Zarmina, è stata uccisa perché amava la poesia

Accade che in Afghanistan una donna muoia per la poesia. Accade a Kandahar e sembra incredibile che possa davvero accadere. Il nome nome di questa donna uccisa per la poesia  è Zarmina. E’ stata picchiata a sangue dai fratelli per aver letto e scritto poesie. Poesie d’amore – le avevano impedito di sposare l’uomo che amava – e allora lei si è data fuoco, per ‘rappresentare’ la sua sofferenza estrema. Il suo corpo non ce l’ha fatta. E’ morta dopo una settimana in ospedale.  Zarmina scriveva di nascosto, ma i suoi fratelli l’avevano sorpresa mentre leggeva le sue poesie, versi che aveva buttato giù di nascososto, lontano dagli occhi del mondo dominato da uomini che conoscono solo la guerra e l’oppio.

Faceva parte di un circolo letterario e segreto: di tanto in tanto si incontrava con altre persone per parlare di poesia. Non risiedeva nella capitale, Kabul, per diffondere i suoi versi doveva per forza inviarli via cellulare, di nascosto. Li sussurrava, come se stesse inviando coordinate per individuare la posizione del nemico. A Kabul si è infatti formato un circolo letterario che si chiama Mirman Bahir. Ne fanno parte scrittori, romanzieri e poeti. Un privilegio che solo chi abita nella capitale può sfruttare. Chi vive fuori, come Zarmina, deve inviare le sue opere letterarie via cellulare.

Sono centinaia i casi come quello di Zarmina spesso ripresi da quotidiani come il New York Times. Storie di donne che subiscono le peggiori punizioni, fino ad essere uccise, per avere scritto poesie. Spesso sono gli stessi mariti a ucciderle. In altri casi, sono i fratelli, gli zii, i parenti più vicini.

Non sorprende che la maggior parte degli scrittori scelga l’esilio, un altro paese, per poter esprimere le proprie idee e per poter guardare il mondo attraverso l’arte.

Nonostante la democrazia che le forze militari dei marines americani cercano di diffondere in Afghanistan – con l’uso delle armi e delle bombe a mano – solo 5 donne afghane su 100 riescono a conseguire la licenza elementare. Tre donne su quattro vengono costrette a contrarre matrimonio quando hanno appena 16 anni.

La prassi del potere chiede di solito che un uomo distrugga tutti gli specchi che riflettano immagini che non si adeguano alla linea dominante. Il controllo e l’imposizione delle decisioni vengono esercitati da un’unica persona, e orientarsi verso un lavoro collettivo viene visto come un imperdonabile tradimento.

Mentre ancora i cadaveri sono riversi, immobili, sul tavolo operatorio, i familiari delle ragazze e delle donne massacrate per il loro amore verso la poesia nagano l’esistenza di un legame tra le loro figlie e la poesia. “E’ stata tutta colpa del destino”, così tramandano gli avi. Ogni cosa è accaduta per un motivo, così dicono gli assassini. Non si è ucciso una donna per negarle la libertà di scrivere poesie?

http://pulitzercenter.org/reporting/afghanistan-pashtun-poetry-landai-women-rights-war-exile-independence

http://www.arabpress.eu/

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Commenti (6)

  1. Credi di aver visto tutto, credi di aver già udito tutto, ed invece la banalità del male continua a sorprenderti e confonderti. Fatti FOSTE a viver come bruti.
    Almeno nel nostro piccolo, diffondiamo la notizia, come se fosse un lume votivo di pixar dedicato a Zarmina.

  2. Rispondo con una poesia

    Uccidere un poeta, perché? Forse
    perché dice il mistero della notte,
    il segreto taciuto della sera,
    la bianca luce dell’aurora.

    Per alcuni sarebbe nulla, questo,
    per i soliti stolti – a voler dire
    poco – l’immane bestemmia rivolta
    a un idolo muto di morte.

    Così passano e vanno i giorni tristi
    di vite clandestine per se stesse,
    mormorate negli attimi rubati
    all’ingiustizia del dolore.

    Zarmina, donna d’un crudele oriente,
    laddove ancora s’uccide il diverso,
    colei che vive per l’stante magico
    dandosi al pudore del canto.

    Non è più tempo di favole, ora,
    ma le stelle trapuntano il tuo nome
    e brillano di quell’amore a te
    negato dai legami di sangue.

    Io posso solo sussurrare il tuo
    ricordo, sognare un mondo migliore
    e beatamente illudermi che l’uomo
    possa esser meno animale.

  3. La verità è che provano un piacere miserabile nel vedere soffrire gli esseri più deboli come le donne e i bambini, per questo hanno nobilitato tale obbrobrio a cultura. Vergogna umana.

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