Giuseppe Conte alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma

conteLo scrittore e poeta di Imperia Giuseppe Conte, dopo anni di assenza dalla Capitale, torna a Roma su invito della Biblioteca Nazionale Centrale, nell’ambito del ciclo Spazi900: letture incontri, confronti.

L’intero pomeriggio del 27 ottobre 2016 è dedicato non solo al suo ultimo libro, il volume antologico Poesie 1983-2015 edito da Mondadori, ma a tutta la sua opera.

L’evento avverrà sotto forma di dialogo tra l’autore e la studiosa Rossana Dedola, introdotto da Irene Beccarini per quanto riguarda la produzione teatrale e da Fabio Pierangeli per la poesia. Trentuno libri pubblicati, conferenze in trentaquattro Paesi del mondo e opere tradotte in francese, inglese, russo, greco, ceco, catalano, arabo e addirittura gaelico, questi i numeri dello scrittore ligure.

Jorge Oteiza alla Pedrera di Barcellona

OteizaOteiza , Mostra di scultura dal 27 settembre 2016 al 22 gennaio 2017, il Palazzo de La Pedrera, Barcellona, Spagna.

Nota di Alberto Pellegatta

«L’arte non trasforma niente, non cambia il mondo, non cambia la realtà. Ciò che veramente trasforma l’artista, mentre si evolve e completa i suoi linguaggi, è egli stesso. Ed è quest’uomo, trasformato dall’arte, colui che può trasformare la realtà partendo dalla vita», così la pensava Jorge Oteiza (Guipuzcoa 1908 – San Sebastian 2003), uno dei maggiori scultori spagnoli del XX secolo insieme a Chillida.

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Rosa Riggio, “Il peso della neve”

il-peso-della-neve-367098Dal risvolto di copertina di Piero G. Arcangeli

Nulla è più presente dell’assenza del padre: nella forma del bianco che travolge a slavina. È pensum, il pensiero, che il lavoro poietico sottrae alla gravità, al rigore dell’identico: alleggerisce e rifrange. Il verso rimane in bilico sulla carta fra respiro e sgomento, fra il vapore della parola e il silenzio agghiacciante; fra la precarietà del segno e quella del sogno. Equilibrio prezioso, da rinnovare ogni volta.

Il peso della neve si legge ad arco: i singoli momenti/segmenti, fragmenti di un’unica domanda (Frage, nella lingua di Rilke) vanno a comporre come grani il rosario laico che Rosa recita per sé: visione senza condivisione. Poi viene l’ascolto, ritmo profondo e incalzante: l’ascolto di sé, della moltitudine in sé, in grazia del quale il domandare muta in rimando, prende colore, accetta il rischio della relazione, di incontrare – muovendo da sé – un sé estraneo: rivelare è perdere. E come si capovolge il tempo? Il tempo giusto sembrerebbe quello passato, se si potesse tenere insieme il non più con il mai stato. E non c’è verità di traverso che tenga: all’angolo, fra il tempo del Padre e quello dello Spirito, la figlia inventa una via di fuga: Notre-Dame è un battello. Continua a leggere