Silvio Raffo, “La divina differenza”

Silvio-Raffo-La-divina-differenza-COPERTINApiatta-196x280La Musa lirica di Maria Luisa Spaziani

di Silvio Raffo, Lieto Colle Edizioni 2015

[…]Se è vero, come continuiamo a credere (forse in pochi) che la grande poesia si accompagna naturalmente a questo sentire “sublime” e che almeno in arte esiste, deve esistere, la perfezione, perché la poesia delle ultime generazioni sembra aver perso la speranza e la voglia di scalare quelle vette?[…]
[…]Maria Luisa Spaziani sembra testimoniare in modi convincenti e “moderni” la sopravvivenza della musa lirica, la sua legittimità e autorità indiscutibili. La sua opera, di recente consacrata dal Meridiano Mondadori, è la prova più lampante della possibilità di coesistenza di registro alto e leggibilità, dunque di “tradizione” e comunicazione.[…]

 

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Simone Zafferani, “L’imprevisto mondo”

SIMONE-ZAFFERANI-2-RIDNota di Biancamaria Frabotta 

Ai suoi inizi la poesia di Simone Zafferani si abbeverava, mi parve, degli umori limbali che intridono l’umbratilità del primo Sereni. Riconoscere i maestri non è una vana impresa, ma la garanzia di potersi presto avviare sui propri sentieri. Anche se la strada verso la maturità che s’inerpica nelle ultime poesie di Zafferani, si fa subito impervia, la meta che si spera di poter continuare ad aggirare desta stupore, rivela e impone un mondo    “imprevisto”, come dice il titolo che si affranca da ogni precedente, amorevole servitù. E arrivano, a compensazione delle perdute e dolci amnesie adolescenziali, giuste parole d’amore, di pietà, di compartecipazione ai tremori delle creature umane. Non si può simulare “la vita che non c’è”, quando gli affetti famigliari, l’amore accumulato, i morti che oltrepassano la frontiera e si avvicinano pericolosamente  impongono un’altra lingua, un registro sempre meno metaforico. Questo poeta, amante della liquidità, delle risonanze oblique della luce, magari scrutate in Emily Dickinson, è proprio attraverso tali “verità imponderabili”  che viene a contatto della polpa segreta della vita e di sé stesso, infine. E quando avviene la trasmutazione delle creature più amate in quel mondo “altro”, prima solo intravisto nel riflesso dell’acqua che, non dimentichiamo, è l’elemento  più cospicuo che forma il nostro corpo,  allora la lingua della poesia si sbianca “come un’ostia”. Come nel compiuto poemetto La macchina naturale, in un gioco di continue rispondenze, ma anche un punto fermo che non permette rimozioni, regressioni, ripensamenti. Non resta che “mettere a posto il dolore”. E magari “con pazienza d’artigiano”, e scrivere nei Notturni le poesie più inclusive e arrese dell’intero libro. “Se venite di notte, versi,/ siate lievi nel forzare la porta/ di questi recessi impensabili che sempre/ da solo varco e mai del tutto”. Continua a leggere

Pierluigi Cappello, “Ogni goccia balla il tango”

libro del giorno Ogni goccia balla il tango Pierluigi Cappello
Poeta amato da intellettuali e artisti, Pierluigi Cappello, 44 anni, dedica ora i suoi versi anche ai bambini.

Nel suo ‘Ogni goccia balla il tango’, pubblicato da Rizzoli con le illustrazioni di Pia Valentinis, stimolato dalla sua nipotina, che gli chiedeva di scrivere una poesia tutta per lei, Cappello ha compiuto un viaggio alla ricerca di “Rime per Chiara e altri pulcini” da cui sono nate così 33 componimenti che non sono affatto più semplici da scrivere di quelle per i grandi.

“A me, di tutto questo, resta una piccola certezza, che diventa una grande speranza: anche un bambino capisce che la poesia non è solo un gioco con le parole, e che lì dentro c’è qualcosa di più, che ha a che fare con i suoi sensi, la sua immaginazione e la sua anima” dice Cappello rivolgendosi a Chiara, nel breve scritto conclusivo. Continua a leggere

Francesco Tomada, “Portarsi avanti con gli addii”

tomadaNota di Nadia Agustoni 

Ci mancava la voce di Francesco Tomada e ora grazie a questa nuova raccolta la ritroviamo. “Portarsi avanti con gli addii”, Raffaelli Editori, 2014,  ha un dire asciutto, semplice e diretto nel giungere al cuore di ciò che vuole comunicare. Un album del crepuscolo, polaroid infilate tra le pagine coi volti degli affetti e degli incontri più o meno duraturi. E certo anche coi volti delle perdite.

I vuoti e l’attesa sono una delle possibile letture, ma direi che il significato più autentico è quel cercare la vita nei gesti attenti dell’amore: verso una madre morente che si ha cura di lavare e accudire e verso un figlio che rischia di farsi male per disattenzione.

I conflitti, l’amarezza, il quotidiano mai facile da vivere e un sentire troppo forte che al fondo di noi siamo un po’ di bisogno e un po’  di libertà, diventano con Tomada un andare dove c’è più spazio e dove si spera che almeno qualcosa avrà un senso nuovo. Come la ragazza sordomuta di una delle poesie che parla “la sola lingua in cui / nessuno può gridare “ (p.19) Tomada non grida, ma ci spinge ad un ascolto profondo. Usciamo dalla lettura rinfrancati e col senso di un possibile attenuarsi della barbarie che ci circonda.

La postfazione di Fabio Franzin è uno studio partecipe ed accurato dell’intera opera poetica di Tomada, più che consigliata a chi non conoscesse i libri precedenti.

(Apparsa in QuiLibri n.28 marzo aprile 2015)

Philip Levine, “Notizie dal mondo”

 
In vendita nelle librerie italiane dal 21 aprile 2015
Traduttore Giuseppe Strazzeri, Mondadori


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Il grande Philip Levine, amatissimo poeta americano, uomo di varie e spesso ruvide esperienze, sente, in età avanzata, come un formidabile pulsare di innumerevoli volti e vicende che lo assalgono dalla memoria, e da un passato remoto ma in lui ancora ben vivo e carico di emozioni. Le sue “notizie del mondo” sono in effetti informazioni e frammenti di vita provenienti da luoghi svariati e diversi, dagli Stati Uniti, naturalmente, e dai tempi da lui vissuti a Detroit, nelle officine di «Henry Ford, / l’uomo che ha creato / il mondo moderno», ma anche da un altrove vastissimo, che può comprendere l’Australia come il Portogallo, la Spagna, la Danimarca, Cuba, o magari Andorra, dove ebbe a incontrare un “vecchio comunista”. E può risalire fino alle sue origini, alle radici di una famiglia di emigrati ebrei, venuti dal Nord dell’Europa. In questo libro, Levine alterna componimenti in versi, quasi sempre narrativi e di ampio respiro, con brevi testi in prosa, veri e propri racconti, dove riesce a stipare, con impressionante vivacità, figure, personaggi, situazioni, e leggibilissimi aneddoti esemplari. Vediamo il fratello che torna dalla Seconda guerra mondiale, incontriamo gli operai alla catena di montaggio, «uomini che vendevano se stessi per riscattarsi la vita».

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