
François Villon

In libreria dal 19 marzo 2015
La poesia, prima e oltre la parola
di
Antonio Prete
Un libro di prose, una meditazione intorno ad accadimenti, a gesti, a letture, che trova ogni volta la forma essenziale e il tono giusto per farsi racconto e insieme analisi, sguardo sul mondo e interrogazione, confdenza e giudizio. Il dio del mare afferma la necessità e la bellezza della prosa, di questa forma oggi desueta e persino peregrina, e che invece appartiene al proprio della tradizione novecentesca, e più in generale della nostra storia letteraria. Se il trionfo di un romanzesco destinato al facile consumo ha reso marginale e persino azzardato l’esercizio della prosa, il poeta Pierluigi Cappello mostra come nella forma breve che chiamiamo prosa, nel ventaglio delle sue possibilità, possano confuire allo stesso tempo tensione narrativa e grazia del dire, energia rifessiva e leggerezza dell’immaginare. E mostra come la variazione di temi e di ricordi, di scene e di tonalità discorsive possa corrispondere ai diversi punti d’osservazione dai quali guardiamo ogni giorno l’accadere, le forme e i modi dell’accadere. Per un poeta la prosa è un modo d’essere della poesia. Poesia e prosa sono vissute da un poeta come le due sponde di uno stesso fume. Su quel fume c’è lo stesso cielo, ci sono le stesse nuvole, c’è lo stesso vento, che è il vento della vita. «L’uso – dice Leopardi – ha introdotto che il poeta scriva in verso. Ciò non è della sostanza né della poesia né del suo linguaggio, e modo di esprimer le cose» (Zibaldone, 14 settembre 1821). Continua a leggere
Dalla quarta di copertina di Giancarlo Pontiggia
L’ultimo libro di Pasquale del Cimmuto si presenta come uno struggente, lucido rendiconto esistenziale. La lingua poetica è aspra, tagliente, spesso raggelata, fondata sull’esigenza di cogliere la vita nella sua verità nuda, senza infingimenti. Davanti agli occhi del poeta scorrono i segni del mondo: poiane, pleniluni, sentieri montani, lepri in fuga, cui si accompagnano meditazioni sul senso delle cose, implorazioni al dio delle solitudini, memorie familiari, riflessioni sul «niente di vivere», ma anche improvvisi frammenti nutriti di una gioia intensa, insperata. L’uomo che ha impastato le mani nella «creta del mondo», sente che tutto, nel gran vorticare delle cose, è solo apparenza e trasmutazione. Kikuo Takano, il poeta giapponese che sostò diversi giorni tra i boschi e le pietre della sua terra, lasciando l’impronta di versi fragili e sublimi in cui Oriente e Occidente si toccano, ritorna nella forma aerea di una farfalla, a dire che «ogni uomo è una goccia del senso/ che ha la luce nel nulla». A volte, la lingua sembra venir meno, arrendersi al potere muto delle cose; la verità si fa «veritudine», segnata dal sentimento del limite, dalla legge universale della sofferenza; Continua a leggere
O Germania Può la poesia aiutarci a capire qualcosa di più sull’Europa moderna, dove sembrano dominare solo sterili leggi economiche e l’unità di pensiero è ancora un miraggio? Lo crede Franco Bufffoni, che dedica una riflessione in versi e prosa alla nazione oggi più potente del continente, rivelandone difetti nascosti ma anche pregi insospettabili: «Oggi che la Germania / non è più il mostro accucciato / che ho conosciuto nell’infanzia, / oggi che è tornata arrogante / e la sua / meticolosità nell’efficienza / mi appare per quel che è / – nevrosi da obbedienza – / io le ripeto: quieta, zitta, a cuccia. / già hai dato il meglio, non strafare». Continua a leggere |
Quando siamo stati con le foglie che non vanno via dai rami.
Sono state le musiche dolci dove dirci di morire.
Hanno portato tanti libri,
gli uomini a tornare tra i pochi fanali, i tram, le ciminiere. Continua a leggere