Nelle città italiane
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Il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo rende noto che sabato 28 dicembre 2013 tutti luoghi d’arte statali saranno aperti gratuitamente per l’intera giornata. Inoltre, in occasione del sesto appuntamento di “Una notte al Museo”, la gratuità sarà estesa anche per l’ingresso serale dalle ore 20:00 alle 24:00. Questa edizione sarà ricca di eventi di musica, danza, teatro e attività dedicate a tutti i tipi di pubblico: A Reggio Calabria, presso il Nuovo Museo Archeologico Nazionale, sarà possibile ammirare i Bronzi di Riace. A Torino, all’Armeria Reale, saranno letti brani tratti dal carteggio Freud-Einstein, mentre presso il Museo dell’Antichità sarà allestita la performance “Tocca la barba all’imperatore”, dedicata ai disabili visivi; a Milano, nella splendida cornice della Pinacoteca di Brera, sarà possibile
Monthly Archives: dicembre 2013
Sonia Gentili: Il grado zero della Letteratura
Letture
a cura di Luigia Sorrentino
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di Sonia Gentili
Nel Grado zero della scrittura (1953) Roland Barthes (nella foto) individua la crisi della letteratura divenuta codice e tradizione nel suo scontro con la realtà. Questo scontro determina la regressione della scrittura al suo «grado zero», cioè «ad una forma priva di retaggio»: ciò avviene, dice Barthes, nella «scrittura bianca di Camus» e nella «scrittura parlata di Queneau». Se si riconsiderano oggi, a sessant’anni di distanza, i due tipi di dialettica tra scrittura e realtà indicati da Barthes in Camus e in Queneau (Fotro sotto), vi si riconoscono due strade, maestre ed alternative, percorse dal Novecento letterario. In Camus l’elemento di realtà che segna le colonne d’Ercole della scrittura non è la parola quotidiana, ma il silenzio. La luce mediterranea che vivifica e distrugge, il silenzio vitale col suo carico di morte corrodono il linguaggio e fanno retrocedere la scrittura al di qua della tradizione letteraria, cioè nella preistoria del mito: quella di Camus è una voce iniziale, poetica e gnomica, che ha lo splendore scabro della pietra. All’opposto, in Queneau la realtà si dà come evidenza del quotidiano, e la scrittura è «parlata». Si tratta dello stesso bivio rappresentato all’epoca, in Italia, da Pavese e Calvino. Continua a leggere
Anna Maria Farabbi, poesie
Letture
Anna Maria Farabbi
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Nota
Le due opere, Abse (Il ponte del sale 2013) e leièmaria, (Lieto Colle 2013) sono intrecciate e innervate l’una nell’altra. Abse, pur composta da fondamenta poetiche, si irradia in vari registri di scrittura, coniugandosi con la prosa. leièmaria emerge da un piano narrativo, dentro cui sprofonda un bulbo poetico di cinque poesie.
Anche qui, come del resto in tutta la mia ricerca, la parola affonda nell’identità femminile, con prospettive dentro la mistica, l’interiorità, la denuncia civile, il diario di viaggio, il nodo nella relazione con un’altra creatura.
In entrambi i testi, l’uso della lingua si alterna ritmicamente con il dialetto sia in prosa che in poesia: il dialetto proveniente dalla zona di Montelovesco, località nei pressi di Perugia.
Anna Maria Farabbi Continua a leggere
Andrea Ponso, “Cantico dei cantici”
Nota di traduzione del “Cantico dei cantici” di Andrea Ponso
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Il mio tentativo di approssimazione al testo ebraico è di tipo “letterale”. Non nel senso di una pedissequa versione di supporto – ma, piuttosto, come un’azione di traduzione che diventa, essa stessa, fedeltà, per quanto possibile, alle articolazioni non solo dei significati (forse mai tanto sfuggenti e, per questo, vivi, nell’ebraico), ma della stessa struttura della frase e della sintassi. Tutto questo porta nella lingua d’arrivo qualcosa che la sfigura, anche nelle sue regole grammaticali – ma rimane, per quanto possibile, seppure al suo interno, sempre altro: quasi come un parlare straniero ma nella propria lingua.
Del resto, in questa lingua granulosa e basica, ma capace di racchiudere schiumare di miele anche tra i cardi e le pietraie delle radici consonantiche delle parole – una sorta di minuscolo alveare, ogni parola, in cui il soffio vocalico porta il nostro alito e quello che anima il mondo, lo coinvolge e lo responsabilizza nella scelta delle vocali – il termine dabar significa sia “parola” che “azione”, sia la cosa che la sua voce; tanto che l’intera creazione non smette, fin dal principio, di creare tramite il dire.
Mara Seveglievich, “Le ragioni del cuore”
Nello scaffale
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Dalla prefazione di Stefano Strazzabosco
Gli esordi sono come fondazioni di città: si tracciano dei solchi, si bonifica il terreno, si sceglie un sito adatto al tempio, la caserma e il palazzo; si chiama un sacerdote a consacrare il tutto ai numi tutelari, e poi si inizia a costruire, a innalzare le case e le mura. Col tempo, le città crescono o spariscono, diventano grandi o tornano di nuovo solo “arena ed erba”. Cartagine fu rasa al suolo, il suo terreno bruciato col sale, i suoi abitanti trucidati o venduti come schiavi; Roma era stata un semplice guado, ma già nel I secolo contava un milione di abitanti. Vicenza, invece… qualcuno ha voglia di parlare di Vicenza?
Le ragioni del cuore di Mara Seveglievich propongono un tracciato ben definito, ben orientato e soprattutto propizio alla vita – parola che, insieme a “cuore”, ricorre più spesso in queste pagine. Un avamposto, un piccolo paese, non ancora una città, (né tantomeno una lottizzazione); un luogo non lontano dal mare e nemmeno dagli outlet delle grandi firme né – ovviamente – dai negozi di cosmesi; un po’ di stanze dedicate ai Lari (in questo caso il padre), con presenze e affetti (Paolo, Giovanna, la famiglia etc.), provviste di utensili da cucina, di cassettoni e di letti, di libri d’arte e di letteratura. […] Continua a leggere