Liz Lochhead, poesie

Liz Lochhead

ANNEMARIE

Men see men I’ve had it
Up to here absolutely
It’s all off completely.
I said suppose that’ll suit you fine I said
You can go out with your mates
Every night of the week and not just Thursdays
I said,
Look at the state of you
The beer’s all going to your belly already
And coming from the West of Scotland you
Are statistically unlikely
even to reach the age of 25
without false teeth
And to tell the truth
Since we got engaged
You never bother with the Brut
Or the good suit I said
I’m sick to the backteeth of
every time we go for a Chinese
You order
Chicken and chips, fried eggs and peas.
I said No way
Believe me the only way I’d ever consider
The World Cup in Mala-bloody-ga
For my honeymoon
Is if I was guaranteed
An instant trade you in for a
Six foot shit-hot sharp shooter that never failed to hit the spot.
I told him where to stick his bloody
One carat diamond-is-forever.

I blame his mother.

ANNEMARIE

Gli uomini degli uomini ne ho
avuto abbastanza lo giuro
è tutto finito.
Ho detto immagino che ti stia bene ho detto
così puoi uscire con gli amici
tutte le sere e non solo il giovedì
ho detto,
ma guarda come ti sei ridotto
con la pancia già gonfia di birra
e venendo dall’ovest della Scozia
è statisticamente improbabile
che arrivi anche solo ai 25
senza denti finti
e a dir la verità
da quando ci siamo fidanzati
ti sei scordato del Brut
o di un vestito decente
ne ho piene le scatole
ogni volta che andiamo al cinese
tu ordini
pollo e patatine, uova fritte e piselli.
Ho detto Non c’è verso
stanne certo l’unico modo perché prenda in considerazione
la Coppa del Mondo a Mal-edett-aga
per la mia luna di miele
è se avessi la garanzia di
uno scambio immediato tra te e un
fusto superaccessoriato di annessi e connessi che non scazza un colpo.
gli ho detto dove ficcarsi il suo fottuto
un diamanteèpersempre da un carato.

Tutta colpa di sua madre.
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Le colombe di Damasco, Kate Clanchy e Giorgia Sensi



COMMENTO DI GIORGIA SENSI

“Le colombe di Damasco”, poesie da una scuola inglese, Edizioni LietoColle, 2020 è la versione italiana, cura e traduzione di Giorgia Sensi, di un’antologia di poesie scritte da studenti con un’età compresa tra gli undici e i diciotto anni, e tutti nella stessa piccola scuola inglese, Oxford Spires Academy.

Il titolo dell’antologia inglese è “England: Poems from a School”, Picador, 2018. La curatrice, la poeta Kate Clanchy, ha lavorato nella scuola come Writer in Residence per circa otto anni. Tutti i ragazzi inclusi nell’antologia vengono da famiglie di migranti, e parecchi sono rifugiati. Oxford Spires Academy, inoltre, nonostante il nome ambizioso, non è una scuola selettiva, per privilegiati; è una normale scuola secondaria superiore “comprehensive” sita nella zona est di Oxford: un agglomerato industriale, povero, di urbanizzazione selvaggia, ben lontano dalle famose guglie.

L’originale inglese ha avuto un’accoglienza eccezionale nel Regno Unito, sia dalla stampa nazionale sia dalla critica sia dal pubblico.
Si spera fortemente che questo sia, come è giusto, un libro di grande impatto anche in Italia.

A testimonianza dell’impegno umanitario sollecitato da questo libro, l’editore LietoColle, Michelangelo Camelliti, e la sottoscritta hanno deciso di donare i proventi di ogni copia di Le colombe di Damasco, poesie da una scuola inglese, a UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, sezione italiana.
Qui se ne presenta una piccola selezione.

I Want a Poem

I want a poem
with the texture of a colander
on the pastry.

A verse
of pastry so rich
it leaves gleam on your fingertips.

A poem
that stings like the splash of boiling oil
as you drop the pastry in.

A poem
that sits on a silver plate with
nuts and chocolates, served up to guests who
sit cross legged on the thoshak.

A poem
as vibrant as our saffron tea
served up at Eid.

Let your poetry
texture the blank paper
like a prism splitting light.

Don’t leave without seeing all the colours.

Shukria Rezaei (18) Continua a leggere

Weldon Kees (1914 -1955)

Weldon Kees

Vi proponiamo quattro poesie di Weldon Kees, inedite in Italia. tratte da The Collected Poems of Weldon Kees, edited by Donald Justice, University of Nebraska Press, Lincoln, 2003

Aspects of Robinson

Robinson at cards at the Algonquin; a thin
Blue light comes down once more outside the blinds.
Gray men in overcoats are ghosts blown past the door.
The taxis streak the avenues with yellow, orange, and red.

Robinson on a roof above the Heights; the boats
Mourn like the lost. Water is slate, far down.
Through sounds of ice cubes dropped in glass, an osteopath,
Dressed for the links, describes an old Intourist tour.
Here’s where old Gibbons jumped from, Robinson.

Robinson walking in the Park, admiring the elephant.
Robinson buying the Tribune, Robinson buying the Times. Robinson
Saying, “Hello. Yes,this is Robinson. Sunday
At five? I’d love to. Pretty well. And you?”.
Robinson alone at Longchamps, staring at the wall.

Robinson afraid, drunk, sobbing Robinson
In bed with a Mrs. Morse. Robinson at home;
Decisions: Toynbee or luminol? Where the sun
Shines, Robinson in flowered trunks, eyes toward
The breakers. Where the night ends, Robinson in East Side bars.

Robinson in Glen plaid jacket, Scotch-grain shoes,
Black four-in-hand and oxford button-down,
The jewelled and silent watch that winds itself, the brief-
Case, covert topcoat, clothes for spring, all covering
His sad and usual heart, dry as a winter leaf.

Aspetti di Robinson

Robinson gioca a carte all’Algonquin, una sottile
luce azzurrina scende ancora dalle veneziane.
Uomini in cappotto grigio sono spettri sospinti oltre la porta.
I taxi lasciano sui viali strisce di giallo, arancio e rosso.
Questa è Grand Central, Mr Robinson.

Robinson su una terrazza sopra The Heights; le barche
piangono come chi si è smarrito. Laggiù l’acqua è ardesia.
Con suono di cubetti di ghiaccio lasciati cadere in un bicchiere, un osteopata,
vestito per il golf, descrive un vecchio giro Intourist.
– È da qui che è saltato il vecchio Gibbons, Robinson.

Robinson cammina al Parco, ammira l’elefante.
Robinson compra il Tribune, Robinson compra il Times. Robinson
dice, “Pronto. Sì, sono Robinson. Domenica
alle cinque? Molto volentieri. Non c’è male. E tu?”.
Robinson da solo a Longchamps fissa il muro.

Robinson spaurito, ubriaco, Robinson piange
a letto con una certa Mrs Morse. Robinson a casa;
Decisioni: Toynbee o luminol? Dove brilla il sole,
Robinson in boxer a fiori fissa le onde.
Dove finisce la notte, Robinson nei bar dell’East Side.

Robinson in giacca principe di Galles, scarpe stringate,
cravatta allentata e camicia oxford button-down,
orologio prezioso e silenzioso che si carica da solo, cartella,
soprabito, abiti primaverili, coprono tutti
il suo solito cuore triste, secco come una foglia d’inverno. Continua a leggere

La poesia di Eduardo Lizalde

Eduardo Lizalde

E la paura è una cosa grande come l’odio.

La paura fa esistere la tarantola,
la rende cosa degna di rispetto,
l’abbellisce nella sua disgrazia,
rade i suoi orrori.
Che ne sarebbe della tarantola, poverina,
fiore zoologico e triste,
se non potesse essere quel tremendo
fornitore di paura,
quel pugno tagliato
di una scimmia nera che impazzisce d’amore.
La tarantola, oh Bécquer,
che vive innamorata
di una tesa magnolia.
Dicono che a volte uccide,
che scarica le sue ire su conigli addormentati.
È vero,
però morde e scarica le sue tinture interne
contro un altro,
perché non riesce a mordere le proprie membra,
e gli sembra che il corpo che passa,
quello che amerebbe se lo sapesse,
è il suo.
*
Y el miedo es una cosa grande como el odio.
El miedo hace existir a la tarántula,
la vuelve cosa digna de respeto,
la embellece en su desgracia,
rasura sus horrores.
Qué sería de la tarántula, pobre,
flor zoológica y triste,
si no pudiera ser ese tremendo
surtidor de miedo,
ese puño cortado
de un simio negro que enloquece de amor.
La tarántula, oh Bécquer,
que vive enamorada
de una tensa magnolia.
Dicen que mata a veces,
que descarga sus iras en conejos dormidos.
Es cierto,
pero muerde y descarga sus tinturas internas
contra otro,
porque no alcanza a morder sus propios miembros,
y le parece que el cuerpo del que pasa,
el que amaría si lo supiera,

es el suyo.

Eduardo Lizalde nella traduzione italiana di Gianni Darconza.
La poesia è contenuta nel volume “Antologia di poesia breve latinoamericana”, Raffaelli, 2015.

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Ryan Murphy, 6 frammenti

Ryan Murphy

 

Da “Diari su scatole di fiammiferi”
1.
Macchia di luna nell’erba alta.
L’aria umida, una sposa grigia.
2.
Di fronte al cardine
un acquietato noi
E poi dal nulla, un sospiro.
Le sole sparute parole che riconosco.
3.
Coro di martelli
e dunque il mare.
La soglia da cui
dipende una luce più forte.
4.
Stecco in fiore e airone
cenerino. Luce del sole che fugge
sulle rocce di un ruscello poco profondo.
Disfacimento e.
5.
Padiglioni abbacinanti di benzinai
Crochi e noli-me-tangere.
Se le locuste si piegano ai loro riflessi.
Se l’indaco.

6.
Considera come si piegano le ombre
e malgrado l’insonnia
come la stanza ti sopravvive.
Non una sola luce.
 
Traduzioni di Giovanni Ibello
*
 
From “The matchbook diaries”
1.
Blot of moon through the rush-grass.
The humid air a gray bride.
2.
Across the pivotal
stilled a we –
And out of nothing, a breathing.
The poor only words I know.