Eretico Futuro| Eretica Bellezza

chiostro_san_giovanniCosa è #ereticofuturo

 

Tre giorni di full immersion nell’innovazione digitale e di approfondimenti sul perché L’Umbria ed in generale le Aree Interne del Paese sono asset strategici per un modello di sviluppo sostenibile e duraturo dei nostri territori. Makers, artigiani, professionisti, agricoltori, imprese e cittadini si ritroveranno nelle sale dei più prestigiosi Palazzi storici Orvietani (Palazzo dei Sette, Chiostro di San Giovanni, Palazzo Negroni, Chiostro di San Francesco) per conoscere i nuovi strumenti digitali che stanno rivoluzionando la manifattura ed i modi di produzione e che vedono artigiani ed agricoltori come elemento centrale di questo processo di innovazione.

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Lorena Carboni & Stefano Serusi

Stefano Serusi. Litorale, 2015Il poeta come ragazzo

di Stefano Serusi


Alcuni anni fa mi è stata restituita una cartella di stampe lasciata in Accademia; su di essa una docente aveva scritto “lavoro di un ragazzo”. Quelle parole, così generiche eppure altrettanto evocative, avevano inconsapevolmente creato un personaggio che si prestava alle narrazioni spesso presenti nel mio lavoro d’artista.
Invitato da Lorena Carboni a commentare con delle immagini le sue poesie ora composte in  questo libro, all’entusiasmo si è aggiunto alla prima lettura lo stupore di ritrovare tra le sue parole quella figura cercata per anni. Nei versi di Lorena “il ragazzo” non è soltanto l’amico Edmondo, citato e qui presente nelle fotografie, ma è la sua stessa scrittura ad avvalersi di un registro contemporaneamente distante e curioso come potrebbe essere quello di chi attraversa “il rumore della vita” senza ancora avere sentito il peso del corpo. Un’immagine sottilmente androgina – il genere di chi scrive ce lo dirà un solo verso – che irradia  una luce volutamente flebile su ciò che la circonda, nella convinzione forse, che l’azione comporti una forma di giudizio sulle cose. Continua a leggere

Silvio Raffo, “La vita irreale”

 
silvio_raffoIl teatro del mondo qualche volta
mi commuove – m’incanta la sua scena

“I poeti della generazione di Silvio Raffo hanno scritto molto in questi anni, si sono mostrati intelligenti, “aggiornati”, (forse troppo), colti. Ma si contano sulle dita di una mano […] quelli che ci rimangono impressi, che ci stampano a forza qualche verso nella memoria […] Metterei Silvio Raffo tra questi pochissimi.”
Maria Luisa Spaziani

“Ciò che specialmente mi attrae è quella pienezza di adesione ai momenti, ai particolari della circostanza quasi con un eccesso d’ansia… un discorso teso e carico, che profitta di tutti i segni che il visibile, il sensibile, il causale mettono sulla sua strada, con un totale affidamento al senso di ciò che accade e si manifesta.”
Mario Luzi Continua a leggere

Giovanni Fierro, “Il riparo che non ho”

 

il-riparo-che-non-ho-giovanni-fierroDalla Prefazione di Claudio Damiani

Imparare le cose

Scrivere poesie vuol dire trascrivere, elaborare una propria visione del mondo. Questa visione non è mai data, ma è sempre nell’atto del suo farsi (altrimenti sarebbe ideologia, e non poesia). Autore e lettore assistono allo stesso atto, contemporaneamente, che è la visione poetica. E’ come aprire una finestra. Giovanni Fierro vorrebbe essere una finestra, avere la sua trasparenza. Come la trasparenza di una partita di calcio, dove nessuno può mentire. La finestra “divide il dentro dal fuori”, mi fa vedere le cose e mi protegge nello stesso tempo dal fuori. Ecco, una finestra insegna molto.
Una cosa molto bella nella poesia di Giovanni Fierro è il desiderio continuo, necessario come il respiro, di imparare. La cosa vista, la visione poetica, è sempre maestra. Ed è vista con tanta attenzione, e nettezza, e interezza, perché insegna. Parla a noi e ci dice: fai anche tu così.

 

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Romano Benini, “Destini e Declini”

romano_beniniIl declino non è un semplice dato economico: è un
fenomeno allo stesso tempo politico, sociale e
culturale che produce effetti devastanti sulle
condizioni di vita e sull’economia. Il nuovo libro di
Romano Benini, giornalista economico e docente di politiche del lavoro, riflette su cosa sia e come si
manifesti la crisi di una nazione e di un territorio e
come possa diventare prima declino e poi decadenza.
Quella che sta attraversando oggi l’Europa è una
semplice crisi, o si tratta di un vero e proprio declino?

Per rispondere a questa domanda, l’osservatorio
privilegiato probabilmente è proprio l’Italia, e in
particolare Roma. Nella capitale, infatti, i segni che fanno pensare al declino ci sono tutti: clientelismo, corruzione, mancato rispetto delle regole, aumento del carico fiscale e conseguente evasione, perdita di credibilità da parte del ceto politico, rifiuto del bene comune e fuga verso gli interessi particolari e privati. Continua a leggere