
Franco Fortini
Il seme
Caduti i cartocci giù
le foglie luccicano come piccioni
della magnolia altissima. Sotto i cedri
dove la luce del pomeriggio è fitta
vedo l’erba crudele acida profonda
e l’interrogazione ritorna
ai colpi di vento si curva
si divide ritorna ma dicono i merli di no
camminando o fermi.
Mio padre
s’inteneriva sulla propria morte
udendo l’allegretto della Settima.
Negli angoli dove c’è a Marzo maceria
con gran pianti i bambini seppellirono
gli uccelli caduti di nido. Ma nulla
sa più di noi e discorre da sola
coi suoi corni e le trombe la musica
tra questi muri sudati.
In luogo di lui ci sono io
o mio figlio o nessuno.
*
Tutti i fiori non sono che scene ironiche.
Ormai la piaga non si chiuderà.
Con tale vergogna scenderò
i seminterrati delle cliniche
e con rancore.
Non ancora è luglio
non ancora scaldato asciutto assoluto
il seme.
*
Ancora la posizione
Questo tempo dell’anno è fermo e chiuso
che applica al suolo le foglie stracciate
dove il petrolio è mischiato con l’acqua.
Dentro la nuvola posso volare
che i manifesti e i rumori compongono
o lasciarmi allo sporco della sera
che cuoce un colore marrone sui tetti.
L’ossido lede le antenne sui tetti
i marmi le vernici e le catene.
Il piombo e il marmo si piegano piano.
Eppure sempre crescono palazzi
che fulminano azzurri all’occidente
e di lassù si scoprono alti monti.
So quel che aspetto e di quello ho riposo.
Questo tempo dell’anno è il mio riposo
perché qualcosa mi inclina e consento.
Dove la pioggia e il catrame si mischiano
agli scarichi strani delle fabbriche
e agli esseri sbranati tra le erbe
che le autostrade allevano d’inverno
ognuna di queste parole è dolcissima.
Franco Fortini (da Questo muro, Mondadori, Milano, 1973)
Franco Fortini (Firenze 1917 – Milano 1994) è stato tra i poeti e gli intellettuali più rilevanti ed impegnati dell’intero Novecento. Difficile sintetizzarne la biografia e l’opera: dalla scrittura in versi alla critica militante, dalle traduzioni alla collaborazione con musicisti (su tutti Valentino Bucchi; ma anche con autori di musica leggera), il corpus fortiniano è imponente per dimensioni, temi, generi. Lettore precoce ed onnivoro, dedito tanto alla passione letteraria che a quella pittorica, negli anni dell’Università riesce a conciliare la formazione da giurista con quella da umanista. Partecipa attivamente alla resistenza antifascista, e al termine della guerra intensifica la sua collaborazione con riviste (l’ “Avanti!”, il “Politecnico”, “La Lettura”) e il suo impegno di critico e scrittore politicamente impegnato. Nel 1946 pubblica Foglio di via per i tipi di Einaudi, grazie anche all’interessamento di Vittorini. Tra le sue importanti traduzioni, cui lavora con particolare intensità negli anni cinquanta, ricordiamo almeno Bertolt Brecht (Poesie e canzoni e moltissimi lavori teatrali), Simone Weil (L’ombra e la grazia, La condizione operaia), Paul Éluard (Poesia ininterrotta) e Goethe (Faust, Goetz von Berlichingen). Tra i libri di poesia, ricordiamo (oltre al già citato Foglio di via) Poesia e errore (1959), Questo muro (1973), Paesaggio con serpente (1984), Composita solvantur (1994). Del 1977 è la sua antologia I poeti del Novecento, edita da Laterza. Per le edizioni Quodlibet di Macerata è disponibile anche un volume sulla sua produzione pittorica e grafica e le sue Lezioni sulla traduzione (2011).
I testi qui proposti sono stati scelti da Emanuele Franceschetti