In memoria di te, Sergej Esenin

Non ho rimpianti, non chiamo, non piango,
Tutto passerà come fumo dai bianchi meli
Afferrato dall’oro dell’appassimento
Io non sarò mai più giovane.

Tu ora non batterai più così,
Cuore, toccato dal freddo,
E il paese intessuto di betulle
Non mi attirerà a bighellonare a piedi nudi.

Spirito vagabondo! Tu sempre più di rado, di rado
Fai muovere la fiamma delle labbra.
O mia freschezza perduta,
Ardire degli occhi e piena di sentimenti.

Ora sono divenuto più avaro di desideri,
Vita mia? O forse sei stata un sogno per me?
Come se io nella risonante primavera
Galoppassi su un cavallo rosato.

Tutti noi, tutti noi in questo mondo siamo morituri
Dagli aceri quieto fluisce il rame delle foglie…
Sii tu per sempre benedetto
Tu che sei venuto per fiorire e morire.

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La casa del poeta Valentino Zeichen


Casa Zeichen – via Flaminia 86 – 00196 Roma (angolo museo Explora)

Inaugurazione 3 maggio 2018 | ore 19.00

La serata commemorativa all’Hotel Locarno (ottobre 2016), la giornata di studio alla Biblioteca di Viterbo L’Elogio della Poesia, Omaggio a Valentino Zeichen (gennaio 2017), la presentazione dei progetti scaturiti dal seminario di dottorato La Casa del Poeta presso la facoltà di Architettura dell’Università di Roma Sapienza (febbraio 2017), la giornata di studio alla Biennale d’Arte 2017 di Venezia La casa del Poeta. In memoria di Valentino Zeichen (ottobre 2017), la serata commemorativa Vissi d’Arte, Vissi d’Amore (Teatro India, dicembre 2017), la mostra presso la Casa dell’Architettura Valentino Zeichen al Borghetto Flaminio Per una Casa della Poesia (febbraio 2018) sono stati gli eventi principali che hanno visto nascere La Casa del Poeta Valentino Zeichen (1938-2016).

Casa Zeichen è un luogo storico, quasi leggendario, che nel corso degli anni ha visto avvicendarsi, grazie alla presenza e alla poesia di Valentino che lì visse dalla fine degli Anni ’50 fino alla morte recente, gli artisti e gli intellettuali più diversi.

In occasione dell’ultimo capodanno, il Compleanno del Tempo ha suggellato la prima simbolica riapertura di Casa Zeichen. Continua a leggere

In memoria di te, Remo Pagnanelli

da Quasi un consuntivo, Donzelli, 2017

Mia ombra, mio doppio
talvolta amico ma più spesso
straniero che mi infuria ostinato,
mio calco che nessuna malta riempie,
fantasma appena colto,
di te ho centinaia di fotogrammi
sfrenati dalle corse, trattenuti
nelle reti, mio ombrello protettivo
paratutto, già cieco già binomio d’altro,
convengo con te quel che segue.
Niente di umano scoperchia la follia.

 

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La zona poetica di Giovanni Pascoli

di Fabio Izzo

ll poeta che più di tutti interpreta le contraddizioni dello sviluppo del capitalismo è Giovanni Pascoli, il primo letterato italiano a limitare, in maniera implicita, gli argomenti poetici. La sua distinzione vuole che l’anima dell’arte sia universalmente sviluppata e che questo sviluppo sia raggiungibile evitando il contatto diretto con la produzione industriale. D’altro canto i futuristi si dedicano al feticcio macchina e al mondo industriale abbandonando l’uomo e i suoi sentimenti, schierandosi con l’imperialismo e in spregio a qualsiasi dialogo con il passato dichiarano morta l’arte tradizionale. Nato in Romagna lì dove le industrie del Nord cominciano a fare spazio all’agricoltura del centro su dell’epoca, zona in cui le ribellioni contadini si appropriavano dei valori dell’anarchia.
Pascoli vuole restituire all’uomo la carica eroica che è andata perduta dopo il Risorgimento.

Pascoli divulga in campo letterario quello che di solito è discusso nelle riviste politiche dell’epoca, cioè lo sfruttamento del capitale straniero sull’industria italiana L’Italia, nella sua visione, è tutta proletaria e di conseguenza borghesi e operai devono allearsi contro lo sfruttamento europeo, imporsi al rispetto internazionale, migliorare le proprie condizioni. Se tutto ciò è generalmente contestualizzabile nello spirito dell’epoca, soprassedendo sulla propensione colonialista, vediamo che quello che è davvero originale nel poeta è la ricerca di una forma artistica e addirittura estetica in grado di riprodurre queste idee senza il ricorso alla forzatura politica. Pascoli intuisce l’oppressione dell’uomo, limitato dall’avanzante industrializzazione, e il suo temperamento gli impedisce di ignorare la questione. Il suo limite è quello di vedere le classi italiane unite , così la sua sincerità poetica lo porta a evitare la finzione dei grandi temi. Pascoli è diviso tra la sua intuizione dell’uomo che tende a liberarsi e svilupparsi e la convinzione che la società industriale sia l’ostacolo più grande.

Pascoli scioglie i suoi dilemmi isolando dal complesso della realtà gli elementi che a suo parere rendano immune l’essere umano dai mali del capitalismo. Inizia così una ricerca dedicata a una realtà dove gli uomini abbiano comune possibilità d’esprimersi. Eguaglianza e pieno sviluppo industriale coincidono, secondo il poeta infatti un nucleo sentimentale uguale è in tutti noi, basta saperlo ritrovare, acquistando coscienze e mettendoci in comunicazione alla pari con gli altri superando quindi le vessazioni imposte dal capitalismo. Se si accatta globalmente la società capitalista si perde il dono della poesia. Questa area sentimentale è una zona poetica che definisce l’uomo sviluppato. Stiamo ovviamente parlando del “fanciullino” che esiste e resiste negli individui, nelle società ingiuste dove l’uomo è oppresso , aliena e limitato, non ascoltato.

L’obiettivo del Pascoli non è sociale, ma estetico, l’arte serve a svegliare il fanciullino, non esiste arte che non implichi la necessità individuale di esprimersi al di là delle limitazioni imposte dalla società borghese capitalista. L’artista moderno è obbligato a scegliere i propri temi in seguito a una serie di rinunce, i grandi temi sociali lasciano posto all’intimismo. Continua a leggere