Robert Walser (1878 – 1956)

Robert Walser

Ein Landschäftchen

Dort steht ein Bäumlein im Wiesengrund
und noch viele artige Bäumlein dazu.
Ein Blättlein friert im frostigen Wind
und noch viele einzelne Blättlein dazu.
Ein Häuflein Schnee schimmert an Baches Rand
und noch viele weiße Häuflein dazu.
Ein Spitzlein Berg lacht in den Grund hinein
und noch viele schuftige Spitze dazu.
Und in dem allem der Teufel steht
und noch viele arme Teufel dazu.
Ein Englein kehrt ab sein weinend Gesicht
und alle Engel des Himmels dazu.


Un piccolo paesaggio

C’è un alberello sul prato
e con lui molti alberelli graziosi.
Una fogliolina trema nel vento gelido
e con lei molte singole foglioline.
Un mucchietto di neve scintilla sul bordo del ruscello
e con lui molti mucchietti bianchi.
Una piccola cima di montagna ride sulla valle
e con lei molte basse cime.
E in tutto questo c’è il diavolo
e con lui molti poveri diavoli.
Un angioletto volge altrove il suo viso piangente
e con lui tutti gli angeli del cielo.

Traduzione di Antonio Rossi Continua a leggere

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“nero di china”, quando il pensiero invade la forma

A Firenze, sabato 18 gennaio 2020, alle 18:00 la Galleria Il Ponte inaugura il nuovo anno con una mostra dedicata a Giulia Napoleone: “nero di china” a cura di Bruno Corà.

All’artista Giulia Napoleone la galleria aveva già organizzato nel passato due mostre, nel 1996 e nel 2002. Nella prima vennero presentati acquarelli e pastelli, nella seconda dipinti ad olio su tela e alcune chine su carta.

La mostra “nero di china”, come si può facilmente evincere dal titolo, è interamente dedicata a un nucleo di recenti opere in bianco e nero, realizzate interamente da Giulia Napoleone, con l’inchiostro di china.

Il volume che la correda, oltre a presentare le quindici opere esposte, ripercorre questo aspetto del lavoro dell’artista fin dalle sue prime piccole chine della metà degli anni Cinquanta. Attraverso le immagini e il testo di Bruno Corà, si potrà così penetrare nella peculiare dimensione di un mondo in bianco e nero, che si concretizza nelle opere di questa artista attraverso l’uso dell’inchiostro di china, portato fino al suo limite estremo.

Come scrive nel testo in catalogo per la mostra curata da Giuseppe Appella alla GNAM di Roma nel 2018, Stefania Zuliani: “Un segno dopo l’altro, con precisione paziente e necessaria, da oltre mezzo secolo Giulia Napoleone cerca l’ordine luminoso della forma. Una forma che è viva e perciò imperfetta, come vivo e imperfetto è il pensiero di chi non teme l’errore e quindi rifugge l’ovvio e il già noto.

Ciò che l’artista sperimenta nella quiete silenziosa del suo studio, da qualche anno nascosto tra le colline e i campi di lavanda della Tuscia, è la ricerca ostinata di un equilibrio che nulla concede alla facilità della rappresentazione e che dell’astrazione conosce le regole, ma privilegia le eccezioni, creando immagini nitide, nette di luce e di ombra, immagini assidue che sono l’esito preciso di una tecnica e una materia scelte ed esercitate di volta in volta con perizia e rispetto.

Fuori da ogni rigido vincolo progettuale, Giulia Napoleone si muove fra le sue carte… con la grazia leggera del viandante, senza l’assillo di una destinazione [e come lei stessa scrive]: Il mio lavoro è un cammino che conosce soste, forse, ma che non ha mete né punti di arrivo. É un andare verso.”

In mostra verranno anche presentati gli ultimi suoi due libri d’artista: Yves Peyré, Les Rehauts du Songe (da cui sono tratti i titoli delle opere esposte) e Luigia Sorrentino, Olympia, entrambi per le Edizioni Al Manar, Parigi, 2017 e 2019, corredati da chine e pastelli originali dell’artista.

Giulia Napoleone

Giulia Napoleone nasce nel 1936 a Pescara. Vive e lavora in un piccolo paese della Tuscia Viterbese, alternando frequenti permanenze in Svizzera.
Dopo il diploma magistrale nel 1954 si avvicina alla pratica del disegno con lo scultore Ferdinando Gammelli. Nei primi anni Cinquanta, all’interesse per la pittura si affiancano quello per la musica, che coltiva con lo studio del violino, e per la fotografia. Nel 1957 si trasferisce a Roma, dove vivrà per lungo tempo, e si diploma presso il I Liceo Artistico. Nello stesso anno si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma e inizia a sperimentare le tecniche incisorie seguita dai maestri Lino Bianchi Barriviera e Mino Maccari. A Roma frequenta il vivace ambiente artistico-letterario (Flaiano, Carlo Levi, Mazzacurati) e dalla capitale si sposta per frequenti viaggi all’estero: Australia, Nord Africa, Sud della Francia, Olanda e Paesi Scandinavi. Continua a leggere

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Robert Frost (1874-1963)

Robert Forst

The Road Not Taken

Two roads diverged in a yellow wood
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I –
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

1916

Robert Frost

La strada non presa

Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava. Continua a leggere

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Giovanni Agnoloni, “Viale dei silenzi”

Giovanni Agnoloni


Nota di lettura di Giorgio Galli

Recentissima uscita della collana “Senza rotta” di Arkadia, Viale dei silenzi è il primo romanzo non fantastico di Giovanni Agnoloni. Un romanzo breve, di 131 pagine, ma denso. Nella prima parte sembra senza direzione, ancorato al monologo interiore di un protagonista bloccato in se stesso. Il protagonista è uno scrittore, è di Firenze e gira per le residenze letterarie di mezzo mondo proprio come Agnoloni. Ma non è Agnoloni. E’, invece, un personaggio ricorrente della sua narrativa: il giovane segnato dalla scomparsa di una persona importante e che per tutta risposta si è chiuso in se stesso. E’ sprofondato nel proprio mondo interiore come in un luogo sicuro rispetto a un mondo che fa apparire e scomparire suo padre in modo misterioso. Ma, dopo quattro anni da quel trauma, anche il mondo interiore si è fatto scivoloso, infido, per nulla rassicurante. Egli avverte la necessità di indagare in modo attivo quella scomparsa. Non gli basta più parlare col padre nel proprio monologo interiore. E la prima identità altra con cui si incontra è quella di una persona che cerca, proprio come lui. Da quell’incontro prende le mosse un romanzo che da un Io egotistico muove verso il Noi, dalla dimensione individuale verso una desiderata coralità.
Agnoloni si conferma scrittore capace di costruire trame avvincenti con pochi elementi basilari. Elementi che ricorrono in tutta la sua narrativa come vere e proprie ossessioni: il viaggio, l’incontro fra un uomo e una donna che cercano, la casa “alla fine del mondo” in cui i protagonisti si ritrovano. Questi topoi narrativi che avevamo già conosciuto nella tetralogia “della fine di Internet”, tornano qui in un universo apparentemente privo di contatto col precedente. Dico apparentemente perché l’indagine dello scrittore insiste, in entrambi i casi, sullo stesso tema di fondo: le trasformazioni antropologiche che hanno accompagnato il passaggio dal mondo dell’analogico al mondo del digitale, dal Secolo breve a questo torbido Duemila. Le vite dei protagonisti si intrecciano a quest’epoca di passaggio quasi controvoglia. Sembra che a nessuno di loro piaccia il periodo storico in cui sono stati gettati, ma non si decide di venire al mondo in un dato momento: essere contemporanei non è una scelta, è un obbligo che per qualcuno si trasforma addirittura in un dramma. Così, dalla scomparsa di un individuo-padre lo sguardo si allarga alla scomparsa di tutta una serie di mondi, da quello della Firenze bottegaia alle sottoculture dei primi anni ottanta, dalla Polonia comunista all’Inghilterra del periodo pre-Brexit. Sembra che nessuna conciliazione sia possibile con se stessi e con gli altri se non prendendo le distanze da questa modernità e dai suoi simboli. La pacificazione può avvenire solo ricongiungendosi alle origini, a una natura selvaggia e perfino riottosa. Continua a leggere

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Addio a Fabrizio Bianchi

Il blog di poesia della Rai di Luigia Sorrentino apprende con commozione l’improvvisa scomparsa del poeta ed editore, Fabrizio Bianchi. Classe 1946, Bianchi rilevò le edizioni de “Le voci della Luna” (poi Dot.com press) e le edizioni CFR a seguito della scomparsa di Gianmario Lucini. Luigia Sorrentino e i collaboratori del portale esprimono le loro più sincere condoglianze alla famiglia dell’autore.

Lo ricordiamo con le parole di un altro bravo poeta prematuramente scomparso, Christian Tito (pubblicate sul blog www.perigeion.wordpress.com): Forse non tutti sanno che Fabrizio Bianchi oltre a essere uno degli editori underground di poesia contemporanea più dotati nell’individuazione di veri talenti è anche egli stesso poeta dai tratti sorprendenti. La sua poesia ci apre un mondo apparentemente altro rispetto al carattere schivo, riservato e mite della sua persona: un mondo lacerato, dolente e a tratti rabbioso, ma capace di conservare in sè, in qualche modo, una furiosa vitalità. Continua a leggere

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