Philippe Jaccottet, una poesia

Philippe Jaccottet

LETTRE

Michelle, nous avons été de ces oiseaux
qui se frôlent, portés en flèche à la lumière,
et se poursuivent en criant toujours plus haut
jusqu’à l’extase, trop pareille à l’éphémère…
– Mais plus d’images entre nous: j’ai dit en rêve
les mots qui rendent la distance un peu plus brève
entre nos corps, ces personnages infernaux;
tu savais en former d’assez étroits anneaux
pour qu’ils exultent à en oublier leurs frontières
et la mort qui attend, curieuse, derrière;
moi, j’étais trop souvent comme un enfant distrait,
je voyageais, je vieillissais, je te quittais,
et quand nous sommes remontés vers l’aube crue,
c’est un spectre que tu guidais de rue en rue,
là où le chant du coq ne pourrait plus l’atteindre.
Et pourtant cette ombre t’aimait… On ne sait pas
ce que l’on trouvera là-bas pour vous étreindre…
– Habitante de cette nuit, tu penseras
sans trop de haine à qui demeure on ne sait où
et te frôla comme un oiseau sur les paupières
puis monta, sans cesser d’apercevoir dessous
ton sourire scintiller comme une rivière…

Philippe Jaccottet

da “L’effraie et autres poésies”, Éditions Gallimard, 1953

LETTERA

Michelle, noi fummo uccelli che si sfiorano,
frecce verso la luce, che s’inseguono
gridando sempre piú in alto, fino all’estasi,
sorella dell’effimero.
− Non servono le immagini fra noi: dissi parole
in sogno, che rendono piú breve la distanza
fra i nostri corpi, figure infernali; tu sapevi
formarne degli anelli abbastanza stretti
perché esultassero scordando i loro limiti
e la morte che, curiosa, dietro aspetta;
io, ero troppo spesso un fanciullo distratto,
viaggiavo e poi invecchiavo, abbandonandoti,
e quando risalimmo su verso l’alba cruda,
era uno spettro che tu guidavi di strada in strada,
là dove il canto del gallo mai piú l’avrebbe raggiunto.
Eppure quest’ombra ti amava… E non sai mai
laggiú cosa ti attende, quale abbraccio…
− Abitante di questa notte, penserai
senza troppo odio a chi dimora chissà dove
e ti sfiorò come un uccello sulle palpebre,
poi risalí, senza cessare di scorgere in basso
il tuo sorriso scintillare come un fiume…

Philippe Jaccottet
Traduzione di Fabio Pusterla

da “Philippe Jaccottet, Il barbagianni. L’ignorante”, Einaudi, Torino, 1992

Philippe Jaccottet, è poeta, scrittore e traduttore svizzero, nato a Moudon nel 1925 di lingua francese. Ha pubblicato nel 1953 L’effraie et autres poésies (trad. it. in Il barbagianni. L’ignorante, 1992) e successivamente ha raccolto la sua copiosa produzione poetica nel volume Poésie 1946-1967 (1971). Parallelamente ha svolto un’intensa attività letteraria in prosa, fra le pagine di diario di La semaison (1963 e 1984), i racconti come L’obscurité (1961; trad. it. 1998) e le luminose variazioni sull’opera di un maestro della pittura come Morandi in Le bol du pèlerin (2001; trad. it. 2007). Ha tradotto, fra gli altri, Rilke, Góngora, Hölderlin, Leopardi, Ungaretti, Musil, oltre all’Odissea e a molte opere narrative di Carlo Cassola. La sua qualità letteraria si è espressa anche nei saggi di critica, come quelli sulla poesia francese del Novecento raccolti in L’entretien des muses (1968), ma è la voce poetica che più testimonia un lucido e appassionato sguardo sulla realtà, còlta anche nel vincere dell’ombra sulla luce, in opere come Et, néanmoins (2001, trad. it. 2006) e Ce peu de bruits (2008).

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