Tiziano Broggiato, da “Novilunio”

Tiziano Broggiato/ Credits ph. Dino Ignani

Sulla felicità

Concentrata in episodi, la felicità
segue il suo corso appiattita
lungo le pareti del labirinto.
Nessuna meraviglia, dunque, che appaia
nel silenzio gonfio di una campagna
o dentro la cornice d’ottone di uno
spioncino.
Secche parole d’incoraggiamento
che si irradiano in un lampo nella mente
anestetizzandola.
Tutto il resto è superfluo.

*

Stridono i cardini della porta sul fondo
in disuso da anni.

Ho percorso a occhi semichiusi
l’antica galleria di collegamento
rasentando la parete di pietra
come fosse la fronte imperlata
dei secoli.
Eccoti lì, a dieci anni,
attraversare cauto la montagna
di casse stipate nel vecchio magazzino
male illuminato.
Uno, in controluce, che potrebbe essere
il custode, con la guancia premuta
contro lo stipite in ferro della porta:
– Dai, esci. Non vuoi vedere il futuro ? – farfuglia.

Una scorciatoia che anche allora
mi sembrò da subito inadeguata. Continua a leggere

Orazio, l’anima più classica dei classici

DAL RISVOLTO

L’amore per Orazio e il desiderio di tradurlo accompagnano Guido Ceronetti sin da quando, diciottenne, si cimentava in versioni oggi «ripudiatissime». L’Orazio interruptus viene poi ripreso al principio degli anni Ottanta col progetto, mai realizzato, di una piccola edizione concepita come prima tappa di un «viaggio ascetico verso il puro non-essere, lo spogliarsi d’ogni illusione e farsi jīvanmukta in compagnia di Orazio». Continua a leggere

Michele Paoletti, “Breve inventario di un’assenza”

Tornerà il vento a scompigliare
le cicale, il loro canto di pianura.
Le pinete caleranno reti
nel fondo della terra per raccogliere
funghi, semi e briciole,
una riserva buia per l’inverno,
un incerto sopravvivere alla carne.

***

Buonanotte alle tue mani
inutili alle vene bluastre
sulle gambe, alla barba sfatta
alla voce che cercava di dirmi
addio mentre gli occhi
ripetevano rimani, premi le dita
sulla pelle ancora. Continua a leggere

Mary Barbara Tolusso, “Disturbi del desiderio”

Mary Barbara Tolusso

ANIMALIA

I

La tua testa esce un quarto dal quadro.
Non è una panoramica, non simile a un cerchio
e non cammina sulla luna che porta

via tutto anzitempo. Intorno
a me niente che possa testimoniare
la sua importanza, né un fiore, né una parola
e qualunque cosa io dica è un copione
che non conosco. Nessuna eredità da guadagnare,
frammenti, trucioli, qualche lettera, un anello
che io possa averlo. Ciò che mi è saltato
tra gli occhi emette solo una lunga quiete.
Non so neppure dove ha mai lasciato i baffi
e quante volte è uscita di senno. A casa il giorno
non tornava ché a casa torna sempre
il prigioniero. Entrava dall’ozio
dell’aria, da un foro nella mano o per un’improvvisa
debolezza di un vaso. Continua a leggere