Lucrezia Lerro, “Il corollario della felicità”

lucrezia_lerro
Recensione di Guido Monti

Nella nuova raccolta poetica di Lucrezia Lerro “Il corollario delle felicità”, edito da Stampa 2009, ciò che colpisce è la compattezza della cifra esistenziale sottesa alla pagina. Nei personaggi parla il tempo della distanza inteso come memoria addolorata per qualcosa che in un altro luogo poteva essere e invece non è mai stata.

C’è come un velo di maia che viene dal passato e adombra il presente di ogni figura, nelle sue determinazioni psicologiche ma anche nelle micro vittorie quotidiane: “Meglio star qui o vivere al paese?/…/Resto a Torino quest’inverno,/…/Io mi nascondo, mi rovino le mani/ma cerco di salvarmi/”. Tutte le voci del libro hanno un fondo toccante perché sofferente e come non associare Giuseppe migrante per necessità, ai grandi personaggi del neorealismo di narrazione ma anche cinematografico della metà del secolo scorso, coi loro transiti disperati: “Solo per le strade di Torino/cerco un po’ di allegria,/…./rigiro tra le mani un bottone/del cappotto ereditato dal macellaio. “uomini fragili come lo zio Icio, che lontano dalla sua terra, da un letto d’ospizio ci parla con tono disperato dentro però certa allegria di naufragi: “…./Non abbiamo né radice,/né sconti, né buoni da spendere,/né lacrime da trattenere.//…”. Continua a leggere

Patrick Williamson, “Nel santuario”

 

williamson[1]La realtà, sorpresa continua

Anne Talvaz

È una cosa di cui mi sono accorta solo quest’anno: quando vado in Inghilterra, comincio a interessarmi ai particolari minimi della natura; abitudine, questa, tutta britannica. Dalla poesia alla porcellana, le espressioni della cultura inglese attraverso i secoli ci ricordano di continuo quanto la consapevolezza dei dettagli naturali abbia radici profonde nella mentalità collettiva, anche per coloro che ormai da parecchie generazioni vivono in città.

 L’aspetto che più colpisce nell’ultima raccolta di Patrick Williamson è come egli sia un poeta della natura, e un poeta squisitamente inglese. Alle base di questa serie di meditazioni c’è la cura pregnante del dettaglio, catalizzatore e tramite di una varietà di emozioni: fra tutte, un senso costante di nostalgia e di rimpianto.  Continua a leggere

Moira Egan, “Botanica/ Strange Botanic”

M&D CdTArbutus unedo
(miele di corbezzolo)

Amaro
vuol dire
bitter”, vero? gli chiedo
mentre intinge il cucchiaio
nel vasetto di miele
marrone scuro

scuro,
e risponde: Sì,
ed è diverso da ogni
cosa tu abbia mai assaggiato
prima d’ora.
E sì,

ha ragione,
probabilmente è
la più arcana sinestesia
che sia mai passata
dalle mie labbra.
Il miele

di solito
è dorato, dolce
e leggero, no? Ma questo
fluido viscoso è denso,
profondo, sa di
fumo,

quasi,
come un single malt
scozzese o un altro gusto forte
con cui vorresti familiarizzare. E ancora
più strano, pare bruciarmi
la bocca

come la libidine,
come qualcosa che ho
sempre avuto paura di dire,
deliziosamente amaro.
Provalo,
dice,

con il
pecorino:
“È la morte sua”.

Cosa vuol dire? domando, anche
se mi sa che lo so
già. Continua a leggere

Nguyen Chi Trung, “Venti”

samuele_editoreAnteprima editoriale

Venerdì 27 giugno 2014, alle ore 19.00, presso il Caffè Letterario di Pordenone, presentazione del libro di poesie “Venti” di Nguyen Chi Trung.

Un libro importante nel panorama letterario mondiale scritto nel 1992 dal maggior poeta vietnamita vivente, ed appena edito dalla Samuele Editore in esclusiva per l’Italia con prefazione di Zingonia Zingone e postfazione e traduzione di Anna Lombardo.

La presentazione, alla quale interverrà eccezionalmente l’Autore Nguyen Chi Trung, sarà bilingue (italiano/inglese) a cura di Rachel Slade con accompagnamento musicale di Federico Rossignoli.

Dopo la presentazione ceneremo insieme e leggeremo alcuni versi dei poeti che si sono prenotati alla Cena Poetica con l’Autore. Continua a leggere

Andrea Nicolaevic Ruffolo

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E’ in libreria “Se questo è un padre“, memorie di un padre incompreso, di Andrea Nikolaevic Ruffolo, Effigi Editore 2014. Riportiamo, di seguito, la prefazione di Maria Rita Parsi e l’introduzione  di Stefano Adami, oltre alla premessa dell’autore.

PREFAZIONE

Maria Rita Parsi

Un racconto rivoluzionario se per rivoluzionario si intende il ruolo che generalmente attribuiamo a padri e madri nella cura e nell’assiduità con i figli. Una conseguenza dei grandi cambiamenti che hanno interessato la società post-industriale e l’ingresso della donna nel mondo del lavoro e nella ripartizione dei diritti-doveri non solo nella società, ma anche nella famiglia dove all’impegno lavorativo della donna-madre ha corrisposto una maggiore presenza intramoenia casalinghe dell’uomo-padre.

Una storia che può interessare non solo molti padri, ma anche molti addetti ai lavori o semplicemente chi voglia capire le passioni che si possono generare in situazioni estreme.

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