Latte nero, Paul Celan

Celan_passphoto_1938Paul Celan, nato in una enclave multilinguistica, sceglie l’esilio in terra francofona continuando a scrivere in tedesco – riproducendo dunque in scala compressa la situazione di enclave.

La sua vita quotidiana si svolge in francese, “a fronte” dei propri testi scritti in tedesco (lingua-madre e lingua degli aguzzini nazisti). Il suo sguardo di poeta non si distoglie da un “Gegenüber” (qualcosa “a fronte”), che egli stesso individua nella memoria (la patria orientale perduta, la madre morta nella deportazione nazista, il popolo ebraico sterminato).

Vivere e scrivere tra due poli culturali, vivere e scrivere tra diverse lingue diventa per Celan un tradursi continuamente: la vita come testo a fronte della scrittura – e viceversa. La traduzione è in questo caso figura al tempo stesso poetica ed esistenziale. Ma c’è di più: Celan tradusse poesia da nove lingue diverse, e con ogni poeta tradotto ingaggiò una personale lotta d’identificazione, quasi a voler ricomporre attraverso il dialogo con altri autori la propria identità scompaginata dal trauma postbellico.

Da: “Vita a fronte”, Saggio su Paul Celan, di Camilla Miglio, Quodlibet, Macerata, 2005 Continua a leggere

Paul Celan, Giornata della Memoria 2014

convegno_celan_500Nel giorno della Memoria, incontro promosso dalla Sapienza, Università di Roma Presso le Ex vetrerie Sciarra, Via dei Volsci 122.

Il 27 gennaio è il giorno della Memoria, ma fare memoria è un atto continuo. Si dispiega nella profondità del tempo e nella quotidianità di gesti come leggere, osservare, guardare, scrivere, condividere. Paul Celan è tra i poeti in grado di insegnare a chi legge, studia, ascolta, l’atto del fare memoria. Memoria di qualcosa di inconfigurabile che lui chiamava “l’Accaduto”. Continua a leggere