La psicoanalisi deve toccare il reale, in caso contrario è una farsa, oppure, detto altrimenti, una psicoterapia. Il sintomo di Lacan si misura – in dieci “incontri” che sono altrettante forzature e scompos izioni della stessa domanda – con questo interrogativo: la pratica analitica può toccare il reale? E se sì, quando e in che modo riesce a farlo? Il reale, comunque lo si voglia intendere – come uno
dei registri della vita, come esperienza pura, come insopportabile, come esi genza pulsionale acefala, come problema insolubile, come impossibile, come cosa in sé, come realtà grezza, come nuda vita, come evento -, è senz’altro il “punto” sul quale Lacan ha insistito maggiormente nel corso del suo lavoro. Per questo egli ha concepito l’analisi come una prassi nella quale far accadere il reale, nella quale incontrarlo, per consentire all’analizzante di stabilire con esso, anziché patirlo, un diverso rapporto. Continua a leggere
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Catherine Millot, “La vie avec Lacan/ Vita con Lacan”
“Ci fu un tempo in cui avevo la sensazione di aver afferrato l’essenza di Lacan dall’interno. Pensavo di avere la percezione della sua relazione con il mondo, un accesso misterioso al posto più intimo dal quale emanava il suo rapporto con gli esseri e con le cose, perfino con se stesso, era come se fossi scivolata dentro di lui.
Questa sensazione di afferrarlo dall’interno andava di pari passo con l’impressione di far parte di un senso compiuto incluso nella sua comprensione, alla cui ampiezza non riuscivo a credere.
Il suo spirito – la sua grandezza, la sua profondità – il suo universo mentale inglobava il mio come una sfera che ne contiene una più piccola.
Ho scoperto un’idea simile nella lettera in cui Madame Teste parla di suo marito. Proprio come lei, mi sentivo trasparente davanti a Lacan, convinta che conoscesse tutto di me.
Non dover dissimulare, non avere misteri da alimentare, mi faceva sentire completamente libera con lui, ma non solo. Una parte essenziale del mio essere era affidata a lui, che la proteggeva, mentre io non ne ero più gravata. Ho vissuto accanto a lui per anni in questa leggerezza.”
Catherine Millot
(Traduzione di Desiree Berlangieri di Rainews24)
Guido Crainz, “Storia della Repubblica”
Settant’anni di storia: un percorso intenso e tormentato, intriso di speranze e di delusioni, di traumi profondi e di mutamenti inavvertiti. Un percorso cui attingere più che mai, questo è il senso del libro, nei disorientamenti dell’oggi. Nel disagio per il nostro presente. Nell’incombere di scenari internazionali che alimentano le inquietudini del nuovo millennio.
Quanto siamo cambiati nei settant’anni della Repubblica? Come sono venuti a confliggere, nel loro
scorrere, modi diversi di essere italiani? Come si è passati dalla società sofferente e vitale del
dopoguerra, capace di risollevarsi dalle macerie di un regime e dalle devastazioni di un conflitto mondiale (e protagonista poi di uno sviluppo straordinario), all’Italia spaesata di oggi? Continua a leggere
Cinque suggerimenti sulla scrittura dei romanzi
La cosa che mi piace anzitutto ricordare della scrittura dei romanzi è un appunto che ho visto incollato al muro della stanza di un’amica all’università magistrale: «Non vi ha chiesto nessuno di scrivere quel romanzo». Quindi scrivere romanzi è una scelta: potete sempre fermarvi, sempre continuare. Siete liberi di fare tutto quello che volete. Molti romanzieri cominciano a scrivere romanzi perché sono stati fervidi lettori. Quasi tutti i romanzi, in quanto voluminosi e difficili da tenere sotto controllo, sono imperfetti. Continua a leggere
Nicola Gardini, “La vita non vissuta”
Dal 3 settembre 2015 è nelle librerie italiane “La vita non vissuta” (Feltrinelli 2015) il nuovo libro di Nicola Gardini.
DESCRIZIONE
Agli occhi degli altri, e forse anche ai propri, Valerio ha l’aria di un quarantenne di successo: è uno stimato professore di latino, ha una casa, un’esistenza comoda, una moglie e una bambina affettuose. Eppure in un istante tutto questo perde senso; basta l’incontro con Paolo, giovane pittore di talento e amante appassionato, tanto fascinoso quanto insicuro, perché di colpo Valerio decida di voltare pagina.
Finalmente insieme a Paolo potrà cominciare quella vita che già dai tempi della scuola sogna di vivere e che ora gli si offre irrinunciabile, improcrastinabile… Quand’ecco che una telefonata rivela l’illusione: Paolo ha appena scoperto di essere sieropositivo. Seguono la corsa di Valerio in una clinica per gli esami del sangue, la conferma dell’infezione, la scoperta dell’irrimediabile, e nel volgere di poche ore quell’amore nuovo, atteso da sempre, diventa una vertigine di fantasmi, paure, dubbi inesprimibili. Continua a leggere