Dalla prefazione di Claudio Damiani
Alessandra Palombo ha la capacità di ingabbiare le cose e farle apparire. E’ una magia perché l’oggetto prima invisibile, poi esce fuori dal cappello come una colomba.
Nella poesia le parole sono sempre “costrette”, nel verso, nella forma, nella metrica. Alessandra le costringe ancor più, come quando scrive tautogrammi, ossia testi in cui le parole sono costrette a cominciare tutte con una stessa lettera.
Questi “Mestieri” non sono tautogrammi, ma caso mai
epigrammi, brevi poesie che racchiudono un quadretto, un personaggio incorniciato, ingabbiato nel suo mestiere. Tra mestiere e personaggio c’è una fusione totale, una commistione inestricabile, e proprio per questo non c’è alcun bisogno che anche le parole vengano costrette, e possono dunque cominciare con la lettera che vogliono. Ecco perché sono epigrammi: l’ingabbiamento è già nel tema, e la persona è lì dentro visibile, anche se non c’è più, in quel cubicolo che è il mestiere stesso, come le edicole simili a guardiole dei due giornalai, uno davanti all’altro. Continua a leggere


Paolo Lagazzi nel panorama italiano è uno degli ultimi lettori e critici di poesia che ci sono rimasti. Lo scrittore ci consegna nel 2014, un nuovo saggio sulla poesia, dal titolo: “La stanchezza del mondo”, Ombre e bagliori dalla terra della poesia, appena uscito con Moretti & Vitali (euro 20,00). Il libro mette in evidenza che anche per la poesia, “questa è l’età della stanchezza“.