per Vincenzo “scrivere ‘cose’ come poesie che siano immagini è fondamentale.” A lui piacciono gli scatti lomografici e la comunicatività sanguigna che a volte prendono quando raccolgono gli angolini delle metropolitane e i marciapiedi. Vincenzo prova a scattare fotografie con la scrittura. Prova anche a riversare nella poesia tutta la sua natura silenziosa che vorrebbe tanto raccontare a voce, ma spesso Vincenzo è in difficoltà con le parole dette e predilige quelle scritte. Il mondo del web, negli anni lo ha aiutato a sentirsi libero di dire ciò che vuole e per questo la formula di scrittura mutuata dagli ambienti MUD, forum, chat, lo aiuta a trovare un ‘sacco’ di parole per comunicare. La poesia per Vincenzo è il senso di meraviglia che si genera dentro di lui leggendo Penna e Ungaretti, i suoi poeti italiani prediletti. La poesia per lui è anche l’immagine che gli suggerisce di tanto in tanto una canzone. La poesia per Vincenzo potrebbe anche essere canzone. La poesia per lui è anche una piccola rivoluzione delle parole ed è inventarne di nuove che si possono accostare alle cose ed alle persone strambe che girano in città e che non sai come chiamare. “Poi ci sono i bambini” scrive Vincenzo “ed il loro mondo fatto di parole semplici.” Vincenzo ha scoperto un giorno il linguaggio dei bambini e le loro espressioni di meraviglia durante le giornate di lavoro e di scuola e ha capito che tanta poesia la può imparare stando con loro. Per Vincenzo la poesia è anche lo spazio bianco della mente che sente il bisogno di arredare.

           “Quando scrivo ‘Io’ la voce che esce dalla penna arriva da lontano.” 

“La poesia è usare parole che non sembrino uscite da un dizionario dei sinonimi e contrari ma che appaiano nate da una bocca, generate con la lingua.”

“La poesia è anche liberazione dall’ossessione per il cibo in un rapporto di amore-odio che me lo fa inserire in ogni cosa – o quasi – che scrivo.”
                                        di Vincenzo Gramegna

Sempre venerdì sera

la luce bianca fuggita via ha lasciato solamente un alone di paura, bevo tutto il giorno e penso a questo paese sempre in guerra, ai vicoli di Acerra e che non ho nemmeno più la forza di camminare ma riesco a fischiettare il più bel motivo che mi rimane: sweet jane e barcollare. Piscio come un cane e mi immagino ad annusare gli angoli del marciapiede vestito di latex nero con un collare.

Contratto t.i.

Sto abbastanza bene, appena tornato da un mare in tempesta molto bello
il vento è andato via di lì ed è venuto qui con me,
mi sono tuffato in mezzo alle onde, poi avevo freddo.
Io, un po’ rosso e un po’ sazio di nuoto.
E un po’ gonfio di cibo e un po’ contento per motivi di lavoro
e un po’ curioso e un po’ creativo
e forse a tratti un po’ cretino, un di tutto un po’ che fa bene.
Da lontano adesso vedo la pensione e poi la morte,

sono stato costretto a mostrare la felicità ma non mi importa.
Se un giorno facessero la coca cola di colore rosa
la cosa mi colpirebbe di più di un nuovo contratto di lavoro.

Asperger punto0 (mentre playground love vibraphone version scorre)

Sono
sul divano della sindrome di Asperger, il vibrafono mi entra nelle tempie.
Fermo,
nella musica rallento al cubo e rubo colore e frammenti del muro
di suono,
la vela che spinge l’uomo-idiota-sapiente fuori da me.
Oggi dovrei muovermi, distrarmi negli spostamenti di realtà che non fanno bene.

Compulsiva voglia di vedere qualcuno incollata al deretano
e di starmene appeso al darwinismo neurale delle lancette dell’orologio, dentro il divano
e nessuna voglia di trovare scuse sul portafogli perso chiavi in mano.
Devo uscire ma peso troppo.
Posso lasciare la porta aperta al saldo contabile della verità:
ho scoperto che
c’è solo il vuoto sotto quest’ultima riga.

Asperger punto1 (sulle labbra)

Non sono finto, taccio per “timidezza d’amore”
vorrei stare qui e che tu mi accarezzassi come fossi il tuo cane di cui ho solo la fame e l’odore,
adesso sono servo della bestia che trattengo e sono il padrone,
custodisco me stesso nel silenzio per ritmare
fuori-tempo,
il respiro.
Con l’odore di bruciato sulle mani, lascio due righe profonde, raschiate sotto il banco.
Quando la febbre scorre via, ho le ali cucite a mano dietro la schiena che mi fanno perdere il fiato
e resto sottovuoto.
Ho speso molto denaro, sono leggero e posso volare.
Nevica.
Il servizio clienti ha elencato i rischi
e sordo, col pensiero fisso nella pornografia telefonica, aspetto in silenzio di partire.
Ho messo le ruote da neve per un atterraggio softcore.

Lomo.txt

A. cammina sul bordo del deposito dei bus e del magazzino delle poste, non sa nulla di quello che tiene sulla sua sinistra, cammina, passeggia, barcolla, guardando l’hotel dorato e blu che lo domina con comete soldi e saliva. Io poco meglio di lui torno rintontito da parole miste d’italiano e arrikkito dall’interlingua aspetto la sera che arriva per bere litri di vino a buon mercato e per ascoltare “alive” dei Pearl jam. Ora dormo mentre gli altri sono partiti per il rave. Ho guardato il ciclope nell’okkio, l’ho fissato e sfidato senza timore.
Ho dato fuoco al bosco e non me ne sono pentito, tanto poi ho comprato una rosa indiana e l’ho regalata alla prima puttana ke ho incontrato vicino al supermercato di fianco alla scuola dove lavoro, le ho rubato l’oro ke portava negli okki e arrikkito dal metallo poco pesante, ho pensato di sfruttare il mattino per respirare il banco di nebbia ke ogni giorno continua a spuntare sotto casa.
 
Portici

Con i ragazzi drogati l’ho passato in autobus il film muto di questo mattino bolognese che non è mio, i passanti scorrono, in un ordine che già esiste, s’accalcano alle casse, colonne della grande distribuzione. A guardia dei consumatori due uomini, accattoni, paonazzi, sbocciano in una luce da 1000 watt:
Teatrino della vita
il faro direzionale illumina una coppia felice: madre/figlia, – con pochi spiccioli pper caldarroste? Rumore di vetro in piccola esplosione mmalauguratamente interrompe il fuoco sulla relazione “parenti di sangue”. Un tappeto di scorze calde rende onore alle loro vite e mi inchino a raccoglierne una per giocarci un po’ e giacere steso per terra come loro fra piedi e carta regalo:
ora mi camminano negli orecchi
…e le risate riflesse sul lastricato, nel dolby surround del porticato.
Mi chiedo: – perché tornare su nella posizione eretta che non mi si addice in questo momento! Nascosto nell’ombra in questa selva di gambe,
non sono mai stato meglio,
voglio essere calpestato.

Biobibliografia 
Vincenzo Gramegna, 34 anni, pugliese, laureato in scienze della formazione primaria con una tesi su alfabetizzazione e new media dal titolo “la scuola medium dei media”.
Si dedica part time a scrivere testi su di sé e su immagini che lo colpiscono.

E’ stato pubblicato nelle antologie:
Coopforwords 2006, Bio-scritture nella sezione blog ed sms
Coopforwords 2007, Tracce di realtà, primo classificato nella sezione blog con “lomo.txt”
Coopforwords 2008, Pascoli è precario, con il testo Pascoli è precario (blog) selezionato anche per il titolo dell’antologia.
Coopforwords 2009, A.A.A. cercasi realtà, con Dark room: è venerdì sera (blog, 3 classificato)
Monotono ma anche nel 2010 è inserito in coopforwords con il testo -Question time-