Julie Polidoro, Confini sfumati

Julie Polidoro Confini sfumati : “Grandi tele dipinte che fluttuano nello spazio senza telaio: non c’è un solo punto d’entrata e un solo punto d’uscita nella percezione del lavoro;  non c’è una gerarchia fissa della visione, ma una gerarchia mobile, come nella vita”.
Julie Polidoro 

La personale dell’artista francese alla Diagonale Galleria di Roma è a cura di Gabi Scardi ed è in mostra da giovedì 19 maggio a giovedì 30 giugno 2011.

Scrive Gabi Scardi “Le opere di Julie Polidoro rappresentano paesaggi: vasti frammenti di territorio dipinti a volo d’uccello e ampi cieli di una luminosità cristallina… pochi colori su tele di lino di grandi dimensioni, e poi appesi come stendardi, questi paesaggi fluttuano al minimo alito d’aria e hanno la spaziosità del cielo, l’essenzialità di un pensiero incarnato, la vaghezza di un volo mentale; hanno l’intensità delle sensazioni e la leggerezza delle nuvole in viaggio.” E prosegue: ” …il suo lavoro è allusivo e digressivo, ma non elusivo. Il suo linguaggio essenziale ha il senso di una meditazione di fronte al paesaggio e alla natura.” Continua a leggere

Opere Inedite, Elisa Mastromatteo

Elisa Mastromatteo spiega con questi recentissimi versi il suo rapporto con la poesia: “Immobile al dovere/ quando il verbo mi infiamma:/ pervasa dal calore di parola/ esce dalle mie labbra un vento strano/ che non asciugherebbe le lenzuola/ ma gonfia l’aria intorno di splendore.”

Poi Elisa mi scrive: “Per me la poesia è una necessità, anche un modo di sperare, perché le parole sanno accarezzare in un modo così leggero e sottile, pur se netto, come nessun’altra cosa che io conosca sa fare”.

“L’ispirazione mi nasce di solito quando sono sola, in tranquillità, quindi mi capita di comporre spesso in treno, quando osservo il mondo che passa dietro ai finestrini, o la gente intorno, e nelle stazioni, quando ascolto il loro parlare, il mio pensare. Spesso compongo anche la mattina, quando sono sola in casa, ma di solito compongo di notte, quando vengo cullata dalla mia stessa solitudine, in soggiorno, nella luce crepuscolare delle lampade, con l’orecchio al respiro del mio uomo in camera, avvolta dal silenzio intorno, dalla luce della luna e dei lampioni fuori dalle finestre di fronte a me.”

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