Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
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“La poesia “(pierfrancescana)” è ispirata al comparto centrale del “Polittico della Misericordia” di Piero della Francesca, custodito nel Museo Civico di Sansepolcro. Il testo “Dall’altra parte del muro si sentono” svolge, specialmente nella chiusa, un motivo paolino, muovendo da un sentimento penetrante della fine come luogo enigmatico e di senso. L’ultima poesia, “I dormienti li guardano viaggiare”, illumina la membrana che ci separa e mette in comunione con l’altro popolo, silenzioso e presente nella storia come nella nostra vita.”
Daniele Piccini
(pierfrancescana)
Da vicino la Vergine è di opale,
un incarnato lieve ma sanguigno
nella severa posa delle braccia.
Conosce e copre tutto, anche il tormento
che toglie bene al giorno, pace all’ora.
Anche quelli che sbagliano lo sanno.
Quelli che sbagliano a contare il tempo,
che sbagliano a comprare l’aspirina,
che saltano la nota, che si affannano.
Da vicino il suo volto è di rifugio
perché stende riparo come un manto
di quiete e notte sulla storia aperta.
I suoi fedeli le crescono ai piedi
e chi la guarda nella luce casta
ha forza, ancora vivo, di chiamarla.
Non li solleva, ma li tiene tutti,
che non confondano la sua figura
in quel tempo-non tempo che si ferma.
*
Dall’altra parte del muro si sentono
voci festose e brevi
che entrano nel buio.
Le ascolti e non hai pena,
né ansia per la gioia
che umile si svolge
prima del grande freddo.
Senti che ormai l’inverno ha quasi fatto
intero il suo lavoro,
quasi compiuto è il tema
che si suona da allora:
di chi sarà quella nota squillante
di chi sarà il vuoto?
Dopo, dopo vedremo viso a viso
non più nel turbine, non più nel sonno.
*
I dormienti li guardano viaggiare
come da vetri spessi ed insonori:
li vedono chinati sulle carte
del giorno, sulle cifre che s’ingrossano.
Vedono teste basse, mani alzate
e vorrebbero prenderli e parlare,
ma nei sogni che sognano un oceano
li separa da quelli, e pure vegliano.
Gli altri sono a un confine come un’epoca,
li intravedono a lampi e poi li scordano,
scavano il tunnel della loro era
come se non ci fosse altro, come
se quelli non li stessero guardando,
con le bocche che alonano la bolla
di vetro in cui si trovano: è la storia,
infinita e paziente, che si cuce.
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Daniele Piccini è nato a Città di Castello nel 1972. Insegna all’Università e vive per lo più a Sansepolcro. Ha pubblicato i libri di poesia “Terra dei voti” (Crocetti, Milano 2003), “Canzoniere scritto solo per amore” (Jaca Book, Milano 2005), “Altra stagione” (Aragno, Torino 2006) e “Inizio fine” (Crocetti, Milano 2013). Ha inoltre pubblicato l’antologia poetica bilingue “A Breath in Creation. Selected poems”, translated and edited by Irene Marchegiani (Gradiva, New York 2013). Come critico ha tra l’altro pubblicato l’antologia “Poesia italiana dal 1960 a oggi” (Rizzoli, Milano 2005) e il libro di saggi “Letteratura come desiderio” (Moretti e Vitali, Bergamo 2008)