Adonis, Da “Prendimi, Caos, nelle tue braccia”

Adonis

Adonis

“La guerra è all’esterno ma si svolge dentro le mie viscere”
dice la poesia.
E tu lettore, non nasconderti dietro la lingua. Nasconditi
dentro di lei e non temere. La paura offende la tua identità.
È meglio per il poeta in un mondo come questo invadere
le sue fortezze e attaccare i suoi sogni.
È come se sentissi un uomo gridare: no, non ho bisogno
di essere uomo.

Amiamo i riflessi dell’ombra, ci vediamo ciò che traduce
i nostri fini:
la vita è vana, la lingua è casa della saggezza.
Ma
nessuno padroneggia questa lingua.

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La poetica di Catherine Bolle

 


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La via del domani

Mariella Mehr credits pf. Dino Ignani

La patria redenta di Mariella Mehr

Di Andrea Galgano

La poesia di Mariella Mehr (1) (1947) è un annidamento splendente di scogli e ferite, paesaggi che gridano, come la sua storia di sopraffazione e annullamento e che trovano nella parola che si scrive non una liberazione dal dolore, ma un’apertura alla profondità e nella profondità:

Ancora ti prospera il fogliame intorno al cuore
e una fresca presa di
sale
impregna il tuo sguardo.
Di me nessuno vuol sapere,
di chi io

sia la spezia
e di quale amore la durata.
Spesso canta il lupo nel mio
sangue
e allora l’anima mia si apre
in una lingua straniera.
Luce, dico allora, luce di lupo,
dico, e che non venga nessuno a tagliarmi i
capelli.
Mi annido in briciole straniere / e sono a me parola sufficiente.

Effimero, mi dico,
perché presto cesserà ogni annidare,
e scorre

via il resto di ogni ora.

Nata a Zurigo da madre zingara di etnia Jenisch, diffusa prevalentemente tra Svizzera e Svezia, fu vittima assieme ad altri seicento ragazzini rom, di un programma eugenetico (una violentissima pulizia etnica vera e propria) chiamato Enfants de la grand-route «Opera di soccorso per i bambini di strada» (in tedesco Kinder der Landstrasse) promosso dal governo svizzero e attivo tra il 1926 e il 1972, con cui si proponeva un processo di sedentarizzazione verso i figli appartenenti a famiglie di etnia nomade, sottraendo i bambini ai loro genitori e affidandoli a famiglie svizzere, orfanotrofi o ospedali psichiatrici.

Mariella Mehr fu portata via a due anni, nel 1949 e chiusa in un istituto per ritardati mentali. Segregata in un mutismo volontario, come la bambina del suo romanzo, «La bambina si rifiuta di parlare, si chiude nel silenzio», dirà a Maurizio Cecchetti su “Avvenire”, in un’intervista del 9 settembre 2006,

Ed è anche una difesa contro le violenze che la società le riversa addosso. Questa bambina in realtà è il riflesso della stessa società in cui anche noi viviamo: soltanto nel nostro mondo la vita di una bambina come questa è possibile. Solo una società individualista come la nostra, dove ciascuno bada a se stesso, può esistere una bambina che ormai è una sorta di essere autistico, uno specchio da cui la bambina stessa non riesce ad uscire se non uccidendo. Così possiamo dire che nella nostra società ogni vittima, se vuole liberarsi, è costretta a diventare anche carnefice. Ma il suo futuro, certo, non è roseo. Il comportamento degli adulti, la loro violenza, genera in lei altra violenza. (2)

Venne affidata a sedici case famiglia e tre diversi istituzioni educative, subendo diversi elettroschock. Quando ebbe diciannove anni le tolsero il figlio, come racconta a Paolo Di Stefano sul “Corriere”: Continua a leggere

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Alida Airaghi, da “L’attesa”

Alida Airaghi

Io, in attesa
e ferma, come una cosa
qualunque, trascurata, inessenziale
(non mi avesse vista,
un mattino; oppure subito
– così! – cancellata).
Ad aspettare
un nuovo sguardo,
nuovo davvero, non educato;
o la mano che osa alzarsi
sulla mia. Poi resta
sospesa, senza appoggiarsi,
turbata. Continua a leggere

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Napoli nel segno di Caravaggio

Caravaggio Napoli, è il titolo della mostra curata da Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger al Museo di Capodimonte.

Promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e dal Pio Monte della Misericordia, con la produzione e organizzazione della casa editrice Electa, la mostra Caravaggio Napoli, visitabile fino al prossimo 14 luglio 2019, approfondisce il periodo napoletano di Caravaggio e l’eredità lasciata nella città partenopea. Continua a leggere

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