Claudia Ruggeri

Claudia Ruggeri

di Giovanni Ibello

È il 27 ottobre del 1996 quando Claudia Ruggeri decide di lanciarsi nel vuoto: ha solo 29 anni e una bellezza adamantina. Insostenibile.
La sua poesia, un lungo testamento precoce fatto di accensioni visionarie e virtuosismi lessicali, è oggetto di un percorso ondivago. Parliamo di una poetessa per lungo tempo dimenticata dalla critica (accademica e militante), ma anche mitizzata da un nutrito gruppo di fedeli seguaci.
Forse il primo che si è concretamente interessato alla sua opera è stato Mario Desiati che nel 2005, le dedica un lungo intervento sulla rivista “Nuovi Argomenti”, con la contestuale nonché parziale ripubblicazione di “Inferno minore”.
La poesia della Ruggeri, feroce ma decadente… ha il tono di una tragica profezia: è barocca e dissacrante, dal lessico eclettico e senza pudore.
Un dettato scarnificante che non inganna – non finge – è un dire escatologico che tuttavia, chiede al lettore uno sforzo. Il lettore deve tendere la mano, deve fidarsi. Solo così si compie il passaggio, il rituale della parola che – citando Luzi – “tocca nadir e zenith”. Solo così tutto si tiene.

Da “Inferno minore”

se ti dico cammina non è perché presuma
di parlarti: alla montagna, alla malìa
di milioni di lame, arrivarono a migliaia
cose nude si sparirono bestie, alla neve
al malozio della trappola, tutto
s’esiliava a quel richiamo disanimale.
ma chi nega che in tanta sepoltura
sia avvenuto al pendio un biancore vero
o lo strano brillio che ti destina se la passi,
e pur e pur non sfondi
alla tagliola che non scatta, e più
non stravolge l’inerzia della lettera, ne anche
tiene lo sporco della suola; si noda
tutta al Trucco che l’immàcola, s’allenta,
a tratti s’allaccia cose che muoiono,
solo scali, cose già sganciate…
a te a te altro ti tiene, non la parola,
per te s’alleva una tortura dentro la bara
della Figura, una condanna alla molla
maligna del Carnevale abominevole, alla cantina
cattiva di finisterrae violenta
dove s’aduna, al molo, ogni bestiario
qualunque personaggio, alcun oggetto, per una muta
buia dell’attore, per un aumento in male, per l’alta
fantasia che mi ritorna di tanta cerimonia
incorreggibile, per una benvenuta dismisura, per
me che fui per te senz’anima
e feci un patto al malto
sul seme di un’estate
dove esplose la vena che divina;
che sbotola che lima, per te seppi, se sia l’afrore
o la Macchia del logoro, che cova sul monte
il fondo lo scatto l’inverno del falco.

Claudia Ruggeri (1967 – 1996) in poesia ha pubblicato:

“Inferno minore”, L’Incantiere, Laboratorio di poesia, Università di Lecce, 1996 (postumo)
“Inferno minore”, con inediti, Ancona, peQuod, 2007 (postumo)
“Canto senza voce”, Lecce, Terra d’Ulivi, 2013 (postumo)
“Uovo in versi”, Lecce, Terra d’Ulivi, 2015 (postumo)

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